Dai pomeriggi umidi di Viterbo, scanditi dai tempi della moka di caffè, con i libri accatastati sui tavoli della casa dello studente, all’odore dell’erba dei pascoli del parco del Gran Sasso, a caccia di un’idea per trasformare la tradizione pastorale dei nonni in un’attività che possa avere un futuro anche in un sistema agroalimentare segnato dalla grande distribuzione. È la storia di Vito e Manuela – 36 anni lui, 33 lei – che hanno deciso di accompagnarsi nella vita e sul lavoro, riscoprendo insieme alcune piccole produzioni casearie, dallo yogurt al formaggio.

di Fabio Iuliano – fonte Ansa –  VILLAVALLELONGA (L’AQUILA), 5 MAR – Si accorge che al termine della festa di carnevale, nella scuola elementare dove insegna, sono spariti 30 euro dalla sua giacca e decide, stando al racconto dei diretti interessati, di perquisire i suoi alunni, arrivando a fare spogliare alcuni di loro. Una maestra di Villavallelonga, piccolo centro nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo, è finita nell’occhio del ciclone e ora rischia un provvedimento disciplinare. Intanto i Carabinieri hanno avviato indagini.

«Il campanello di una canonica non ha mai tregua. Ancor più in una città terremotata. Lo senti suonare a tutte le ore, tranne quando è il momento del pranzo. Allora le porte laterali della mensa di Celestino V si spalancano per accogliere e ascoltare, ma con discrezione. Lontano da occhi invadenti, le vite disperate di tanti giovani in Abruzzo, oggi s’intrecciano con i pochi homeless storici e gli stranieri che, anche in passato, bussavano alle porte del movimento celestiniano per chiedere un tozzo di pagnotta».

Grande festa all’esterno dello stadio Olimpico di Roma, a prescindere il risultato fra Italia e Scozia valevole per il terzo turno del Sei nazioni di rugby. I tifosi fraternizzano, mangiano e bevono insieme, bande musicali più o meno improvvisate allietano il prepartita e il terzo tempo. Anche per le vie del centro di Roma già ieri e nelle prime ore del mattino si notavano tifosi con il kilt. Sono circa 6.000 i tifosi scozzesi che hanno acquistato i biglietti. Staccati oltre 70mila tagliandi. GUARDA IL VIDEO

Depuratori che non funzionano, guasti continui agli impianti di irrigazione, pericolo di infiltrazioni criminali, ma anche difficoltà di integrazione della manodopera straniera. Il sistema produttivo agroalimentare del Fucino fa i conti con un difficile contesto socioeconomico e con tutta una serie di deficit infrastrutturali che penalizzano chi rispetta le regole. LA MIA NOTTE NEI CAMPI TRA I DANNATI DEL FUCINO

Ancora sirene, ancora elicotteri a monitorare la strada che dal nucleo industriale di Avezzano conduce a Luco dei Marsi. Ancora un blitz all’alba per colpire un traffico di sostanze stupefacenti senza precedenti in provincia.

«Tutto avrei pensato nella vita, salvo che Obama e gli altri grandi della terra sarebbero passati davanti al cancello di casa mia». Professore di storia e filosofia ora in pensione, Walter Cavalieri, ha sfornato intere generazioni di liceali. I suoi libri raccontano frammenti piccoli o grandi di storia di questa città, così come i suoi commenti scandiscono le vicende attuali, con sagacia e, talvolta, ironia.

Non è solo in nome della spending review che viene portato avanti il progetto di Confindustria Gran Sasso, la fusione delle associazioni degli industriali di Teramo e L’Aquila. In queste due province, fatte le dovute valutazioni strategiche, può essere portata avanti una road map volta a valorizzare le eccellenze e le specificità del tessuto produttivo da un lato all’altro del Gran Sasso.

«Qualche giorno fa, accanto ai manifesti mortuari posti in un angolo della Fontana Luminosa, c’era un vecchio in lacrime appoggiato alla pensilina del bus. Quel vecchio ero io: avevo visto il nome di una donna, un nome che parlava dei miei 16 anni, della città a cui ero legato, quella della mia giovinezza. È questa L’Aquila che ricordo». Il professor Colapietra non finisce mai di stupirti. Gli chiedi come immagina la città nei prossimi dieci anni e liquida la domanda con un secco: «Fra dieci anni sarò morto. E anche se campo, poco mi cambia». In realtà, Raffaele Colapietra è vivo e