Pareti che scivolano al centro dello studio. Come le porte della percezione descritte dalla distopia di Aldous Huxley, in omaggio a uno dei versi che hanno fatto di William Blake uno degli ispiratori di tanti autori del rock contemporaneo. Pareti che scivolano al centro del Frame photography studio, uno spazio allestito all’interno di palazzo Cappa Cappelli, su Corso Vittorio Emanuele, a due passi da piazza Duomo. Non lasciatevi ingannare dal nome: non si tratta di un semplice studio di fotografia, anche se i ritratti del giovane titolare, il 30enne Federico Luzi, hanno la freschezza e la qualità di un obiettivo

Torna oggi all’Aquila, lo scrittore friulano Pino Roveredo, stavolta per presentare il suo libro Tira la bomba (Bompiani). «Dal 2009, quando visitai il centro distrutto dal sisma insieme a Roberto Vecchioni», sottolinea, «cerco di ‘timbrare il cartellino’ da queste parti almeno una volta l’anno, perché nella lotta di questa comunità verso la possibilità di una rinascita, rivedo tanto dei trascorsi della mia terra d’origine».  Roveredo è nato a Trieste nel 1954 ed è autore di romanzi e testi teatrali. Dopo l’esordio nel 1996 con Capriole in salita ha vinto il premio Campiello nel 2005 con Mandami a dire. Stavolta, l’appuntamento

Quando avevo sedici anni e mezzo avevo un gruppo: le nostre canzoni affrontavano temi banali come vita, amore e morte.

L’altra notte ho fatto un sogno: ero dalle parti del Centre Pompidou, era bel tempo e c’era tanta gente. Ero con Paola, stavamo passeggiando. Artisti di strada intrattenevano i turisti con i loro giochi di prestigio. Gente da ogni dove, stranieri quanto te, né più né meno. La vita che scorre sopra il cemento. Ci potresti passare un pomeriggio sulla piazza del Centre senza rendertene conto. E noi camminavamo random, come quando cerchi il vicolo che più ti ispira, senza guardare la mappa. Senza guardare l’orologio. Vai avanti per un po’, poi ti fermi a riflettere.  Ti siedi per terra

La realtà supera la fantasia? Diciamo, più concretamente, che la fantasia cerca di diluire la realtà. Non è certo una novità che l'immaginario sia sede di strategia per rendere accettabile e biodegradabile aspetti della verità che altrimenti produrrebbero schock sociali non recintabili.

“Cronache dal terremoto: dalla tragedia alla ricostruzione” è stato questo il tema del convegno organizzato da Inner Wheel Club Sulmona e con il patrocinio del Comune di Sulmona al cinema Pacifico, giorno in cui ricorre la fondazione di Inner Wheel avvenuta il 10 gennaio 1924 a Manchester. Un appuntamento importante quello promosso dal club di Sulmona in quanto vedrà la partecipazione della Governatrice del Distretto 209 Italia, che comprende Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Antonella Roncarolo. Il convegno ha analizzato l’emergenza terremoto in tutti i suoi aspetti: dal racconto della tragedia, alla ricostruzione e alla prevenzione. Presentati, in

Black Mirror continua a raccontare le contraddizioni del nostro presente, il nostro rapporto con la tecnologia e a ipotizzare scenari possibili per il futuro. Questi nuovi sei episodi, però, stanno dividendo gli spettatori più del solito: la stagione starebbe deludendo le aspettative, avrebbe perso mordente e capacità di analisi e si sarebbe anche indebolita dal punto di vista narrativo e visivo. Probabilmente è vero, ma è altrettanto possibile che Black Mirror sia vittima di eccessive aspettative: non è possibile pensare che una serie tv possa letteralmente sconvolgere chi la guarda in ogni suo episodio. Tra i nuovi c’è almeno un

Neve e sassi tra le rotaie a scandire l’inverno. Un mantello bianco che, per settimane e settimane, ricopre chilometri di ferrovia, da Sulmona a Carpinone, un lembo di cuore d’Abruzzo che pulsa verso il Molise. Uno scenario inedito per le nostre latitudini, tanto che, quando all’inizio degli anni Ottanta il giornalista di Gente Viaggi intraprese questa tratta appenninica, gli venne quasi automatico di pensare a quei luoghi insoliti e sospesi dal tempo della vecchia Unione Sovietica. Ecco che, per quanto i treni che da Mosca raggiungono Vladivostok abbiano in realtà poco a che vedere con i nostri, da quel momento

Stiamo costruendo una distopia basata sull’intelligenza artificiale, un clic alla volta, dice la tecno-sociologa Zeynep Tufekci. In un intervento rivelatore, ci spiega come in aziende come Facebook, Google e Amazon gli stessi algoritmi utilizzati per attirare clic sulle pubblicità vengono usati anche per organizzare l’accesso a informazioni politiche e sociali. E non sono le macchine la vera minaccia. Dobbiamo capire come chi ha potere potrebbe utilizzare l’Intelligenza Artificiale per controllarci — e le misure che possiamo prendere. Fonte: Ted.com   L’INTERVENTO: “Quando la gente dà voce alle paure legate all’intelligenza artificiale, molto spesso evoca immagini di robot umanoidi usciti fuori