Quando sarò grande…
Papà, quante gru ci sono su questa via? Due… no quattro, sei, dieci… No anche quelle due là.. fanno dodici e, se guardi lì dietro anche di più… Quando sarò grande, qui sarà tutto nuovo
Baudelaire
Je sais que la douleur est la noblesse unique Où ne mordront jamais la terre et les enfers, Et qu’il faut pour tresser ma couronne mystique Imposer tous les temps et tous les univers. Io so che il dolore è la sola nobiltà in cui né terra né inferno morderanno mai, e che occorrono tutti i tempi e tutti gli universi per intrecciare la mia mistica corona. Mais les bijoux perdus de l’antique Palmyre, Les métaux inconnus, les perles de la mer, Par votre main montés, ne pourraient pas suffire A ce beau diadème éblouissant et clair; ma né i
Non è facile mettersi in sala prove, settimana dopo settimana, in un momento in cui non si hanno prospettive certe sulla possibilità di suonare dal vivo. Fino ad ora, nonostante le restrizioni, sono diversi i locali che hanno deciso di investire sulla musica dal vivo. Lode e onore a quei gestori che continuano a sfidare Siae, costi di gestione, variabili, varianti e catastrofismi. Lode e onore, nel piccolo, anche a quei gruppi che decidono di andare avanti, nonostante tutto, in questa piccola, silenziosa, rivoluzione sonora (concedeteci questo ossimoro). E non è facile neanche mettere su una scaletta in grado di
Chissà quante zuppe a base di cipolla avrà mangiato in questi novant’anni, che compie oggi. Neanche il personale del ristorante da Ernesto potrebbe azzardare una stima. Neanche per una persona così abitudinaria come lo storico Raffaele Colapietra, nato all’Aquila una sera di novembre del 1931, in via Cascina, nel quarto di Santa Maria, e poi battezzato a Santa Maria Paganica. Nelle sue parole ricordi d’infanzia vividi che lo legano a questa città, come quando – sin da piccolissimo – seguiva suo padre Felice nelle strutture del presidio ospedaliero di Collemaggio. Lì, quest’ultimo, era stato chiamato a dirigere un reparto psichiatrico. «A Collemaggio», ricorda,
La sede di Avezzano del Cpia L’Aquila (Centro provinciale istruzione adulti) ha ospitato due docenti spagnole nell’ambito di un progetto Erasmus + (Job Shadowing), un’iniziativa di arricchimento professionale attraverso l’osservazione e lo scambio di buone prassi. Il progetto, coordinato da Amfi International, ha visto impegnate le docenti María Dolores Padilla Cano e Rocio Duque López della scuola per adulti iberica Cepa “Alonso Quijano” di Villarrobledo (Castiglia – La Mancia). Le docenti spagnole hanno seguito per l’intera settimana le attività didattiche dei vari corsi che si tengono nella sede di Avezzano. Si sono dette entusiaste dell’utilizzo nella didattica anche nelle nuove applicazioni digitali (in particolare Learning
SENSES
“Look after the senses and the sounds will look after themselves” (Bada al senso, e i suoni baderanno a se stessi) #LewisCarroll
Amare il mondo dove l’altro trova il proprio delirio. Amare con odio di mare in burrasca. Amare. Amare il giorno dopo e l’ora della rugiada quando svegliano i gerani il loro messaggio di terra e vita. (da Amare) La poesia di Carmen Yáñez, la sua lunga storia di amore con Luis Sepúlveda. Le ferite del terremoto, le ingiurie della pandemia. I versi che hanno incoronato il loro viaggio tra Cile ed Europa. Tutto questo negli occhi e nella valigia della scrittrice, scelta come ospite d’onore del premio letterario internazionale Laudomia Bonanni giunto all’Aquila alla ventesima edizione (vinta da Umberto Piersanti). Yáñez nasce a Santiago del Cile nel 1952.
«La morte del mio amato compagno di vita è stata un colpo enorme, duro e brutale. È come se avessimo avuto un terribile incidente e fossi sopravvissuta solo io».La voce di Luis Sepúlveda, sospesa tra l’America Latina a cui apparteneva e l’Europa dove s’era rifugiato, si era spenta solo qualche mese prima, nell’aprile del 2020. La scrittrice cilena Carmen Yáñez, compagna dello scrittore, aveva usato quel tempo per elaborare parole in grado di descrivere l’amarezza di una separazione. Parole affidate al settimanale Io Donna, nell’autunno dello stesso anno. Alla stessa testata aveva già raccontato l’intensità della loro storia di amore. Sarà proprio
A ridosso della proiezione del suo primo lungometraggio da regista, Alessandro Preziosi, parla delle sue esperienze nei luoghi segnati dal sisma, motivo di ispirazione del suo documentario “La legge del terremoto”. Un lavoro che si propone come “Un viaggio visivo, storico, ma soprattutto emotivo dentro a uno dei cuori della storia fisica e psichica del nostro paese, i terremoti. Se l’Italia è un corpo, il terremoto è un colpo al cuore”. Il viaggio di Preziosi raggiunge l’Irpinia e il Belìce, per poi arrivare in Friuli, ad Assisi, l’Aquila, Amatrice. Sismi, ma anche esperienze, umanità, ricostruzioni. La sua voce e la sua presenza