Tuonava così Pier Paolo Pasolini nell’articolo del 9 dicembre 1973 dal titolo «Sfida ai dirigenti della televisione.», che su Scritti Corsari si intitola Acculturazione e acculturazione, cominciando fin dal titolo a pungolare il lettore sulle dissonanze di significato di uno stesso

«Va’ a vede’ se stengo ’n piazza». Da quando gliel’hanno fatta sentire per la prima volta all’Aquila, per Mohamed Elsayed quella battuta è diventata il suo “motto di guerra”, la sua maniera di accoglierti, sempre con un sorriso e due

Un racconto ambientato nel 2002 in una Parigi stravolta dalle paranoie del protagonista Simone, rinchiuso tra le mura di un ospedale psichiatrico con un buco nella memoria di quarantotto ore. Una storia intensa e sofferta che riflette un momento storico

Bastano poche note per riconoscere il leit motiv di “Profondo Rosso”, una perla nella storia del gruppo progressive-rock dei Goblin, famoso soprattutto per aver musicato i film di Dario Argento tra cui appunto l’omonima pellicola cult Profondo Rosso (1975), ma

Y.a.w.p. live martedì 26 settembre in occasione del secondo appuntamento della Foruli jam session, una creazione a cura dell’associazione culturale che ha base nell’omonima frazione di Scoppito. Funziona così: band sempre differenti aprono la serata portando sul palco dell’Irish cafè

Non molti lo ricordano, ma qualche settimana dopo il sisma del 6 aprile, Piero Pelù si presentò all’Aquila a bordo di un’auto improbabile. Una visita silenziosa, fuori dal coro e, soprattutto, fuori dal mainstream della Protezione civile targata Bertolaso &

Prima della lotta contro Ticketmaster, prima dei concerti per i quali sono diventati leggende del rock, prima di quel colpo di fucile che ha sconvolto un’intera generazione e molto prima delle setlist twittate e dei video condivisi su YouTube, prima

«Vossignoria non muoia signor mio, pigli il mio consiglio, badi a vivere, ché non può fare l’uomo peggiore bestialità in questa vita del lasciarsi morire così alla babbalà, senzaché nessuno lo ammazzi né altre mani lo finiscano fuorché quelle della

C’è un viaggio , il viaggio che tutti abbiamo nella mente, il viaggio della nostra vita quello a cui affidiamo il nostro cambiamento, il nostro futuro. C’é il viaggio che abbiamo nel cuore a cui affidiamo la nostra felicità .

Come raccontare le nuove schiavitù con un linguaggio giornalistico efficace e capace di sensibilizzare le persone verso temi complessi come la prostituzione, l’accattonaggio, lo sfruttamento del lavoro minorile e tanti altri tipi di prevaricazioni? Ci ha provato ieri l’associazione KirmiziLab