Ricordare il nome di Welela, Eze e Yassin, queste le storie ricostruite, è possibile. Tre in più in un cimitero, come quello di Lampedusa, in cui non si sa ancora con certezza quanti siano i migranti sepolti. Un piccolo gesto questo, che ci caratterizza come custodi della memoria insieme a tanti altri operatori, attivisti e semplici cittadini che operano sul versante Mediterraneo: diremmo poco o nulla in confronto alla mole di lavoro che andrebbe fatta per restituire un’identità alle migliaia di migranti morti, dispersi o mai identificati. Un gesto potente se si guarda alle responsabilità, a quei morti e dispersi

“Ero in Libia e mi picchiavano. Avevo sangue alla bocca e piangevo. Non per il dolore, ma perché mio padre non era con me. Era anziano mio padre, però mi avrebbe difeso”

Amnesty international ha avviato negli ultimi anni alcuni progetti per sperimentare nuove forme di attivismo, in grado di far fronte e di rispondere alle sfide e ai cambiamenti attuali. Questi progetti si sono concretizzati nei gruppi di lavoro Task Force, formati da attiviste ed attivisti che seguono una precisa modalità d’azione: specializzata e reattiva, in grado di garantire una risposta rapida ed efficace in determinate situazioni d’intervento in Italia.  Le Task Force attualmente attive sono tre ed operano ogni giorno per contrastare e monitorare le forme di odio, discriminazione ed ingiustizia, in un’ottica di difesa dei diritti umani. UNA TASK FORCE CONTRO I DISCORSI D’ODIO (HATE SPEECH) I discorsi d’odio online,

“Domani potresti pregare per me senza piegarti” recitano alcuni migranti prima di mettersi in mare. Ci hanno spiegato che nell’Islam l’unica preghiera in cui non ci si piega è quella per i defunti. Come effetto delle politiche di immigrazione negli ultimi anni (e quindi non solo col governo Conte) una persona su 12 muore nel Mediterraneo. Con Mare Nostrum si era arrivati a 1 su 64. Così Remo-Babacar ci fa unire le mani, mostrandoci che si può pregare insieme, nella stessa lingua, con gli stessi gesti pur con credo e origini diverse. 

Una giornata di mobilitazione per Amal Fathy, arrestata l’11 maggio scorso e portata alla stazione di polizia di Maadi, al Cairo, insieme al marito – Mohamed Lotfy, ex ricercatore di Amnesty International e attuale direttore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf), una organizzazione per i diritti umani in Egitto – e al loro figlio di tre anni, entrambi rilasciati tre ore dopo. Il procuratore di Maadi ha ordinato la sua detenzione per 15 giorni in attesa di indagini sulle accuse, tra cui “la pubblicazione di un video che include notizie false che potrebbero danneggiare la pace pubblica“. Il giorno successivo un procuratore della Suprema sicurezza dello Stato l’ha interrogata,

Tra gli ospiti del summer lab Amnesty di Lampedusa c’è Marco Omizzolo esperto sula situazione di agromafie e sfruttamento lavorativo in provincia di Latina. Tutti temi che lo interessano particolarmente essendo lui impegnato da anni sul territorio in qualità di sociologo e giornalista, nonché Presidente della cooperativa “In Migrazione” e facente parte della Consulta Nazionale sulla Legalità della Cgil. Questa è un’intervista recente realizzata da Articolo21.org La prima cosa che vorrei sapere è da dove nasce il tuo approfondimento su queste tematiche e quali sono stati i tuoi primi sospetti per incuriosirti a fare queste ricerche Su caporalato-bracciantato o legalità? Entrambi Dunque,

“Mare spinato”, “In equilibrio sulla frontiera”, “Lampedusa salva vite”, “Ciao mamma, sono vivo”, “Chi salva una vita salva il mondo intero”, sono solo alcuni dei titoli dei 59 disegni di Francesco Piobbichi, operatore di Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), raccolti nel volume “Disegni dalla frontiera” edito dalla Claudiana. Piobbichi da 5 anni vive a Lampedusa, dove fa parte dello staff dell’Osservatorio per le migrazioni di Mediterranean Hope, è stato più volte in Marocco e ha partecipato dal Libano ai “corridoi umanitari”, quei passaggi legali e sicuri che tanto contrastano con i “viaggi della

Nonostante qualche problema logistico, legato a un volo annullato da Bologna, le condizioni del mare che hanno impedito gli aliscafi di Partire da Porto Empedocle, una cinquantina di aderenti si sono ritrovati a Lampedusa per partecipare a questa nuova edizione del Summer Lab, organizzato da Amnesty International. In questi giorni di navi carichi di immigranti sballottati tra le burocrazie europee, discutibili prese di posizione e una grossa parte della società civile, che ha voluto far sentire la sua voce contro ogni forma di discriminazione o razzismo, la presenza di questi volontari della solidarietà e del rispetto dei diritti umani ha

Dal 2011 l’isola di Lampedusa accoglie il Campo di formazione e attivazione per i diritti umani di Amnesty. Nell’isola che negli ultimi anni è diventata terra-simbolo di approdo, morte e speranza, si ritroveranno uomini e donne da ogni parte d’Italia per vedere, confrontarsi, capire, formarsi con esperti e protagonisti delle tematiche migratorie. All’interno del tema macro dei diritti umani, verranno approfondite tematiche relative ai diritti dei migranti e dei rifugiati, con focus sul linguaggio di odio che spesso attacca proprio questa categoria di persone. Un viaggio dalle radici di quella discriminazione che è alla base di molte violazioni, attraversando le