Nudo, col temporale ovunque, non importa quanto sia forte la pioggia, ma la pelle. I versi di uno come Ugo Capezzali, definito dal giornale per cui scrivo come l’ingegnere-poeta, ti aiutano a riempire questo tempo sospeso, a trovare dei significati e delle dimensioni inedite, a ridefinire un presente e a immaginare un futuro. Non è forse anche questo un modo di r(E)sistere? Ugo è nato a L’Aquila nel 1973. Laureato in ingegneria ambientale nel 2001, attualmente è responsabile Ambiente e Qualità alla Accord Phoenix dell’Aquila. Ha pubblicato le raccolte poetiche Basterebbe il cielo (Zona Editrice, 2013), Fiori d’artificio (Ibiskos Editrice Risolo, 2009) e Nient’altro che vento (IAED,

“Sono chiuso nelle mani e nelle braccia”. Queste le prime parole che l’avvocato Lillo Massimiliano Musso si è sentito rispondere al telefono dal suo assistito Dario Musso (che poi è anche suo fratello), costretto da alcuni giorni al ricovero coatto disposto dopo una protesta in strada. Va avanti così una vicenda mai salita agli onori delle cronache mainstream, nonostante ci sia già stata anche un’interrogazione parlamentare. Ma andiamo con ordine. Lo scorso 2 maggio, il giovane di 33 anni ha inscenato una protesta contro la quarantena dotandosi di un megafono con cui gridare che “non c’è nessuna pandemia” mentre girava in auto per le

Nessuno sa quale sarà esattamente la fase 2 della musica, quali gli orientamenti dell’industria discografica e, soprattutto, le forme delle esibizioni live. Difficile, se non impossibile al momento, prevedere scenari, spingendo l’immaginazione ad andare oltre piccole esibizioni all’aperto o in spazi protetti – con barriere in plexiglass quasi ad accentuare la dimensione “distopica” di questo tempo – oppure improbabili allestimenti drive in come quelli immaginati nel nord Europa. Ma se sul futuro c’è confusione, ben più nitida è la visione del presente per professionisti che hanno fatto della musica una ragione di vivere. Tra questi, c’è sicuramente Gianni De Berardinis, pescarese

La fanno facile. Ti danno un machete – perché lo chiamano coltello ma per me di machete si tratta – un paio di guanti e una luce da minatore. E ti mandano nel Fucino a cogliere i finocchi. Sette ore curvo come una mondina del Polesine, col freddo e con l’umido che ti penetrano nelle ossa, perché da queste parti, passate le due di notte, si inizia a battere i denti anche d’estate. «Oggi siamo pure fortunati», mi fa il caposquadra, ricordandomi che lui e i suoi, a caccia di finocchi, ci vanno tutto l’anno, col sole e con la

di Lorenzo Spurio – Il quotidiano spagnolo La Vanguardia ha pubblicato in data 5 maggio 2020, nella sua versione online, un articolo dedicato al poeta Federico García Lorca e alla sua esperienza americana con uno sguardo all’odierna condizione sociale gravata dalla pandemia del Covid-19, scritto dalla giornalista María Dolores Cano Menéndez. La metropoli, antro di marginalità e contaminazione Nell’ultimo periodo della sua permanenza in America – durante la quale frequentò un corso di lingua inglese alla Columbia University, conobbe Antonieta Rivas Mercado e Nella Larsen – viaggiò a Cuba, dove era stato invitato a tenere delle conferenze. Sull’isola caraibica, a contatto con

La crescente crisi economica e sociale legata all’emergenza Coronavirus riafferma un principio semplice, ma quanto mai drammatico e attuale: “La mafia ha bisogno di gente povera, perché quando una persona ha bisogno di mangiare è disposta a tutto”. Tanti gli allarmi sulla criminalità organizzata lanciati, anche dalla stampa estera, in questi ultimi giorni. Lo stesso Roberto Saviano, sul Guardian ha ricordato quanto le epidemie rappresentino “una grande occasione per molti affari: la velocità nel creare gare d’appalto, lo stanziamento di fondi straordinari, la possibilità di movimentare merci e denaro senza la normale pressione dei controlli di polizia sono manna per la classe imprenditoriale.

Resistere è guardare avanti, resistere è reinventarsi. Resistere è esistere nel senso più vero e nobile. Resistere è vivere. Parola di Giuseppe Tomei che ha scelto di dedicare il suo libro Io non c’ero (Aurora edizioni) proprio «a chi resiste». Una dedica che si può sovrapporre alle ferite di una città come L’Aquila, colpita undici anni fa dal terremoto. Una dedica che si può anche sovrapporre a qualsiasi contesto sociale alle prese con un tempo così controverso come quello attuale. «Quando poi pian piano», si legge nel volume, «il tempo è tornato a farci sentire utili agli altri e a

«Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali». Antonio Lattanzi, dirigente dell’istituto comprensivo San Demetrio- Rocca di Mezzo prende in prestito una massima di don Lorenzo Milani per descrivere le difficoltà che vive il comparto scolastico a seguito della sospensione delle attività didattiche in presenza. I DISAGI. Aule chiuse, impossibilità di poter vedere i nonni, genitori che devono comunque adempiere agli obblighi lavorativi, elaborazione del dolore collettivo. Le sollecitazioni per gli alunni di ogni età sono moltissime, in un momento in cui la sola didattica a distanza non può certo costituire una risposta a una serie di dinamiche dal

«Resistere vuol dire adattarsi a questo presente difficile, un momento in cui non ha senso pensare a ciò che è stato ma serve guardare ciò che sarà: magari, così arriveremo a concepire linguaggi nuovi, realizzando qualcosa che ancora non esiste». Attore, autore teatrale e scrittore, Alessandro Martorelli vive questo tempo immerso nei suoi progetti di scrittura. Nato ad Avezzano il 23 marzo 1976, ama il teatro sin da bambino. Negli anni ha partecipato a numerosi stage e corsi teatrali, tra cui quello all’Accademia di Teatro Internazionale di Roma, il corso Immersion acting con Mark Bell e la masterclass di doppiaggio