n mondo nuovo rispetto alla terra andalusa, un mondo che lo avvicina a Walt Whitman, a cui lo legano profonde affinità artistiche e personali e a cui dedicherà una celebre ode. Un mondo a strapiombo, tra picchi e abissi, che regala alla poetica dell’artista iberico un tratto del tutto insolito

«Le macerie che fanno da sfondo alla nona primavera post-sisma hanno seppellito il nostro passato e parte del nostro futuro». Tocca a Margherita Nardecchia Marzolo, presidente della Onna Onlus, affiancare il giornalista del Centro Giustino Parisse nel fare gli onori di casa. Nel giorno dell’anniversario, il borgo si apre al ricordo, attraverso la testimonianza del giornalista Paolo Boldrini (direttore della Gazzetta di Mantova, il quotidiano più antico) che ha inserito alcuni reportage sul terremoto in Abruzzo all’interno del suo libro “Mille lire a colonna”. «Non sapremo mai come sarebbe stato questo paese se quelle vite spezzate avessero invece proseguito il loro cammino», continua la presidente della Onna Onlus. «Ora,

“Life”. Vita. Attimi, smorfie del viso, ricordi, parole che scivolano dal silenzio. Oggetti. Ben cinquecento. Ognuno a raccontare una passione, un progetto, oppure solo la voglia di guardare avanti, oltre quella notte. «Sei aprile 2009, una data che ha cambiato non solo la mia vita ma anche quella di coloro che, come me, hanno vissuto l’esperienza del terremoto. Sogni, progetti, quotidianità, sono mutati», scrive il giovane fotografo Federico Luzi, a proposito del suo progetto “La casa è dove qualcuno ci ricorda”. Cinquecento ritratti, realizzati nei mesi del post-sisma, per raccontare altrettante storie. «Nel 2009», racconta, «ero un semplice appassionato di fotografia

Sei aprile 2009-2018

Ritrovarsi nel silenzio. In una notte che è di tutti. Perché, a nove anni da quella scossa maledetta, chi è rimasto sa bene che ogni giorno c’è da riscoprire insieme la voglia di guardare avanti. «Molti di noi portano dentro un dolore grande, per questo è importante affrontare insieme il ricordo di questa tragedia e cercare un’elaborazione del lutto non più e non solo individuale, ma anche collettiva», spiega Ilaria Carosi. Parla come psicologa, ma anche come sorella di Claudia, giovane avvocatessa vittima del sisma. Quella voglia di guardare avanti declinata negli sguardi di tanti giovani e giovanissimi. Alcuni di loro forse anche

“It’s better to burn out than fade away” (Neil Young) “Che giorno è oggi? Otto anni fa – otto anni esatti – Kurt si è immolato agli ingranaggi dello showbusiness, come aveva fatto due anni prima Andy Wood e prima ancora Jim Morrison, proprio qui a Parigi. E tanti altri ancora, in diretta o in differita. Con gli obiettivi già puntati addosso. Fare audience sarebbe questione di un attimo. Sono in pericolo, non posso restare qui a lungo. Devo muovermi. Mi troveranno comunque, ma almeno sarò un bersaglio in movimento. È l’unico modo che ho di salvarmi.” (Parigi, 5 aprile

È una scaletta incentrata più sugli ultimi anni che sugli esordi: ben tredici brani sono pescati dai dischi pubblicati dal bardo di Duluth tra gli anni '90 e gli anni 2010. I nuovi concerti sembrano raccontarci molto di quello che è il Dylan di oggi: pacato, maturo, riflessivo

Le porte dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio tornano a svelare dei fiori nascosti. In aprirle, stavolta, sono i ritmi latini di Simona Molinari in un video clip diretto, montato e post-prodotto da suo fratello Massimo, con l’aiuto alla regia di Stefano Ianni, la fotografia di Francesco Colantoni, le scenografie di Mardin Nazad (coadiuvata da Vittoria Giampaolini e Daniele De Santis), i costumi di Jessica Di Martino e le coreografie di Alessio Colella. Un team tutto aquilano, dunque, ad accompagnare Maldamore, il nuovo singolo di Simona Molinari che anticipa il nuovo progetto di inediti della cantante. La canzone, scritta in collaborazione

Devo essere sincera, appena mi è arrivato questo libricino non gli avrei dato una “lira” di fiducia. La rilegatura non è delle mie preferite, si ha la sensazione di un opuscolo ben sviluppato, e purtroppo anche l’impaginazione non è delle migliori. Dalla sua ha una bellissima copertina. Quindi inizio la lettura mal volentieri, ma mi devo ricredere! La storia è quella di Simone, blogger e musicista di 23 anni e mezzo, che si racconta partendo da alcuni stralci della sua infanzia (in realtà flash d’infanzia riferiti sempre allo stesso periodo temporale, e cioè a quando Simone aveva cinque anni e

Un racconto ambientato nel 2002 in una Parigi stravolta dalle paranoie del protagonista Simone, rinchiuso tra le mura di un ospedale psichiatrico con un buco nella memoria di quarantotto ore. Una storia intensa e sofferta che riflette un momento storico in cui le certezze dell’umanità si stanno sgretolando una dopo l’altra. Simone si fa portatore del senso di smarrimento e sospetto che è seguito all’11 settembre 2001, e della paura che si è introdotta in ogni contatto umano esterno al proprio quotidiano. Con una scrittura acuta e sensibile, Fabio Iuliano racconta del viaggio del protagonista a ritroso nel tempo per