Trasformare la kermesse del Jazz italiano per le terre del sisma in un festival nazionale che metterebbe L’Aquila in relazione con altri grandi appuntamenti di genere, a partire da Umbria Jazz. Questo l’obiettivo di un’intesa siglata ieri dal direttore artistico Paolo Fresu, il sindaco Pierluigi Biondi e la Siae a margine della conferenza stampa di presentazione della tappa aquilana di questa quattro giorni che ritorna anche quest’anno, per la quarta volta, a riempire i cuori delle comunità colpite dai terremoti del 2009 e del 2016. Camerino, nelle Marche, Scheggino, in provincia di Perugia, Amatrice e poi L’Aquila per un totale

“Quello dei migranti è un problema complesso, ma sull’uomo non si può discutere: va aiutato, è la legge del mare, in base alla quale nessuna nave o imbarcazione può ignorare qualcuno che si trovi in una situazione di difficoltà. Bisogna scindere l’argomento politico (una soluzione va trovata) dall’aiuto in sé e per sé, fa parte del rispetto dell’essere umano”. A dirlo è Paolo Fresu, trombettista jazz impegnato in questi giorni nell’organizzazione della manifestazione ‘Il jazz italiano per le terre del sisma’, in programma sino al 2 settembre con inizio a Camerino (Macerata, e poi tappe a Scheggino (Perugia), Amatrice (Rieti) e

Sul primo scoglio dell’isola, c’è la porta di Lampedusa, l’opera del maestro Mimmo Paladino in ricordo di chi non è mai arrivato, a segnare uno dei punti più a sud dell’Europa. Ben più a sud del punto più a nord dell’Africa. E Lampedusa (Agrigento) è una zattera nel Mediterraneo disegnata dall’abbraccio dei due continenti. Il resort La Calandra è solo poco distante. Parliamo di una delle attività del gruppo Vitha, azienda aquilana legata all’imprenditore Marco Reato, per anni “re” delle vendite in Italia dell’aspirapolvere Kirby e papà di Alessia, nota per essere stata velina di Striscia la notizia. Un complesso

Ricordare il nome di Welela, Eze e Yassin, queste le storie ricostruite, è possibile. Tre in più in un cimitero, come quello di Lampedusa, in cui non si sa ancora con certezza quanti siano i migranti sepolti. Un piccolo gesto questo, che ci caratterizza come custodi della memoria insieme a tanti altri operatori, attivisti e semplici cittadini che operano sul versante Mediterraneo: diremmo poco o nulla in confronto alla mole di lavoro che andrebbe fatta per restituire un’identità alle migliaia di migranti morti, dispersi o mai identificati. Un gesto potente se si guarda alle responsabilità, a quei morti e dispersi

“Ero in Libia e mi picchiavano. Avevo sangue alla bocca e piangevo. Non per il dolore, ma perché mio padre non era con me. Era anziano mio padre, però mi avrebbe difeso”

Amnesty international ha avviato negli ultimi anni alcuni progetti per sperimentare nuove forme di attivismo, in grado di far fronte e di rispondere alle sfide e ai cambiamenti attuali. Questi progetti si sono concretizzati nei gruppi di lavoro Task Force, formati da attiviste ed attivisti che seguono una precisa modalità d’azione: specializzata e reattiva, in grado di garantire una risposta rapida ed efficace in determinate situazioni d’intervento in Italia.  Le Task Force attualmente attive sono tre ed operano ogni giorno per contrastare e monitorare le forme di odio, discriminazione ed ingiustizia, in un’ottica di difesa dei diritti umani. UNA TASK FORCE CONTRO I DISCORSI D’ODIO (HATE SPEECH) I discorsi d’odio online,

“Domani potresti pregare per me senza piegarti” recitano alcuni migranti prima di mettersi in mare. Ci hanno spiegato che nell’Islam l’unica preghiera in cui non ci si piega è quella per i defunti. Come effetto delle politiche di immigrazione negli ultimi anni (e quindi non solo col governo Conte) una persona su 12 muore nel Mediterraneo. Con Mare Nostrum si era arrivati a 1 su 64. Così Remo-Babacar ci fa unire le mani, mostrandoci che si può pregare insieme, nella stessa lingua, con gli stessi gesti pur con credo e origini diverse. 

Una giornata di mobilitazione per Amal Fathy, arrestata l’11 maggio scorso e portata alla stazione di polizia di Maadi, al Cairo, insieme al marito – Mohamed Lotfy, ex ricercatore di Amnesty International e attuale direttore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf), una organizzazione per i diritti umani in Egitto – e al loro figlio di tre anni, entrambi rilasciati tre ore dopo. Il procuratore di Maadi ha ordinato la sua detenzione per 15 giorni in attesa di indagini sulle accuse, tra cui “la pubblicazione di un video che include notizie false che potrebbero danneggiare la pace pubblica“. Il giorno successivo un procuratore della Suprema sicurezza dello Stato l’ha interrogata,

Tra gli ospiti del summer lab Amnesty di Lampedusa c’è Marco Omizzolo esperto sula situazione di agromafie e sfruttamento lavorativo in provincia di Latina. Tutti temi che lo interessano particolarmente essendo lui impegnato da anni sul territorio in qualità di sociologo e giornalista, nonché Presidente della cooperativa “In Migrazione” e facente parte della Consulta Nazionale sulla Legalità della Cgil. Questa è un’intervista recente realizzata da Articolo21.org La prima cosa che vorrei sapere è da dove nasce il tuo approfondimento su queste tematiche e quali sono stati i tuoi primi sospetti per incuriosirti a fare queste ricerche Su caporalato-bracciantato o legalità? Entrambi Dunque,