Ancora sirene, ancora elicotteri a monitorare la strada che dal nucleo industriale di Avezzano conduce a Luco dei Marsi. Ancora un blitz all’alba per colpire un traffico di sostanze stupefacenti senza precedenti in provincia.

«Tutto avrei pensato nella vita, salvo che Obama e gli altri grandi della terra sarebbero passati davanti al cancello di casa mia». Professore di storia e filosofia ora in pensione, Walter Cavalieri, ha sfornato intere generazioni di liceali. I suoi libri raccontano frammenti piccoli o grandi di storia di questa città, così come i suoi commenti scandiscono le vicende attuali, con sagacia e, talvolta, ironia.

Non è solo in nome della spending review che viene portato avanti il progetto di Confindustria Gran Sasso, la fusione delle associazioni degli industriali di Teramo e L’Aquila. In queste due province, fatte le dovute valutazioni strategiche, può essere portata avanti una road map volta a valorizzare le eccellenze e le specificità del tessuto produttivo da un lato all’altro del Gran Sasso.

«Qualche giorno fa, accanto ai manifesti mortuari posti in un angolo della Fontana Luminosa, c’era un vecchio in lacrime appoggiato alla pensilina del bus. Quel vecchio ero io: avevo visto il nome di una donna, un nome che parlava dei miei 16 anni, della città a cui ero legato, quella della mia giovinezza. È questa L’Aquila che ricordo». Il professor Colapietra non finisce mai di stupirti. Gli chiedi come immagina la città nei prossimi dieci anni e liquida la domanda con un secco: «Fra dieci anni sarò morto. E anche se campo, poco mi cambia». In realtà, Raffaele Colapietra è vivo e

Se non fosse per i tempi stretti dettati dallo staff tecnico, uno come Sergio Parisse resterebbe per ore a bordocampo dopo gli allenamenti all’Acquacetosa. A raccontare aneddoti di questa o quella partita. Di questo o quel placcaggio al Murrayfield o di questa o quella ruck sull’erba del Twickenham. Perché di cose, in dieci anni di Sei nazioni, ce ne sono da raccontare. Il team manager Troiani: «Il rugby ha bisogno dell’Aquila»

ROMA. Fino a quando non provi sulle ossa cosa vuol dire trovarsi in mezzo alla folla che si fa strada tra i binari 1 e 2 Est della stazione Tiburtina, pensi che scene metropolitane di gente disposta a spingere e sgomitare pur di guadagnare qualche metro in avanti – con tanto di imbuto umano prima della scala mobile – siano riservate ai film di Fantozzi. «Go with the flow, segui la corrente», dico al ragazzo che mi sta a fianco, cercando un punto comodo per saltare sulla banchina mentre il vagone si svuota lentamente. Ci vogliono dai cinque ai dieci

«Ho una proposta per le tv nazionali: venite a fare il Grande Fratello all’Aquila, così l’Italia capirà finalmente cosa sia il dramma del terremoto. E visto che stiamo qui, suggerisco anche il titolo della trasmissione, in dialetto aquilano, ossia “Ju grande quatrano”».

Gli accordi di I am mine vibrano ancora nelle casse dell’Irish Cafe mentre Daniele Millimaggi cerca nelle parole del “Calabrone verde” una ragione per guardare oltre quella maledetta slavina che la scorsa settimana si è portata via Mario Celli, uno dei suoi migliori amici. Gli sguardi della gente alle prime file sono tutti su di lui e su quel “We know you’ll be a star – sappiamo che sarai una stella”, lo slogan scelto da chi voleva bene a Mario e sapeva che tra le sue canzoni più care c’era Black, forse la ballata più famosa dei Pearl Jam.

Dopo aver annunciato la formazione azzurra che domenica a Parigi affronterà la Francia per il secondo turno del Sei nazioni, il team manager della nazionale Gino Troiani ha voluto dedicare un pensiero alla sua città d’origine, L’Aquila, e al club del capoluogo abruzzese con cui è cresciuto. GUARDA IL VIDEO