Finche il mare non vi libererà
7 Luglio 2019 Condividi

Finche il mare non vi libererà

Loa o Orisha, che differenza fa
quando il credo è unico
ma cambian le figure…

Ho sentito in giro, da qualche parte, che la religione serve a chi ha paura dell’inferno. Altra cosa è la spiritualità, che è riservata achi all’inferno c’è già stato. Una volta ad Algeciras, prima di imbarcarmi verso il Marocco mi fermai a parlare con un ex colonnello che lì aveva fondato un centro di evangelizzazione, credo vicino all’area dei Protestanti, ma poco importa.

Mi parlò di quanto, in realtà, poco contassero le etichette. Mi parlò del messaggio autentico di quello “sconosciuto” di nome Gesù, con le parole di chi aveva saputo affrontare l’ingiuria dei chiodi sulla pelle. Le parole che ti salvano. Mi indicò la strada verso Tarifa, uno degli ultimi avamposti della penisola iberica, sul Mediterraneo. Da lì si apre l’oceano Atlantico. Tanti pensano di saper nuotare. Molti sono
bravi anche. Ma dall’altra parte non ci si arriva lo stesso senza barca. È la barca a far la differenza. Qui si ferma la religione, un
accordo commerciale fatto di buoni propositi per raggiungere il cielo, quando invece c’è solo da affidarsi a una barca e alla corrente giusta.

E Gesù fu marinaio finché camminò sull’acqua e restò per molto tempo a guardare solitario dalla sua torre di legno. E poi quando fu sicuro che soltanto agli annegati fosse dato di vederlo disse: “Siate marinai finché il mare vi libererà”.
Così cantava Cohen, per bocca di De André. (Tratto da Lithium 48 – Aurora edizioni)