Caramanico, tra i B&B del parco della Majella
28 Luglio 2016 Condividi

Caramanico, tra i B&B del parco della Majella

Un’insegna e un numero di cellulare. Niente nomi nella maggior parte dei casi. Solo una scritta: «Camere disponibili». Uno striscione pochi metri più avanti che recita più o meno la stessa cosa. E poi su, ancora, da un lato all’altro delle terme, lungo viale della Libertà e viale dei Martiri Caramanichesi: c’è l’imbarazzo della scelta.  Affittacamere, bed and breakfast, case e appartamenti vacanze hanno modificato la geografia dell’offerta turistica di questa zona, così di molte aree interne dell’Abruzzo. Un’offerta flessibile il cui flusso passa quasi esclusivamente su internet. Vecchie strutture un tempo diroccate, case dei nonni, ma anche nuovi complessi tirati su negli anni Settanta e Ottanta e rimasti nel tempo poco utilizzati hanno rivoluzionato l’ospitalità extra-alberghiera. Dalle cascine di Calascio trasformate in rifugi artistici ai casali di Mosciano Sant’Angelo rimessi a nuovo e adibiti a omaggio letterario, con tanto di stanze dedicate agli scrittori, come nel caso dell’Eremo dei poeti.

Fenomeno in crescita. Quello del B&B, almeno in Italia, rappresenta una naturale evoluzione del classico “affittacamere” rispolverato un po’ per crisi e un po’ per moda. A dettare le regole sono le leggi locali che solitamente fanno riferimento a strutture in cui si affittano «non più di 6 stanze con 12 letti nello stesso stabile», altrimenti si passa all’attività alberghiera. Per l’Abruzzo fa fede la legge regionale 78 del 28 aprile 2000. La differenza sostanziale sta nell’obbligo per i B&B di offrire la prima colazione. Il numero dei B&B in Italia raggiunge le 25mila unità. Un giro di affari importante che, secondo quanto emerge dal sito specializzato Bed-and-breakfast.it dà lavoro ad almeno 40mila persone per un fatturato annuo di circa 270 milioni di euro. Lo stesso sito censisce 493 strutture nelle quattro province della nostra regione, ma definire i confini del fenomeno è tutt’altro che facile anche perché non tutte le strutture si mettono in rete. E poi c’è da fare i conti con l’abusivismo ricettivo, denunciato a più riprese da Federalberghi. «In generale», valuta Giuseppe Infante, titolare del B&B “Pesco Falcone”, «la formula pernottamento – prima colazione cozza un poco con le abitudini dei nostri clienti. Funziona bene, invece, con gli stranieri che ci vengono a trovare, specie con gli inglesi».

Rete globale. A due passi c’è l’isola pedonale che attraversa il centro di Caramanico. È ora di aperitivo. Una famiglia di Bristol – padre, madre e figlia – va avanti a Trebbiano “Zaraché” e spremute d’arancia. Anche loro hanno scelto la formula B&B, arrivando a colpo sicuro grazie alle indicazioni dei siti internazionali, i tre più famosi sono Wimdu, Airbnb e Homelidays, ma sono in tanti a sfruttare il canale Booking.com. «È da Booking che arriva la maggior parte dei nostri clienti, ma si lavora anche con Subito.it», spiega Francesco Alberico, la cui famiglia gestisce un bel casale ottocentesco che si affaccia sull’Orfento, un’ex struttura agricola rimessa completamente a nuovo con un investimento di quasi 600mila euro. Sei appartamenti, due dei quali ricavati da una vecchia cantina. «È il nostro primo anno e abbiamo già prenotazioni da tutta Italia, da Catania a Torino», commenta Silvio Alberico, il capofamiglia che ha lasciato un’attività di impianti termici per dedicarsi alla casa vacanza. Ad agosto si arriva a pagare anche 80-90 euro a notte, anche perché i siti prendono una percentuale che si aggira intorno al 15%. Da queste parti si vedono fotoreporter, scrittori e docenti. «D’altra parte», rimarca Silvio, «qui si possono fare tante cose, dalle escursioni in montagna alla canoa, mangiando arrosticini e sorseggiando buon vino». E se gli scenari mozzafiato del parco della Majella non dovessero bastare si può guidare a valle verso la costa. Tre quarti d’ora non di più. A una famiglia appena arrivata mostra con orgoglio la sua 500 Abarth rossa fiammante “Omaggio Ferrari”. Per quello che concerne l’investimento, la famiglia Alberico ha preferito non ricevere finanziamenti a tasso agevolato. «Sono andato a prendere i moduli alla Fira», spiega Silvio, «ma poi avremmo dovuto mettere dei vincoli inquadrati nel bando regionale con determinati obblighi fiscali e priorità nell’ospitare associazioni, gruppi sportivi e religiosi. Noi preferiamo essere più liberi».

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro