Jazz italiano per L’Aquila: 99 concerti più uno
Sgombriamo il campo da equivoci. Chi si aspetta di venire all’Aquila e trovare un parterre di ospiti internazionali rimarrà probabilmente deluso. Qui non parliamo di festival che sfruttano nomi dello star system dal cachet improponibile che magari col jazz hanno poco a che vedere. È pur vero che da tempo circolano leggende metropolitane in merito alla presenza di Woody Allen tra le strade del capoluogo armato di clarinetto. Ma il punto non è questo. A differenza di Umbria Jazz, Verona Jazz o di Pescara jazz, la maratona che verrà messa in campo domenica è una vetrina dell’eccellenza del jazz italiano.
I bambini etiopi che cantano Even Flow
Non aspettare di essere felice per sorridere, ma sorridi per essere felice. E i Pearl Jam, in Etiopia si declinano anche così
Sul palco con gli Even Flow, aspettando il jazz
Una Wishlist e una Rockin’ in the free world sotto un cielo di fine estate. Mentre L’Aquila riempie i suoi spazi musica con la musica dal vivo. Ma attenzione, il tutto deve finire rigorosamente entro le 23.30. Non c’è tempo per aspettare che Cenerentola rientri, complice un’ordinanza di stop alla musica firmata per salvaguardare la tranquillità dei quattro residenti del centro storico e del dirigente che l’ha firmata. Il tutto per ricordarci che il 67100 appartiene all’Aquila e non a Seattle. Questa era piazza Chiarino l’altra sera, questi erano gli Even Flow, tribute band dei Pearl Jam. (foto Marco Esposito)
Chiude la Porta Santa aspettando il Giubileo
L’AQUILA. La Porta Santa chiude a ridosso delle 20, ma l’accesso ai fedeli viene precluso una decina di minuti prima, lasciando qualcuno fuori a dover rimandare l’appuntamento con l’indulgenza. «È per questo che il buon Celestino chiedeva di lasciarla aperta per otto giorni», ricorda Floro Panti a due passi dal sagrato. Ma chi non ce l’ha fatta non dovrà aspettare molto: per dirla con le parole dell’arcivescovo Giuseppe Petrocchi, la 721esima Perdonanza al giubileo della Misericordia, al via l’8 dicembre, c’è un ponte i cui pilastri sono quelli di Celestino e Papa Francesco. L’arcivescovo sa di parlare ai fedeli di
Mobilitazioni come quella in occasione della visita di Renzi dimostrano che i territori abruzzesi possono lottare insieme: non ci si salva da soli e le vertenze vanno unite perché riguardano l’intera comunità e sono tutte collegate alla sua salvaguardia». A mente fredda, qualche giorno dopo le tensioni di martedì 25 agosto, alcuni dei comitati spontanei presenti hanno voluto fare il punto su quanto accaduto per prendere le distanze da «una narrazione che non rispecchia le vere istanze a di chi era in piazza a manifestare legittimamente e senza ricorrere alla violenza, scaturita più che altro da una gestione dilettantesca dell’ordine
GIOVANNI LOLLI. Si è trovato a schivare un sampietrino e ha rimediato un uovo. Tutto questo, solo per far parte della delegazione che ha accolto Matteo Renzi all’Aquila. «E’ stata una giornata concitata e abbiamo visto dei momenti particolarmente delicati. Da un fronte di protesta che rivendicava delle idee condivisibili si è passati a tutt’altro. La situazione è sfuggita di mano e abbiamo avuto dei forti momenti di tensione. Un conto è prendere un uovo e quello ci sta tutto, ma un sasso avrebbe potuto fare dei grossi danni».
Cortei non autorizzati, lanci di sanpietrini, uova e transenne, cariche della polizia. Scontri all’Aquila per la visita di Matteo Renzi, la prima in Abruzzo da quando è primo ministro. Il premier è arrivato all’Aquila intorno alle 17,30 ma il primo appuntamento in programma nella nuova sede del Comune è saltato per gli scontri. Tre manifestanti e una poliziotta sono rimasti feriti negli scontri in piazza San Bernardino e nei pressi del Gran Sasso Institute. Il governo ha smentito il cancellamento della tappa, sostenendo che era in programma solo la visita al Gran Sasso Institute, resta il fatto che le autorità
La fiaccola che appare e scompare tra i puntellamenti della scuola De Amicis. I tredici gradini della scalinata del sagrato di San Bernardino la cui facciata viene baciata dalle luci. I passi sicuri di Samuel e Idrizz concludono un viaggio di quasi una settimana, dal Monte Morrone. I tamburi dei gruppi storici a scandire i tempi. Il volto sfinito di Floro Panti, anima del Movimento celestiniano che, dopo aver annunciato al megafono il messaggio di Celestino per tutti i piccoli comuni che hanno visto passare la fiaccola, si mette in testa al corteo ad assicurarsi che il cammino dei tedofori
Samuel e Idrizz. Il primo originario della Nigeria, l’altro emigrato dal Ghana. Domenica scorteranno insieme il sacro Fuoco del Morrone per l’accensione del tripode in piazza San Bernardino. Sono due giovani ospiti delle strutture del Movimento celestiniano, arrivati all’Aquila dopo aver affrontato terribili prove, dal deserto al mare, e aver visto molti compagni di viaggio cadere al loro fianco. Nelle loro mani non c’è solo la fiaccola in ricordo del viaggio con il quale frate Pietro partì il 5 luglio 1294, in sella a un asino, dal suo eremo sulla Maiella, per raggiungere L’Aquila e diventare Papa. Nelle loro mani