«Se non facciamo qualcosa, rischiamo tutti di essere parte attiva di un laboratorio di abbrutimento delle persone». Gli stivali tra le foglie ai bordi della strada, la valigetta di pelle in un braccio e in mano una copia di un quotidiano, Giuseppe Gualtieri ha l’aria di chi potrebbe scrivere un libro su tutto quello che passa sotto e sopra le piastre delle undici palazzine che compongono il Progetto Case di Sant’Antonio, l’unico realizzato in città e per questo sempre molto ambìto. Giuseppe si prepara a vivere il nono Natale in questa newtown. Il suo è uno dei 260 appartamenti capaci di ospitare,

«Si vede così tanto che mi dispiace, ve’?». Scherza, ma neanche più di tanto, Andrea “Sisò” Di Giandomenico negli spogliatoi, fa fatica a nascondere la delusione: per chi sa di essere, forse, l’allenatore più vincente nella storia della Federugby, la mancata possibilità di far rispettare la legge del “giardino di casa” un po’ brucia. Del resto, l’Italdonne si era presentata al Fattori da superfavorita, forte di un secondo posto all’ultima edizione del Sei Nazioni di categoria e di una differenza di ben dieci posizioni nella classifica internazionale. Tutt’altro che intimorito, però, il XV asiatico ha fatto capire sin dai primi minuti di non

l suo pubblico e i suoi studenti sono abituati a questo e altro. Eppure, fa un certo effetto vedere Roberto Vecchioni, a 76 anni suonati, salire a torso nudo su un tavolino dell’aula magna del Dipartimento di Scienze umane dell’ateneo aquilano. Cantautore, scrittore, poeta e professore di latino e greco, da oltre trent’anni, nelle scuole superiori e poi nelle università, è stato protagonista dell’incontro conclusivo della a terza edizione di “Gong-Oh!”, la rassegna concepita sulla scia della celebre canzone di Paolo Conte. Una proposta artistica a cura dall’associazione “L’Idea di Cleves”, con la collaborazione del Club Tenco e con il

Dentro l’onda

Odisseo: Non sono immortale. Calipso: Lo sarai, se mi ascolti. Che cos’è vita eterna se non questo accettare l’istante che viene e l’istante che va? L’ebbrezza, il piacere, la morte non hanno altro scopo. Cos’è stato finora il tuo errare inquieto? Odisseo: Se lo sapessi avrei già smesso. Ma tu dimentichi qualcosa. Calipso: Dimmi Ulisse: Quello che cerco l’ho nel cuore, come te. (Cesare Pavese – Dialoghi con Leucò)

Fa uno strano effetto ascoltare oggi, dopo una ventina di anni, Miss Sarajevo, la canzone in omaggio a una città – per dirla con Paolo Rumiz – “dalla testarda urbanità che sopravvive agli inverni, ai cannoni, alle restrizioni alimentari, all’assenza di luce, acqua e gas”. Parole che rendono giustizia a una comunità capace di centellinare ogni residuo comfort, di non rinunciare ai riti di un’antica vita borghese, ai suoi concerti, ai suoi spettacoli. La canzone propone un riferimento indiretto al Qoelet, il libro che scandisce un tempo per ogni cosa: Un tempo per nascere e un tempo per morire, Un

Che strano effetto fanno gli edifici di notte, quando sembra tutto più piccolo, più vicino. Sai bene che forme e distanze sono le stesse del giorno, ma la luce artificiale disegna prospettive inedite tra gli strati cutanei del conscio. Alle 3,45 quasi non ricordi se ti sei svegliato troppo presto o devi ancora andare a dormire. Il bancone è semideserto. Un tipo sulla quarantina scende da un’auto grigia in bomber, pigiama e scarpe da tennis. Sembra avere le idee chiare: “Cornetto, caffè e cappuccino”. “Tutto insieme?”, fa il barista con un’inflessione che tradisce origini della zona della Sabina. “Beh, veda

Non solo teatro, ma anche musica, poesia, letteratura, attualità e fumetti in una serie di quadri sperimentali da dieci minuti. Ecco Pentothal, l’appuntamento di Teatrabile ideato da Eugenio Incarnati con la collaborazione di Alberto Santucci e Alessandra Tarquini in programma alla casa del Teatro di piazza d’Arti (via Ficara) il venerdì. Pentothal chiama tutte le persone, provenienti dai più disparati ambiti, ad esprimersi sotto i riflettori. Si presenta come  uno “spot festival teatrale”, fatto di interventi da dieci minuti, incursioni in ambiti culturali molto distanti fra loro. Tutti possono fare delle proposte per Pentothal. Il prossimo appuntamento c’è venerdì 15

Sabato 9 novembre 2019: una giornata da ricordare. E’ stato bello ospitare nuovamente, in libreria, un’amica come Daria Colombo con il suo nuovo libro “Cara Premier ti scrivo”. In un contesto narrativo delicato e coinvolgente, nei suoi sette racconti che si fondono come fossero singoli pezzi di una costruzione più ampia e coerente, Daria evidenza alcuni mali del nostro tempo. Abbiamo ascoltato le sue storie che fuggono da ogni forma di rassegnazione. C’è ottimismo, c’è coraggio verso un futuro che sogna e attende un mondo migliore. E’ stato questo il grande messaggio di speranza che è emerso nell’incontro presso la libreria Maccarrone (il buon

Un paio di anni fa Massimo Priviero, cantautore di origini venete ma milanese di adozione, si è trovato a raccontare l’Italia cantando sugli accordi di tredici ballate sovrapposte ad altre storie raccolte su e giù per la Penisola. Quello stesso contesto che fa da sfondo al nuovo libro di Daria Colombo, “Cara Premier ti scrivo” (La nave di Teseo): sette racconti che si propongono come un romanzo corale e parlano del nostro presente, delle sue criticità e delle nostre aspettative, di amori e distanze. Storie di vite comuni raccontate a cavallo di Ferragosto dello scorso anno: vite affacciate sullo stesso