“Una cosa è certa. Al termine di questa pandemia, il mondo avrà molti più poveri, perché come è noto, le malattie causano le povertà e viceversa. Molte persone, quindi, si troveranno a fare i conti con l’abisso della carenza e della precarietà. È impossibile anestetizzare la povertà, ma se si vuole è possibile guarirla”. Ne è convinto il professor Francesco Barone, docente al dipartimento di scienze umane dell’Università dell’Aquila, con all’attivo oltre cinquanta viaggi umanitari in Africa, portavoce del premio Nobel per la Pace 2018, Denis Mukwege, che ha denunciato la catastrofe umanitaria in Congo, con centinaia di migliaia di donne violentate,

«Riacquisterò le forze, tornerò presto me stessa, vi darò tutte le mie energie, colorerò le mie piume, colorerò le nostre vite». Sono le parole, tradotte dal francese di Phénix, il nuovo singolo che Deborah Garruba, in arte Lamuh, aveva realizzato a febbraio; un omaggio all’Aquila in un brano che reca un messaggio di speranza e rinascita. La leggenda narra che la fenice, chiamata anche uccello di fuoco, fosse un favoloso uccello sacro, simile ad un’aquila reale, noto per il fatto di saper rinascere, dopo la morte, dalle proprie ceneri. La giovane artista dance, originaria del Piemonte, vive a Tornimparte. Il brano

Si chiama “We’re all in the same dance”, un video che sin dal titolo si propone a sostegno del progetto #NessunoEscluso di Amnesty International. Violino, tamburello, percussioni, accompagnamenti a corde, moog, in un concept che ha visto impegnati Gabriele Surdo, Silvia Perone e Mauro Durante del Canzoniere grecanico salentino. Quest’ultimo ha registrato l’accompagnamento musicale a casa durante la qarantena con l’aiuto di Francesco Aiello al missaggio e al mastering. L’iniziativa #NessunoEscluso di Amnesty chiede il riconoscimento di uguali diritti, uguali attenzioni e uguali assistenza per tutte le persone di tutte le aree del pianeta interessate da questa pandemia. “Metà della popolazione mondiale”, si legge nell’appello di Amnesty, “è

Pierpaolo Battista, classe 1993, è un cantautore e chitarrista abruzzese. Comincia gli studi di chitarra dapprima con Cecilio Perrozzi e poi con Paolo D’Angelo. Sotto la guida di Letizia Guerra si laurea in chitarra classica al conservatorio D’Annunzio di Pescara con la votazione di 110/110 e lode. A 17 anni entra a far parte del progetto Aypo (Avezzano Young Pop Orchestra) di Stefano Fonzi, noto compositore e arrangiatore abruzzese con il quale ha condiviso il palco e suonato per artisti come Gino Paoli, Fabio Concato, Ron, Audio 2 e Fabrizio Bosso. Ha sempre avuto la passione per la composizione e la scrittura.

È una delle canzoni di questo tempo, scelta anche l’altra sera da Jennifer Hudson per “One World: Together at home” il maxi concerto in streaming organizzato in supporto dell’Organizzazione mondiale della sanità. Hallelujah di Leonard Cohen appartiene all’immaginario collettivo, sia nella versione originale, sia nella versione che consegnò Jeff Buckley alla leggenda. Un brano dalle vicende alterne che non conobbe subito la fama. Parole elaborate, rimodulate, cancellate, riviste. Cohen ha scritto decine di strofe per questa canzone, alcune delle quali ha cantato dal vivo nel corso degli anni. Tutte le versioni, a partire da quella originale, contengono dei riferimenti all’Antico Testamento, in particolare alla figura controversa di re Davide.

Mentre iniziano a circolare ipotesi su quella che sarà la fase due, con riaperture e riduzioni progressive delle misure di contenimento del contagio, organizzazioni, enti di produzione e associazioni culturali si interrogano sul futuro della loro offerta. Un dibattito nazionale che non fa eccezione nella nostra regione. A partire dalla provincia dell’Aquila, a cui fanno riferimento istituzioni dal curriculum prestigioso che hanno dovuto stravolgere il calendario stagionale, in un momento di totale incertezza in cui mancano completamente punti di riferimento. Ettore Pellegrino, direttore artistico dell’Istituzione sinfonica abruzzese, così come del Teatro Marrucino di Chieti, si è preso la briga di

“Meno droni, più tamponi”. Uno slogan provocatorio divulgato dal comitato spontaneo “3 e 32” sorto all’Aquila all’indomani del terremoto del 2009 e rimasto attivo per veicolare una serie di istanze sociali. In questi giorni, il comitato ha organizzato una serie di confronti sui social per monitorare la situazione attuale e vari aspetti legati all’emergenza Covid 19 Uno degli aspetti più discussi in questo periodo di quarantena è stato quello del “controllo sociale, nelle maniere più disparate”. Dai sindaci che inveiscono contro i loro cittadini sui social media fino alla “caccia all’untore” che va a correre o a passeggiare, in molti casi

Tre i motivi della mobilitazione (qui il video): “Lo spazio aperto è il luogo più sicuro; le persone sono fino a prova contraria responsabili, bisogna regolare non vietare”. “La mia iniziativa”, ha spiegato, “nasce per difendere la dignità mia e delle persone che si vedono ogni giorno limitate nella loro libertà senza che facciano alcunché di oggettivamente rischioso per la salute collettiva”. Secondo Manzotti, “le limitazioni alla libertà personale cui siamo soggetti non sono misure sanitarie ma sono giudizi morali sulla presunta irresponsabilità delle persone. Questo non è accettabile. Le persone sono responsabili fino a prova contraria. Le aree aperte sono

«Come da ordinanza del presidente del Consiglio, si invita e si consiglia la gente a rimanere in casa». Il contenuto del messaggio è lecito e sacrosanto, ma i toni e il tipo di registrazione sull’altoparlante ricordano un po’ quel celeberrimo “Donne è arrivato l’arrotino”. Anche qui, anche all’Aquila, al secondo mese di isolamento. Un’iniziativa che inizialmente era veicolata dalle forze di protezione civile, specie nelle frazioni ovest e nei paesi del circondario (Sassa, Pizzoli o altri borghi dell’Alta Valle dell’Aterno) e che poteva avere un senso, in quanto non tutti avevano compreso le restrizioni introdotte dai vari Dpcm. Un’iniziativa che