Cappello bianco, t-shirt di ordinanza, Cody Lockwood si affaccia timidamente sul nuovo skatepark nel giorno dell’inaugurazione. Avrebbe tutto il diritto di solcare la scena: non è solamente uno skater di fama internazionale, ma è arrivato da quel di Portland (Oregon) ben cinque settimane fa mettendo a disposizione le proprie competenze per la realizzazione finale dell’impianto, insieme a Daniele Lamanna e Paolo Coppini. «Quella di oggi è la festa di un’intera comunità», spiega, «che scopre un modo nuovo, alternativo per fare aggregazione. È la festa di una città che rinasce anche da qui». Un momento importante per tutti, dal gruppo ultras

L’acqua fluida del porto di Giulianova si riflette negli occhi di una ragazza in camice bianco davanti al mercato ittico. Occhi azzurri fragili che si fanno strada tra i pescatori riuniti a contrattare il prezzo di seppie, sogliole e “stracciavocc’”. L’alba dei pescatori ha anche il suo volto. Un volto che non ti aspetti di trovare in mezzo a nasse, tramagli e fili di nylon, alle 5,30 in punto. Alla stessa ora, la monovolume di Nicola Squeo è già davanti al box del padre al molo sud, nell’area dei pontili della piccola pesca. Neanche lui è uno che ti aspetti

Up here in my tree

Cosimo guardava il mondo dall’albero: ogni cosa, vista di lassù era diversa, e questo era già un divertimento. Il viale aveva tutt’un’altra prospettiva, e le aiuole, le ortensie, le camelie, il tavolino di ferro per prendere il caffè in giardino. … Mio fratello stava come di vedetta. Guardava tutto, e tutto era come niente. …” (Il Barone rampante – Italo Calvino)  

Si fa chiamare Papi, perché il suo nome sarebbe troppo complicato da dire e da scrivere da queste parti. «Mica vorrai vedere i documenti?», chiede sorridendo a chi vuole saperne di più. Il pizzetto lo fa assomigliare a Ben Harper, ma la pelle è più scura. Trentasei anni da compiere, Papi ha lasciato il Senegal cinque anni fa ed è arrivato in aereo a Roma, lavorando quasi sempre da queste parti, poi con il progetto del mercato ittico a Montesilvano. Un insediamento dei pescatori che arriva a margine di oltre vent’anni di battaglie politiche e legali. Così Papi si ritrova

Da una parte, un delfino bianco con scritto Lina. Dal lato opposto, un altro delfino – contrapposto in modo identico e speculare – con scritto Marcello. Lo stemma biancazzurro al centro del box e una sciarpa su una delle pareti a ribadire una fede incondizionata riposta nei piedi di Sansovini. E in quello che offre il mare. Perché da oltre 20 anni, sei giorni su sette, Marcello Di Vito e suo figlio Rocco si mettono in acqua per sistemare reti e nasse e raccogliere i frutti da dividere scrupolosamente e rivendere al mercato ittico di Montesilvano.

Dischi vintage, wi-fi gratuito, stampanti che realizzano il faccione di Homer Simpson in 3d. Tutto ti aspetteresti da questo spazio, fuorché di trovare all’interno giovani imprenditori allo studio di soluzioni volte a rilanciare un asset tecnologico dalle potenzialità inesplorate. A via Roma, nell’area di coworking si parla di distretti spaziali, dall’impatto sul territorio delle multinazionali (Thales, Selex, Telespazio), da coniugare con l’apporto creativo delle piccole e medie imprese e, soprattutto, delle start up. Da questa sintesi può nascere un distretto aerospaziale, il settimo in Italia dopo quelli di Lazio, Campania, Puglia, Piemonte, Lombardia e Sardegna.

Kansas

Per chi scrive, il Kansas è una sorta di terra di mezzo. Una dimensione sospesa tra un passato appena lasciato alle spalle e un futuro che non riesce ancora a materializzarsi. Per miglia, in Kansas, per centinaia di miglia, può non accadere niente, al massimo una curva.  Eppure, due anni prima, avevamo visto un ciclista dell’Iowa morire, travolto da un pick up che transitava nel momento sbagliato proprio da quelle parti. Era il 2005 e la nostra Race Across America – la folle corsa in bici da un capo all’altro degli Usa – si era fermata qualche ora più avanti. Al

Una volta superato il Kansas, le miles to go diventano inferiori alle miles so far. E lì, dopo che hai preso il caldo arido del deserto del Mojave, il freddo delle Rocky Mountains in Colorado, e ti sei immerso nella magnificenza della Monument Valley, proprio lì, tra il vento che soffia senza sosta e i pollini nell’area ovunque…. lì capisci che la sola cosa che puoi fare è andare avanti. La pioggia dell’est non è mai stata un problema.  

Cambiano le mode e le cattedrali del divertimento si svuotano e chiudono. Oggi cadono a pezzi tra erbacce, macerie e rimpianti di serate indimenticabili Il tendone bianco è appoggiato come un ombrello semichiuso sulle travi portanti dell’area capoeira. Erba incolta e transenne divelte segnano l’ingresso di quello che una volta era un tempio della disco commerciale. Da un lato, la porta del parco Sirente Velino, dall’altro ettari di spighe allineate come filamenti d’oro. La generosità del grano che si fa bello per poi essere tagliato. Le palme finte, le transenne semidivelte e il vecchio bancone dei cocktail con la bandiera