Non solo jazz, nelle sue evoluzioni e contaminazioni che hanno accompagnato questo lungo week end, ma anche flamenco e musica elettronica a riempire le notti aquilane, in ultimo scorcio d’estate che si tuffa nella stagione autunno-inverno. Ecco che, con le temperature più fredde, i locali di periferia sono pronti a inaugurare un nuovo corso, prendendo il posto delle piazze del centro che in questi giorni, nonostante le temperature tutt’altro che calde, hanno comunque fatto registrare dei numeri da record. Le vie del flamenco. È il caso dell’Andalucia, il ristorante spagnolo, pronto a rientrare dalla pausa estiva con delle nuove selezioni

«Da quel giorno tragico non sono mai più tornato in centro storico, pur essendo venuto all’Aquila diverse volte, sia per lavoro, sia perché qui ho dei cari amici. Ma ho avuto il pudore di non toccare le ferite di questo posto». La voce inconfondibile di Peppe Servillo filtrata dall’acqua che scorre dai mascheroni. La visione degli archi del Solis String Quartet. Arrangiamenti che propongono una rilettura raffinata e popolare di un repertorio di classici della tradizione napoletana. E poi i ritmi sincopati del jazz che appaiono e scompaiono come i passi del tango, in un omaggio velato al genio di

Camicia hawaiana, sorriso di chi, anno dopo anno, vede una delle sue creature evolversi e tanto fiato da regalare, non solo alle sue trombe, ma anche a chiunque si avvicini a lui per un confronto, un saluto o semplicemente per un selfie. Se questo “Jazz italiano per le terre del sisma ha un volto, il volto è quello di Paolo Fresu, direttore artistico e ideatore della kermesse sin dalla prima edizione. «La nostra intenzione», dice, «è di fare dell’Aquila uno dei grandi centri italiani del jazz. Non vi libererete di noi». Una promessa concreta in vista dell’edizione 2018, già annunciata. Una

Fa un certo effetto vedere un ministro della Repubblica sfilare tra la gente e sedersi per terra, tra i gradoni di accesso alla fontana delle 99 Cannelle. In prima fila, per carità, ma serenamente e democraticamente per terra, come gli altri comuni mortali. Dario Franceschini, ideatore della maratona del jazz insieme a Paolo Fresu, è arrivato alle 11 in punto a dare il via alla terza kermesse in omaggio alle terre del sisma. Da lì, è partito il tre-due-uno alla postazione allestita per Peppe Servillo e il Solis String Quartet, in un mix a base di ritmi sincopati, musica popolare partenopea, tango e musica classica.

«Il rischio è che con il tempo i riflettori sui territori colpiti da calamità naturali si spengano: iniziative come questa contribuiscono a mantenerli accesi». Così il ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini intervenendo all’Aquila alla cerimonia di apertura della rassegna ‘Il jazz italiano per le terre del sismà che si conclude oggi nel capoluogo abruzzese, segnato dal terremoto del 6 aprile 2009, dopo aver toccato altri luoghi del sisma del centro Italia. «Il jazz italiano per L’Aquila è stata una grande prova per la cultura, per la musica e per la città dell’Aquila – dice Franceschini

Compositore, direttore d’orchestra e percussionista, classe 1977 e originario dell’Aquilano, Stefano Fonzi è stato definito dalla rivista “Guitar Club” «il vero erede musicale di Ennio Morricone». Numerose le contaminazioni jazz nel suo background fatto di arrangiamenti classici e colonne sonore. Del resto, il suo curriculum è pieno di collaborazioni dentro e fuori il “jazz-set” nazionale, da Fabrizio Bosso a Danilo Rea, passando per Simona Molinari e, soprattutto, Gino Paoli, le cui canzoni senza tempo viaggiano spesso su ritmi sincopati. Nonostante Fonzi non sia mai stato coinvolto direttamente nella maratona del jazz, il suo è un punto di osservazione privilegiato per capire le difficoltà tecniche nel mettere in piedi un

Stavolta no. Ristoratori e gestori di locali pubblici all’Aquila non si sono fatti trovare impreparati alla maratona jazz. Due anni fa, alla prima edizione, in tanti erano rimasti chiusi e le code ai pochi esercizi aperti erano interminabili. Dopo le 22, l’unica cosa commestibile da mangiare era lo zucchero filato. L’anno scorso c’era stata un’edizione atipica sull’onda lunga di una Perdonanza in sordina segnata dalla tragedia di Amatrice. Il vero banco di prova era quest’anno, un appuntamento a cui nessuno degli addetti ai lavori voleva mancare. Bene, nell’arco della kermesse del “Jazz italiano per le terre del sisma” migliaia di

«Senza cultura la terra trema: non per quello che si muove sotto, ma per quello che c’è sopra». Uno come Paolo Fresu non ha bisogno di trovare particolari argomentazioni nel presentare il ritorno del grande jazz sulle strade dell’Aquila, in un evento che quest’anno diventa itinerante e si trasforma nel “Jazz italiano per le terre del sisma” attraverso alcuni tra i luoghi colpiti dal sisma del Centro Italia, prima del gran finale proprio nel capoluogo d’Abruzzo. Una kermesse che anche quest’anno riuscirà a catturare l’interesse di decine di migliaia di appassionati. Eppure, le parole della tromba magica della Sardegna riescono sempre a fare centro.

Sbarca oggi all’Aquila la carovana del jazz con un appuntamento che passa più per i… piedi che per le mani dei musicisti: la partita del cuore, nello stadio Gran Sasso d’Italia “Italo Acconcia”. Calcio d’inizio alle 12 affidato a Enrico Intra, pietra miliare del jazz italiano. Da una parte Fresu e compagni, dall’altra la squadra AmiciAmatriceAquila (AAA). L’evento è a ingresso libero, ma durante la partita saranno presenti delle postazioni per la raccolta fondi da destinare all’acquisto di strumenti musicali che verranno donati alla Banda musicale di Amatrice. In campo con Bova scenderanno l’attore e regista Stefano Reali, il conduttore