r(E)sistere: diciannovesima puntata
Ricordate Mr Magoo? No, no, il locale cult dell’Aquila pre-sisma non c’entra niente. Oddio, magari anche quello, almeno nell’ispirazione e nel nome. Mi riferisco a Mr Magoo, il ricco pensionato, basso, calvo e molto miope, caratteristica, quest’ultima, fondamentale nel caratterizzare il personaggio e alla base degli eventi che lo vedono protagonista, in genere senza che si renda mai conto dei pericoli che corre, dai quali scampa ogni volta incolume grazie a eventi fortuiti. Ecco, questa è una forma di ottimismo inconsapevole. Ma in un momento come questo in cui l’ottimismo è una scelta, una forma di difesa, una forma di
di Francesco Barone* – L’attuale epidemia non solo non ci consente di uscire, ma sta impedendo a tanti bambini di “entrare” a scuola e accedere all’istruzione, infatti, sono numerosi gli alunni che non dispongono di attrezzature informatiche, necessarie per lo svolgimento della didattica a distanza. Per entrare in questa nuova cultura digitale tutti dobbiamo imparare un nuovo vocabolario comunicativo. Bisogna farlo in fretta per abituarsi a questo ritmo caratterizzato dai tutorial e da marchingegni sovrastimolanti che non consentono la possibilità di un’analisi critica e di profonda riflessione personale. Tutto deve essere fatto velocemente, a testa bassa e senza ragionamento. In
r(E)sistere: diciottesima puntata
«Liberiamo la nostra mente, nessuno a parte noi può farlo». Nel giorno della liberazione non abbiamo trovato canzone più adatta. Perché, se non si è liberi dentro non si sarà mai veramente liberi. Questo è il testamento che ci ha lasciato Bob Marley. È evidente come l’artista giamaicano abbia trovato ispirazione da questo testo per la composizione di una ballata che tratta di libertà, ma non una semplice libertà fisica, piuttosto di una libertà astratta, mentale, da raggiungere con consapevolezza e da far raggiungere anche a chi si ha intorno. Le parole si riferiscono a una condizione di schiavitù mentale che
r(E)sistere: diciassettesima puntata
Di questi tempi, per un musicista, anche rispettare la data di uscita di un singolo è un modo di resistere. Per Alberto Lionetti almeno è cosi. Nato venti anni fa a Moncalieri (Torino) è stato uno dei concorrenti di The Voice of Italy 2018. La passione per la musica è partita da molto piccolo: papà diplomato al conservatorio in pianoforte, la mamma ballerina, è cresciuto in una famiglia nella quale la musica è sempre stata fondamentale. Il nuovo singolo Gin, nato dalla collaborazione con Matteo Brioschi e Tommaso Ponti di Deplace, è un brano ritmato, coinvolgente con un ritornello che diventa subito indimenticabile. Il videoclip integrale di Gin è su The
di Daniele Fulvi * – Con il diffondersi della pandemia di Covid-19, sembra essere tornata in voga l’idea secondo cui il progresso e l’eccessivo sviluppo tecnologico abbiano reso gli esseri umani più deboli e meno adatti a fronteggiare le calamità naturali. Questo fatto, poi, ci renderebbe anche meno inclini a sopportare l’isolamento forzato che il pericolo del virus ci impone. Insomma, il progresso sembra essere arrivato al punto da renderci incapaci di vivere senza le comodità di cui quotidianamente facciamo uso – a vivere cioè “come una volta” – di fatto corrompendo la nostra natura originaria. Tra i più noti sostenitori di
Sapete cosa mi fa specie di tutta questa faccenda? Che quella piccola percentuale di italiani che si è sempre dedicata al proprio benessere, alla cura del proprio corpo e della propria salute sia, paradossalmente, vista come l’untore. Proprio quelli che, in teoria, dovevano salvare il sistema sanitario dal tracollo”. Mentre sui social crescono le perplessità di chi trova inutile e persino dannoso rinunciare alle attività all’aria aperta, arriva lo sfogo di un ciclista amatoriale aquilano, Michele Rubeis, le cui parole esprimono perplessità non tanto nel merito delle restrizioni introdotte dai vari Dpcm, quanto in relazione alle numerose critiche mosse a chi, pur nel rispetto delle
“Non vogliamo essere chiamati eroi, ma sicuramente andiamo al lavoro con tanto coraggio e di tanta forza d’animo”. L’emergenza Covid-19 si è abbattuta come uno tsunami sugli operatori sanitari della Penisola. Molte strutture ospedaliere si sono convertite, del tutto o in parte, per ospitare pazienti affetti da Covid-19, mettendo così a disposizione posti letto in più e garantendo un supporto agli ospedali maggiormente sotto pressione. Non fanno eccezione gli ospedali specialistici, come l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna che ha dovuto stravolgere l’organizzazione riorganizzando i reparti, a partire dal pronto soccorso. “Tanto è cambiato della nostra vita lavorativa e non”, spiega Daniela
Da inizio marzo, il governo ha approvato una serie di provvedimenti per contrastare la diffusione del nuovo coronavirus in Italia. Una delle misure più restrittive, imposta su tutto il territorio nazionale, riguarda gli spostamenti delle persone: senza una valida ragione, giustificata da motivi di lavoro o per ragioni di salute o per altre necessità, è richiesto e necessario restare a casa. È la prima volta che nella storia della Repubblica italiana viene adottata una misura di tale portata, che ha – e avrà – grosse conseguenze non solo sull’economia del Paese, ma anche sulla vita sociale dei cittadini italiani. In particolare, che cosa dicono
The sound of silence
“In questo tempo c’è tanto silenzio. Si può anche ‘sentire’ il silenzio. Che questo silenzio, che è un po’ nuovo nelle nostre abitudini, ci insegni ad ascoltare”