L’intervista. Sharon den Adel (Within Temptation)
“Come artisti siamo ispirati dal mondo e abbiamo la nostra musica come strumento a disposizione. Siamo narratori e credo che, come esseri umani, ci sono tante questioni controverse di cui bisogna parlare”. Così Sharon den Adel, cantante 49enne dei Within Temptation presenta “Bleed Out” l’ottavo album della band symphonic metal olandese pubblicato per la loro etichetta Force Music Recordings con distribuzione Bertus.
“Bleed Out” rappresenta un audace salto in avanti per la band. Dai riff djent contemporanei e di forte impatto alle melodie svettanti che mettono in luce le loro radici sinfoniche, i Within Temptation hanno creato un viaggio sonoro che fonde diversi stili musicali e temi che fanno riflettere. Si tratta di un album tanto epico quanto schietto e, ora più che mai, di una band che non ha paura di prendere posizione su questioni che le stanno a cuore. I Within Temptaion hanno proclamato con forza le loro convinzioni morali e il loro approccio impavido alla musica.
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Mentre canzoni come “Wireless” e “We Go To War” esaminano l’aggressione autoritaria in Ucraina e in altre zone di guerra, la stessa title track affronta la situazione delle donne che lottano per i loro diritti in Iran dopo l’omicidio di Mahsa Amini.
“Ho vissuto nello Yemen quando ero piccola”, racconta den Adel. “I miei genitori hanno vissuto in diversi Paesi del Medio Oriente e li ho visitati spesso quando erano lì. È un mondo diverso. Grazie al tempo trascorso lì, mi sento legato a quella parte del mondo. Sono rimasta incredibilmente colpita dal coraggio delle giovani donne che hanno bruciato i loro veli sapendo che sarebbero state messe in prigione o peggio – è straziante”.
Questa attenzione appassionata e politica si riflette nell’intensità e nella pesantezza della musica. Abbracciando una nuova era di esplorazione musicale e di profondità lirica, i Within Temptation si sono superati e hanno mostrato la loro evoluzione artistica.
“Bleed Out” è un lavoro influenzato da alcuni recenti accadimenti di politica internazionale, dalla guerra in Ucraina alle rivolte del popolo iraniano dopo l’uccisione di Mahsa Amini. In quale misura, questi eventi, hanno influenzato il vostro songwriting? Le canzoni presenti nella tracklist hanno subito modifiche dopo questi episodi o sono state scritte appositamente per cantarli?
Credo che i messaggi contenuti in “Bleed out” possano arrivare in tanti modi diversi e che i video e le interviste che ne seguono possano dare più visibilità a una determinata tematica. Perché ormai, ad esempio, nessuno parla più di Mahsa Amini. Quello che succede in Iran è relegato nella sfera delle “old news” purtroppo. Attraverso la musica, in qualche modo, cerchiamo di contribuire a mantenere alta l’attenzione sull’Iran.
Sull’Iran ci sarebbe molto da dire, a partire dalla recente nomina di Ali Bahreini (rappresentante iraniano all’Onu) alla presidenza del Forum Sociale 2023 del Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc) a Ginevra. Sembra un paradosso.
In effetti lo è…
Oltre alla guerra alle porte dell’Europa c’è il conflitto tra Israele e Palestina che si è riacceso nelle settimane addietro. Se “Bleed Out” non fosse stato già in fase di stampa, ne avreste parlato? Il numero delle vittime aumenta giorno dopo giorno. Chiedo questo nella consapevolezza di quanto sia difficile, a questo punto, dire “fermate il fuoco”, la questione è complessa…
Penso che sia una situazione molto complessa proprio perché non ha una storia recente. Le origini di quello che vediamo oggi risalgono a 75 anni fa e anche prima di quel periodo. Problematiche che c’erano già prima che nascessi. Quindi è molto difficile a questo punto intervenire sulla questione israeliana o parlare di quello che sta avvenendo a Gaza. Nel caso della guerra in Ucraina ho potuto seguirne gli sviluppi passo dopo passo, specie dopo l’aggressione russa. Qui la vicenda è controversa, ma ci tengo a dire che penso sia triste che sia da parte di Hamas, sia da parte di Netanyahu con il suo governo, si continui a parlare sempre e solo di guerra. Sembra che non ci sia alcuna volontà di arrivare a un accordo o una soluzione. Perché è questo quello che serve dopo tanti anni. Continuando a uccidere, Netanyahu non si dimostra migliore di Hamas e sono i civili a farne le spese.
Con questo lavoro prendete ufficialmente posizione verso alcune tematiche scottanti: cosa pensate di coloro i quali sostengono che gli artisti non dovrebbero mai farlo? Quale credete che sia il ruolo della musica e dell’arte più in generale in questo preciso momento storico?
Come musicisti siamo narratori di storie: osservi, racconti, aggiungi qualcosa di ciò che vedi nel mondo, ma hai anche le tue idee che esponi.
La pandemia ha costretto i Within Temptation, come del resto molte altre band, a rivedere le logiche di mercato e di pubblicazione dei propri album. Su “Bleed Out”, infatti, compaiono sette brani che sono stati pubblicati come singoli negli ultimi anni. Credi che questo fattore possa incidere sulle vendite? Lo considerereste una strategia da ripetere?
Questa cosa fa un po’ ridere. Sono d’accordo con voi, può sembrare una strategia, ma noi non abbiamo messo in campo intenzione nel farlo. In realtà qualche schema lo avevamo, ma tutto è andato fuori controllo a causa delle restrizioni collegate alla pandemia in un momento in cui nessuno aveva contezza di quanto a lungo questa situazione sarebbe durata. E quindi ci siamo detti: ‘pubblichiamo questo singolo oggi e poi, se il tour viene di nuovo rimandato, continuiamo a mettere nuove canzoni in rete’. Siamo arrivati così a cinque nuovi singoli che hanno preceduto l’album. Questa scelta, in un certo senso, ha aiutato tutti, dai fan che ci hanno espresso apprezzamenti, a noi stessi che, nel fare cose, ci siamo tenuti mentalmente attivi. Certo, ora arriva il rovescio della medaglia, con alcuni fan che si lamentano che le canzoni inedite sono relativamente poche. Ma il nostro tempo è stato limitato, anche per via dei tour con gli Iron Maiden e gli Evanescence e la partecipazione a tutti gli altri festival.
Nel brano “Shed My Skin” appare Christoph Wieczorek della band Annisokay? Puoi dirci di più su questa collaborazione?
Ci piace il sound della band e abbiamo cercato in “Shed My Skin” quell’approccio per dare una dimensione diversa per questo abbiamo stretto i contati con gli Annisokay e con Wieczorek.
Rispetto agli inizi, come è cambiato il vostro approccio al songwriting? Può descrivere e raccontare la vostra evoluzione come compositori?
C’è stata un’evoluzione, certamente. Abbiamo iniziato la carriera da adolescenti, arrivando al primo album che eravamo poco più che maggiorenni. Da allora sono passati 27 anni in cui abbiamo cercato sempre nuovi suoni, nuove atmosfere, nuovi arrangiamenti, provando a non annoiare ed a non annoiarci.
A dicembre tornerete in Italia per una data all’Alcatraz di Milano. Molti fan italiani chiedono però anche altre location come Roma o Firenze per consentire a chi è più distante di vedervi dal vivo. Sarà possibile tutto questo?
Saremmo felici di fare altri concerti in Italia, ma dipende dal tour management… amiamo i fan italiani, sono molto calorosi e passionali.
di Federico Falcone e Fabio Iuliano – fonte: www.thewalkoffame.it
“Bleed Out” is a work strongly influenced by recent international political events, from the war in Ukraine to the Iranian people’s uprising after the killing of Mahsa Amini. To what extent have these events influenced your songwriting? Have the songs on the tracklist been modified after these episodes, or were they specifically written to address them?
I believe the messages in “Bleed Out” can be interpreted in many different ways, and the videos and interviews following them can bring more visibility to specific issues. For example, no one talks about Mahsa Amini anymore, and what happens in Iran is relegated to the realm of “old news,” unfortunately. Through music, we try to contribute to keeping attention on Iran.
There’s much to say about Iran, starting from the recent appointment of Ali Bahreini (Iranian representative to the UN) as the president of the 2023 Social Forum of the United Nations Human Rights Council (UNHRC) in Geneva. It seems paradoxical.
Indeed it is.
Apart from the war at the gates of Europe, there’s the conflict between Israel and Palestine that has reignited in recent weeks. If “Bleed Out” hadn’t already been in the printing phase, would you have addressed it? The number of victims increases day by day. I ask this aware of how difficult it is at this point to say “stop the fire”; the issue is complex.
I think it’s a very complex situation because it doesn’t have a recent history. The origins of what we see today date back 75 years and even before that time. Issues that were already there before I was born. So it’s very difficult at this point to intervene in the Israeli or Gaza issue. In the case of the war in Ukraine, I could follow its developments step by step, especially after the Russian aggression. Here, the situation is controversial, but I want to say that I find it sad that both Hamas and Netanyahu with his government continue to talk only about war. It seems that there is no willingness to reach an agreement, a solution. Because that’s what is needed after so many years. Continuing to kill, Netanyahu doesn’t prove to be better than Hamas, and civilians are the ones paying the price.
With this work, you officially take a stand on some burning issues. What do you think of those who argue that artists should never take a position? What do you believe is the role of music and art more generally at this precise historical moment?
As musicians, we are storytellers: we observe, tell stories, add something from what we see in the world, but also our ideas.
The pandemic forced Within Temptation, like many other bands, to rethink the logic of market and album releases. On “Bleed Out,” seven songs that were released as singles in recent years appear. Do you think this factor could affect sales? Would you consider it a strategy to repeat?
The thing is, this is quite funny. I agree with you; it seems like a strategy, but we didn’t have any strategy. In reality, we had some plan, but everything went out of control due to pandemic-related restrictions. At a time when no one had any idea how long this situation would last. So we said, ‘let’s release this single today, and if the tour is postponed again, let’s release another song.’ We ended up releasing five new singles that preceded the album. In a way, this choice helped everyone, from fans who expressed appreciation to ourselves, keeping mentally active by doing something we love when we couldn’t perform. Of course, now there’s a backlash, with some fans complaining that there are relatively few new songs. But our time was limited, also because of the tours with Iron Maiden and Evanescence and all the other festivals.
In the song “Shed My Skin,” Christoph Wieczorek from the band Annisokay appears. Can you tell us more about this collaboration?
We like the sound of the band, and we sought that approach in “Shed My Skin” to give it a different dimension. So, we contacted Annisokay and Wieczorek.
Compared to the beginnings, how has your approach to songwriting changed? Can you describe and recount your evolution as composers?
There has been an evolution, inevitably. We started our career as teenagers, reaching the first album when we were just over eighteen. Since then, 27 years have passed, during which we have always sought new sounds, atmospheres, arrangements, trying not to bore ourselves or others.
In December, you will return to Italy for a show at Alcatraz in Milan. Many Italian fans also ask for other locations like Rome or Florence to allow those far from Rome to see you live. Will this be possible? What is your relationship with the Italian fan base?
We would be happy to do more concerts in Italy, but it depends on the tour management. We love Italian fans; they are very warm and passionate.
1: We Go To War
2: Bleed Out
3: Wireless
4: Worth Dying For
5: Ritual
6: Cyanide Love
7: The Purge
8: Don’t Pray For Me
9: Shed My Skin (feat. Annisokay)
10: Unbroken
11: Entertain You
Sharon den Adel – Voce
Mike Coolen – Batteria
Stefan Helleblad – Chitarra
Ruud Jolie – Chitarra
Martijn Spierenburg – Tastiere
Jeroen van Veen – Basso
Robert Westerholt – Chitarra