Con Lithium 48 mi sono imbattuta in Fabio Iuliano per la prima volta. Questo romanzo breve, di sole 70 pagine, è stato categorizzato come distopico, io ho preferito, però, presentarvelo come Postmoderno, perché mi ha ricordato molto i romanzi dei grandi autori fautori del genere: specialmente DeLillo. Questo romanzo, infatti, sarà anche breve ma non è di semplice lettura: leggerete dei passaggi senza sapere bene se avete capito veramente quello che l’autore vi voleva dire e, anche una volta terminatolo, non avrete tutte le risposte ben confezionate: le dovrete cercare da voi. Questo, abbinato ad un importante ruolo, negativo, dell’avvento della modernità (in questo caso principalmente

Capire. Cercare di capire. Chi siamo? Chi siamo diventati? Una corsa, una ricerca esistenziale tra le strade e le linee della metro di una Parigi dall’animo vibrante che avvolge tutto, osserva, schernisce, giudica come la coscienza di un inanimato essere senziente a cui nulla può essere nascosto, nulla può essere taciuto. Fabio Iuliano, giornalista e blogger aquilano, nel suo secondo, nuovo romanzo, ci porta a conoscere le gabbie, lo stretto spazio vitale in cui, in quest’epoca, ogni uomo o donna si trova a rinchiudersi quasi volontariamente. E mentre gli altri esseri umani si ritrovano a tirarsi dietro la porta e

Il motivo che mi ha spinto a leggere “Lithium 48” è stato il genere distopico. Io amo i romanzi distopici, sia le pietre miliari di Orwell, Bradbury e Huxley, sia i più recenti distopici con contaminazioni YA. Non è lo scopo di questa recensione perdersi nelle caratteristiche della distopia né analizzarne le varie sfumature, ma era una premessa importante da fare: io amo i romanzi distopici. La ragione per cui era così importante dirlo è perché “Lithium 48” non è un romanzo distopico. Più nel dettaglio, non è un romanzo e non è distopico. Se della prima evidenza ci si

Parigi 2002. Il mondo è sconvolto dai tristemente noti fatti di New York. Nella capitale francese, in un giorno come un altro, un giovane uomo si risveglia e si ritrova rinchiuso tra le austere e tetre mura di un ospedale psichiatrico. È qui che Simone, protagonista assoluto di Lithium 48, il nuovo romanzo di Fabio Iuliano (Aurora Edizioni), prende coscienza di essere dominato da un vero e proprio buco mnemonico profondo 48 ore. In un momento storico in cui qualunque sopravvivente certezza dell’umanità comincia seriamente a sgretolarsi, il supremo senso di smarrimento che Simone porta con sé lo costringe a

È questo il nostro problema, il problema di noi che viviamo nel Terzo Millennio, della nostra generazione a cavallo tra il vecchio e il nuovo: ci siamo stati quando vennero venduti i primi cellulari e computer, quando fu rilasciato Windows 95; abbiamo provato il timore per il Millennium Bug, il terrore dell’11 Settembre. Noi che, come Simone, siamo passati dal vecchio al nuovo in un battito di ciglia, dalla penna sul foglio ai caratteri digitali su una tastiera. Noi, la generazione a cavallo di tutto, tra il vecchio e il nuovo, con le paure e le ansie di entrambi i

Cosa può succedere in quarantotto ore? Come può cambiare la vita in quarantotto ore? Ritrovarsi in un posto, senza sapere come ci si è arrivati.   Lithium 48 Cercare di ricordare cosa si è fatto in quelle ore di puro e semplice vuoto, da quando si è scesi dall’aereo a quando, e come, si è arrivati in una stanza asettica. Il vuoto. Quarantotto ore per descrivere Simone, il protagonista, e il mondo che lo circonda, fatto di personaggi solo vagamente abbozzati e mai perfettamente definiti, di uomini e donne che portano maschere che confondono i volti, rendendoli irriconoscibili. “Devo cercare

Sono abituato a dare il giusto valore alle etichette e prima di fregiarmi del titolo di scrittore ce ne vorrà. Scherzi a parte, il percorso verso la scrittura creativa passa per anni di praticantato come giornalista, fino al tesserino da professionista conseguito alla fine del 2010. Ho scritto per Ansa, Eurosport, Canal + e scrivo ancora per il Centro, il quotidiano della mia terra di origine l’Abruzzo, raccontando tutte le fasi del terremoto che la notte del 6 aprile 2009 ha colpito la mia città. Ho fatto dei reportage sull’immigrazione in Italia, in Romania e in Marocco e ho girato un po’ al seguito di eventi sportivi. Mi piace raccontare storie: ecco, uno dei modi in cui mi piace definirmi è aspirante storyteller. Questo sì.

“… Esistono gabbie di ogni forma e dimensione. A forma di ufficio, a forma di palco, persino a forma di studio televisivo. Le banche di cui parlava Bert, lo spazzacamino. L’amico di Mary Poppins. Non abbiamo mai dato la giusta importanza a ciò che ci facevano vedere da piccoli: Mary Poppins, ad esempio, ci insegnava a diffidare delle banche. Meglio spendere due penny per far mangiare piccioni, piuttosto che far mangiare maiali”. Genere: Distopico Casa Editrice: Aurora Edizioni Collana: Pensieri nuovi Pagine: 70 Codice ISBN: 978-88-9480-816-2 Link vendita dal sito della casa editrice Come accomodarsi su una poltrona, chiudere gli

C’è la Parigi di Simone, blogger e seguace della musica rock  e quella di Fabio Iuliano che per mesi ha lavorato nella capitale francese. Ci sono le canzoni del protagonista che costituiscono l’incipit di ogni capitolo e quelle dell’autore che afferma di avere gli stessi gusti del suo personaggio. Fabio Iuliano, che ama definirsi un aspirante storyteller, scrive libri e canta in una band alternative rock, oltre a essere docente di lingue. E’ giornalista e tra le collaborazioni può vantare l’Agenzia Ansa e il Centro. Nel corso della sua carriera ha lavorato a Parigi e a Milano con Eurosport e