Memoria, metamorfosi e alternanza tra creazione e distruzione in quattro percorsi narrativi che da stamattina accoglieranno i visitatori fino al 19 febbraio 2023. Questi gli snodi di “Afterimage” mostra collettiva il cui allestimento è curato dal direttore del Maxxi L’Aquila,

Le fantasie tra musica e immagini a cura del duo artistico Masbedo; le foto di Armin Linke dentro e fuori i Laboratori del Gran Sasso; l’omaggio di Claudia Pajewski al Mammut, simbolo identitario dell’Aquila; i 120 scatti da 5 grandi

Le geometrie del presente, le caratteristiche del territorio, le dinamiche di questo tempo sospeso, tra i solchi del sisma ancora presenti e le prospettive di una società che cerca di lasciarsi alle spalle i segni della pandemia. L’offerta artistica del

Aperture straordinarie per il ponte di Ognissanti e incontri con alcuni protagonisti dell’esposizione inaugurale. Così il Maxxi L’Aquila si apre al territorio, in una prospettiva che guarda anche alla popolazione universitaria. Non a caso, è il giovedì il giorno scelto

«Faremo “un’ecografia” dei percorsi interni del Forte Spagnolo». Nicolò Massazza parla a nome dei Masbedo, duo di artisti-performer portato avanti in coppia fissa con Iacobo Bedogni. Hanno partecipato a diverse esposizioni collettive internazionali anche nel Castello di Rivoli e Torino,

Musica, danza, arti performative, commistioni con il jazz. Dopo aver accolto circa 3mila visitatori nel solo mese di agosto, il Maxxi L’Aquila è pronto a ripartire con i primi appuntamenti di un settembre ricco di eventi e collaborazioni. Si inizia

Maxxi L’Aquila, la nuova sede del Maxxi Museo nazionale delle arti del XXI secolo ospitata negli spazi barocchi di Palazzo Ardinghelli, restaurato dai tecnici del ministero della Cultura, domenica 30 maggio 2021 apre le sue porte al pubblico con una grande mostra, un programma di visite gratuite su

«Nonostante le sue ferite, le difficoltà del momento, legate anche alle dinamiche della ricostruzione pubblica, L’Aquila sta giocando la sua carta nel panorama culturale, grazie al lavoro delle sue istituzioni. Come si può affermare il contrario?». All’indomani dell’analisi impietosa dello