Se non fosse per i tempi stretti dettati dallo staff tecnico, uno come Sergio Parisse resterebbe per ore a bordocampo dopo gli allenamenti all’Acquacetosa. A raccontare aneddoti di questa o quella partita. Di questo o quel placcaggio al Murrayfield o di questa o quella ruck sull’erba del Twickenham. Perché di cose, in dieci anni di Sei nazioni, ce ne sono da raccontare. Il team manager Troiani: «Il rugby ha bisogno dell’Aquila»

ROMA. Fino a quando non provi sulle ossa cosa vuol dire trovarsi in mezzo alla folla che si fa strada tra i binari 1 e 2 Est della stazione Tiburtina, pensi che scene metropolitane di gente disposta a spingere e sgomitare pur di guadagnare qualche metro in avanti – con tanto di imbuto umano prima della scala mobile – siano riservate ai film di Fantozzi. «Go with the flow, segui la corrente», dico al ragazzo che mi sta a fianco, cercando un punto comodo per saltare sulla banchina mentre il vagone si svuota lentamente. Ci vogliono dai cinque ai dieci

«Ho una proposta per le tv nazionali: venite a fare il Grande Fratello all’Aquila, così l’Italia capirà finalmente cosa sia il dramma del terremoto. E visto che stiamo qui, suggerisco anche il titolo della trasmissione, in dialetto aquilano, ossia “Ju grande quatrano”».

Gli accordi di I am mine vibrano ancora nelle casse dell’Irish Cafe mentre Daniele Millimaggi cerca nelle parole del “Calabrone verde” una ragione per guardare oltre quella maledetta slavina che la scorsa settimana si è portata via Mario Celli, uno dei suoi migliori amici. Gli sguardi della gente alle prime file sono tutti su di lui e su quel “We know you’ll be a star – sappiamo che sarai una stella”, lo slogan scelto da chi voleva bene a Mario e sapeva che tra le sue canzoni più care c’era Black, forse la ballata più famosa dei Pearl Jam.

Dopo aver annunciato la formazione azzurra che domenica a Parigi affronterà la Francia per il secondo turno del Sei nazioni, il team manager della nazionale Gino Troiani ha voluto dedicare un pensiero alla sua città d’origine, L’Aquila, e al club del capoluogo abruzzese con cui è cresciuto. GUARDA IL VIDEO

Non conoscevo Mario Celli, il giovane medico morto sotto la slavina o forse lo conoscevo solo di vista perché all’Aquila ci si conosce un po’ tutti. Ho mantenuto il silenzio per l’imbarazzo dopo le difficoltà dei media nel raccontare la sua tragedia. Ma ora scopro con sorpresa che era un fan del mio gruppo preferito e che mercoledì prossimo, all’Irish di Pianola, i suoi amici lo ricorderanno suonando… we know you’ll be a star Pearl Jam per Mario Mercoledì 5 febbraio h22 Irish Cafè Pianola

«Un fatto inaudito». I fedeli non solo aquilani, ma anche di altre zone d’Italia, in queste hanno manifestato la loro indignazione nei confronti degli autori del gesto sacrilego che ha colpito il santuario Giovanni Paolo II che si trova ai piedi del Gran Sasso. Attraverso contatti diretti con i componenti dell’associazione «San Pietro della Jenca» e numerosi messaggi affidati a Internet proseguono le manifestazioni di solidarietà anche nel momento della svolta delle indagini col ritrovamento della teca della reliquia al Sert. Un nuovo colpo per la città dell’Aquila, protagonista ancora una volta delle cronache nazionali per questo episodio che segue

E tu che faresti?

da Lullaby di Chuck Pahlaniuk –  Ti fanno una sola domanda. Poco prima di diplomarti alla scuola di giornalismo, ti chiedono di immaginarti nei panni di un reporter. Lavori in un importante quotidiano di una grande città e una sera, la vigilia di Natale, il caporedattore ti spedisce a indagare su un caso di morte. La polizia e l’ambulanza sono già sul posto.

 di Vittorio Zucconi – WASHINGTON – Sta come la carcassa di  una balena di ferro caduta   chissà come nel  cuore dell’Alaska, che  attira, e uccide, incauti  cercatori di sogni. L’autobus numero  142, “the magic bus” nel quale  morì Chris McCandless nel mezzo dell’Alaska selvaggia quattordici anni  or sono cercando  una nuova vita “Into the wild”, nel nulla primitivo, è  da rimuovere.