Giri la copertina e sei già sulla scena del delitto. “L’uomo si muove veloce e silenzioso come un rettile, scivola tra i vicoli sfiorando appena i muri, sfruttando i coni d’ombra dei fiochi lampioni; non ha tentennamenti, prosegue dritto verso il suo obiettivo, sicuro di sé: il passo è lungo, forte e deciso, il respiro non tradisce il minimo affanno”. Così parte L’Uomo, il primo dei due racconti del Dittico Noir di Giuseppe Tomei, tra i primi contributi della collana Geyser, nuovo percorso editoriale della casa editrice Progetto Cultura a cura di Antonello Loreto. Per scelta editoriale, la collana non indugia su uno specifico

«Prima Mouse, poi Bollesan. È morta la mischia». È il giornalista Christian Marchetti a tracciare una prima linea immaginaria, fatta di due nomi importanti per la palla ovale azzurra. Alla scomparsa di Massimo Cuttitta, venuto a mancare per Covid a 54 anni, si aggiunge dunque quella di Marco Bollesan, altra leggenda della palla ovale italiana. Era stato 47 volte azzurro, 34 volte capitano della nazionale, commissario tecnico alla prima Rugby World Cup del 1987, team manager nelle rassegne iridate del 2003 e del 2007, fondatore delle Zebre nella loro forma originaria di invitational club italiano. Unico rugbista inserito dal Coni nella Walk of Fame a ridosso dello stadio

Laboratorio di analisi cliniche bloccato per mezz’ora perché la coppia di clienti anziani proprio davanti a me (ero in fila per degli esami propedeutici al certificato sportivo) non è riuscita a capire quali esami il nipote gli avesse consigliato prima di fare il vaccino – Ma vostro nipote è medico? Chiede loro l’infermiera alla reception. – No, però è biologo – E dunque quali esami vi ha consigliato? – Questi qua. Dice l’uomo, mostrando un foglio di carta stropicciato. Sono esami importanti no? – Veramente – valuta l’infermiera – sono esami che lasciano il tempo che trovano in chi è

Da una parte la foto dell’ex neroverde Toby Handley e uno slogan “Save L’Aquila Rugby”, scattata nel 2014 in supporto ai neroverdi in occasione dell’ennesimo momento di crisi societario. Una lavagnetta di ardesia e un asterisco a simulare un hashtag e una polo scura a coprire un tatuaggio in ricordo della sua esperienza nel capoluogo abruzzese. Dall’altra, una maglia sacra: quella vestita il 23 aprile 1994 da Massimo Alfonsetti a Padova, per la finale scudetto. L’Aquila  giocava contro il Milan, “dream team” di campionissimi (Dominguez, Vaccari, i fratelli Cuttitta, Giovannelli e tanti altri), lanciato verso un trionfo che in tanti davano per

IN PICCOLI GESTI

“Scusa, cosa c’è dentro, un concerto?” mi fa un signore all’uscita dell’Auditorium del Parco. La voce non la riconosco subito, ma la sua mascherina nasconde il volto dell’insegnante di musica che avevo alle scuole medie. “No, prof. Professore, è proprio lei? Qui c’è solo una conferenza stampa. I concerti sono fermi da mesi e lei dovrebbe saperlo”. “Lo so, lo so”, replica ridendo. “Ma tanto a me non importa: ogni giorno non esco di casa senza prima aver suonato un’ora sulla partitura di Bach adattata per flauto”. La libertà è responsabilità anche individuale. E parte anche dai piccoli gesti.

Cosa accade quando si prende una fiaba classica – una di quelle che tengono i bimbi incollati alla sedia – e la si utilizza come pretesto per andare a spasso tra i capisaldi della Commedia dell’Arte? È l’esperimento scelto per l’appuntamento di questa settimana della rassegna “L’arte non si ferma”, dove il teatro arriva a casa direttamente dal teatro Tosti di Ortona, attraverso il digitale terrestre. Stasera alle 22.30 su Rete 8, il direttore artistico del Tsa, Giorgio Pasotti presenterà “Il gatto con gli stivali”, uno spettacolo frutto di una collaborazione tra il Teatro Stabile d’Abruzzo e Fantacadabra. Liberamente ispirato

Il cinquantenne Luigi Giavatto, più solo che single, impiegato al Tribunale, parte per un breve viaggio in Sicilia col vecchio padre: l’occasione attesa una vita per risolvere un rapporto indecifrabile, la chance di superare un totem di incomprensioni. Ma presto questa avventura si dilata per digressioni e flashback, vita possibile e vita sognata. Sullo sfondo la Roma caotica di uffici e burocrazia, specchio dell’inazione del protagonista. Si gioca su queste dinamiche “Quando cavalcavo i mammut” il libro di Paolo Romano (ed. Scatole Parlanti), scrittore e giornalista che vive e lavora nella capitale. Nell’alternarsi di stili e piani narrativi, vanno in scena la

Nei cuori colorati disegnati dalle piccole Aurora e Sofia che il foglio trasparente attaccato a una transenna dell’ex Casa dello studente è riuscito a proteggere solo in parte. Nell’arcobaleno fotografato da Giuseppe subito dopo le piogge del pomeriggio. Nel disegno del piccolo Thomas, spillato su una gardenia posta all’ingresso di piazzale Paoli per ricordare la zia Claudia. Nello striscione. Nelle margherite, nelle peonie, nelle viole, nelle primule, nei narcisi e nelle rose bianche che da ieri decorano alcuni angoli esterni del Parco della memoria. Nel drappo bianco dei 309 martiri esposto alle ingiurie di una primavera che fa ancora i singhiozzi. Nello striscione nero dei Red Blue Eagles

La puntata di oggi di #The Walk of Fame Week ci consegna storie di dolore e rinascita attraverso le macerie: omaggio al terremoto dell’Aquila e la promessa di rinascita. Si parlerà anche della nascita delle Olimpiadi moderne e della genesi della canzone #Pride (In the name of Love degli U2). Questo e molto altro a partire dalle 18 su Rt Radio Terapia.  Rt RadioTerapia · THE WALK OF FAME WEEK – 7 Aprile