De brevitate vitae”, più conosciuto come “Gaudeamus igitur”, o anche solo “Gaudeamus”, è riconosciuto a livello internazionale come un inno alla goliardia. Il suo testo in latino ricorda da vicino le scanzonate considerazioni dei clerici vagantes medievali, studenti che celebravano una gioventù da vivere giorno per giorno in libertà. È tuttora considerato l’inno degli studenti universitari. “Gaudeamus igitur, juvenes dum sumus”, generalmente abbreviato in “Gaudeamus igitur” è una locuzione latina che significa, alla lettera, “godiamo ordunque, mentre siam giovani”. Un’espressione che viene solitamente usata come conclusione di un ragionamento che esalti la gioventù e la felicità, e invita a godere della vita ed essere felici finché si

Quando Denni saliva sul palco del concerto di fine anno a Ragioneria, aveva qualcosa come sedici anni e mezzo. Di quei concerti, sul palco allestito a ridosso delle scalette del parcheggio della scuola a Collesapone, ricordi poco o nulla. Forse qualche cover o qualche suggestione al microfono dal frontman dei Lavori in Corso, Diego Del Vecchio, che all’epoca era anche rappresentante di istituto. Nulla o quasi, perché quando Denni Zuccon imbracciava la chitarra, il suo stile era inconfondibile già allora. Riff, accordi di quinta, assoli in pentatonica. Prime tracce di uno stile che lo avrebbe portato a collaborazioni importanti come

Arredi urbani fatti di plastica riciclata rimodellata con la stampa 3D per cominciare quella “rivoluzione” culturale e salvare i nostri oceani e il nostro pianeta; 200mila euro a fondo perduto messi a disposizione dall’Europa con il Ledger Project per promuovere una tecnologia etica in una società in cui, inconsapevoli e sempre attaccati ai nostri smartphone, ci lasciamo influenzare da algoritmi che condizionano le nostre scelte e, nei casi peggiori, diventano la nostra “casa” virtuale dove fomentare il nostro odio trasformandoci in hater verso personaggi pubblici, diversità e così via. Il “Fattore Umano” è ancora presente nella tecnologia? Sì e il

La lente di ingrandimento sull’essere umano, inquadrato a 360 gradi, ha spinto gli organizzatori del TEDxPescara – network di conferenze a cura dell’organizzazione privata non-profit “The Sapling Foundation” – ad approfondire alcuni temi legati al food writing e alla cultura enogastronomica. Tra i primi a intervenire, Giovanni Angelucci. Giovane giornalista abruzzese, ha studiato all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cuneo) che lo ha portato a ciò che è oggi, un gastronomo. Il Piemonte è divenuto per un po’ la sua seconda casa, lì ha trascorso 5 anni, prima di iniziare a specializzarsi come freelance. Oggi vive a Milano, o meglio

Storytelling digitale, food, inclusione, viaggi, etica, innovazione, formazione, trasformazione digitale, solidarietà, arte. Un percorso nella realtà dell’essere umano da varie prospettive. Questo il focus delal seconda edizione del TEDxPescara che, quest’anno, ha scelto proprio il tema “Essere umano” per sviscerare, in ogni ambito, l’importanza che ancora oggi ha l’uomo dietro ogni processo innovativo. TED (Technology Entertainment Design) è un marchio di conferenze a cura dell’organizzazione privata non-profit “The Sapling Foundation”. La tappa pescarese, in programma sabato 18 maggio, dalle 11 alle 18, all’Auditorium Flaviano, rappresenta una conferenza indipendente, pur concepito all’interno dello stesso marchio. Si parlerà degli algoritmi dei social

Un anno fa, nel giorno del quarantennale della legge Basaglia, decidemmo di lanciare questo blog. Un omaggio – tributo a quella “misura legislativa” di un movimento culturale, sociale e politico che sanciva la chiusura di quei luoghi di contenzione disumani che furono i manicomi, ma che – soprattutto – gettò le basi per un’attenzione diversa ai disturbi mentali. Una vera e propria rivoluzione democratica sui temi della normalità e della follia, che aprì la strada ad una più consapevole partecipazione alla vita sociale e culturale dei cittadini, degli intellettuali, degli operatori sanitari, degli uomini di cultura. Una stagione che fu

Il rock melodico, ma pur sempre alternativo, di Massimo Priviero torna all’Aquila per un concerto dal vivo ma, soprattutto, per presentare il suo nuovo libro Amore e rabbia. Il racconto della mia vita (Vololibero 2019) alla libreria Polarville. Priviero ha dialogato con il giornalista Fabio Iuliano. IL LIBRO Autocoscienza, autobiografia, romanzo di un’esistenza. Amore e rabbia si propone come la fotografia di un uomo e di un artista felicemente fuori dagli schemi. «Solitario, intimamente forte, saldo ma anche assai emotivo», come raccontano le sue canzoni. Profondamente vero. Scritto durante un inverno in riva al mare Adriatico dove il viaggio ha avuto inizio.

Gerry and the Pacemakers sbarcarono in America poche settimane dopo i Beatles, nel 1964. Erano anche loro un gruppo di Liverpool, e per un breve momento assaporarono il miele del successo. Poi scomparvero, lasciando dietro di sé solo una canzone, “You’ll never walk alone” (Non camminerai mai da solo) che sopravvisse al loro oblio. Sì, perché fu adottata come inno della squadra di calcio più gloriosa della loro città, il Liverpool. A farla propria furono i tifosi che la preferirono a qualsiasi altra canzone dei Beatles. «Walk on, walk on/With hope in your heart/And you’ll never walk alone», dice il

Due prospettive a confronto per inquadrare la questione razziale negli Stati Uniti nell’era di Trump. Un doppio appuntamento che vedrà la partecipazione di Karlene Griffiths Sekou, attivista di Black Lives Matter che ha scelto L’Aquila come tappa del suo tour europeo in supporto delle istanze del movimento internazionale originato all’interno della comunità afroamericana, impegnato nella lotta contro il razzismo. Domani, per iniziativa del Collettivo Fuori Genere e dell’Aquila Film Festival, l’aula magna del dipartimento di Scienze umane ospiterà proiezioni e dibattiti sul tema delle discriminazioni. L’occasione è la prossima uscita dell’ultimo lavoro di Roberto Minervini “Che fare quando il mondo