Le rose nel Ground Zero aquilano
7 Aprile 2025 Condividi

Le rose nel Ground Zero aquilano

Stanno lentamente appassendo i fiori bianchi adagiati lungo il bordo vasca, sulle lastre in acciaio corten dove sono incisi i nomi delle 309 vittime del sisma. Un tappeto di rose che, ancora per qualche giorno, riempirà il Parco della Memoria: omaggio effimero, ma profondamente radicato in un progetto che affonda le sue origini nell’essenza stessa della vita. Quella terrena. Vissuta. Palpabile. Quella che lascia tracce, che disegna spazi, che costruisce memoria.
L’intento originario della trasformazione di piazzale Paoli era proprio questo: dar forma a un frammento di città capace di raccontare un evento, onorare le vittime, accendere la scintilla di una rinascita possibile. Una voce viva del territorio, eco di chi lo abita. I fiori bianchi sono stati distribuiti nella notte di sabato, nell’ultimo tratto della fiaccolata commemorativa.

“A Ground Zero, a New York – il luogo della memoria dell’11 settembre – c’è un fiore per ognuno dei circa tremila morti, messo in occasione dei compleanni. Quelle persone sono più vive di noi: è il segno che la comunità non le ha dimenticate”, ha ricordato Vincenzo Vittorini prima di lasciare via 20 Settembre. “Significa che una comunità intera ha risposto in maniera importante. È chiaro che questo è un luogo del dolore, ma è anche un luogo dove queste persone continueranno a vivere. Basta portare un fiore ogni giorno per rendere questo spazio qualcosa di vivo. Un luogo dove si possano tenere convegni sulla prevenzione, sulla memoria, sulla giustizia.

È questo che noi familiari delle vittime abbiamo voluto”. Anche quest’anno, la giornata del 6 aprile è stata occasione di ricordo, rispetto, condivisione, resilienza, prevenzione e futuro. Un futuro che scorre come l’acqua della lunga vasca: simbolo della vita collettiva, e delle radici profonde che, anche qui, legano la comunità al proprio territorio. Sul lato destro, un’area definita da vegetazione spontanea e giardino secco instaura un dialogo visivo e simbolico con la vasca stessa. Sul lato sinistro prende forma il percorso della memoria: una passerella attraversa l’acqua, connettendo due spazi dedicati alla riflessione. Al centro del Parco, l’obelisco. Una sentinella silenziosa, punto di convergenza tra forma e spirito. Raccoglie le energie profonde della terra per slanciarsi verso il cielo.

È l’albero della vita che assorbe linfa dal fondale sommerso per poi librarsi in verticale, in un ciclo perpetuo. Al lato del monumento c’è un albero vero, il cui tronco è in cinto da una bandiera greca. La foto è quella di Vasileios Koufolias, studente morto proprio qui a due passi, nel crollo della palazzina di via Campo di Fossa. Come accade da diversi anni, sua madre e sua sorella sono tornate all’Aquila per ricordarlo. All’ombra del tronco un cerchio di pietre, dei lumini, un giochino a elica e delle biglie colorate, una per ciascuna delle 24 vittime del crollo del palazzo.

In questi anni, ai segni del dolore, i familiari hanno dovuto aggiungere l’umiliazione di una sentenza, poi riformata in Appello, che attribuiva a chi scelse di restare a casa una parte di responsabilità. Quante storie racconta ancora questo spazio, allestito solo dopo aver rimosso cemento e sangue. Tra queste storie, anche quella del pilone Lorenzo Sebastiani, ricordato ogni anno negli ambienti del rugby. Era con un gruppo di amici quando arrivò la prima scossa, dopo le 23. Si erano spaventati e avevano deciso di passare la notte insieme per farsi coraggio, e così non tornò a casa.