“Destinazione paradiso”: il significato dietro la canzone
12 Febbraio 2023 Condividi

“Destinazione paradiso”: il significato dietro la canzone

Destinazione paradiso è uno dei brani cult della storia della musica italiana degli anni Novanta, che ha consacrato Gianluca Grignani al successo e lo ha fatto entrare di diritto nella categoria degli artisti maudits.

Il brano presentato a Sanremo giovani nel 1995, con cui arrivò solo sesto, diede il là a una catena di ininterrotti successi. Si tratta del secondo singolo estratto dal disco omonimo che collezionò 700 milioni di copie in Italia e 1 milione in tutto il mondo.

Gianluca Grignani racconta con una disarmante semplicità il momento in cui sembra che la vita non possa andare avanti, che nulla abbia più un senso. Eppure il mondo sembra non accorgersene. Anzi se ne accorge, ma se ne frega. E va avanti, che tu ci sia o no, non chiedendosi se troverai il coraggio di prendere aria al prossimo respiro. Non domandandosi se hai bisogno di un momento per crollare, per cedere al dolore e fermare il mondo per qualche secondo, giusto il tempo di capire come andare avanti e se hai le forze per farlo. Se hai bisogno fisicamente di un posto per scrollarsi via di dosso quello che ci è stato detto e quello che oramai si sa. Non trovando nemmeno un secondo per poggiarti una mano sulla spalla per chiederti se ce la fai e se hai bisogno di essere preso per mano.

Leggi anche: Sanremo 2023, quarta serata: Chiara Francini e Mengoni vincitore della gara delle cover

E allora che fare? E allora sai che c’è, meglio mollar tutto e partire, tanto non se ne accorge nessuno. Nessuno tranne chi è nella tua stessa condizione e come te sceglie la via che sembra più ovvia per ritrovare quello che (o forse chi) hai perso. Ti siedi al tuo posto, prendi un respiro e parti per un viaggio che sembra farti risentire la leggerezza. Nessun intoppo, nessuna fermata. Una sola direzione: una immaginaria città – Paradiso, da cui non si può tornare se non in volo.

Nonostante i tentativi di leggervi una fuga dalla realtà, una meta spirituale di benessere (una sorta di Nirvana o di ascesi) o persino un effetto da stupefacenti, questo brano non sembra chiedere chissà quali riflessioni o ricerca di significati. Un viaggio a senso solo. Senza ritorno se non in volodiretto verso il Paradiso senza esitazioni.

Senza limiti e senza giudizi. Perché seduto anzi seduta a fianco a te su questo metaforico treno c’è una persona che ti tiene il posto. E qui ci potrebbero essere diverse letture. Qualcuno che ti capisce, che si trova nella tua stessa situazione, per ricordarci che mentre il nostro mondo crolla, molto probabilmente nello stesso momento sta succedendo anche ad altri?

Qualcuno con il tuo stesso desiderio di libertà che degenera in una disperazione esistenziale e diventa rassegnazione, contemplazione serena di un gesto estremo?

O ancora – come è sembrato subito ovvio – un’amata deceduta troppo presto, partita prima per occuparti il posto, che torna a prenderti, che ti strappa via dalla ormai insopportabile realtà e ti guida verso Paradiso Città, dove di nuovo potrete stare insieme.

Possiamo dichiarare sicuramente esclusa l’ipotesi che si parli della stazione della metropolitana di Torino o di quella del comune di Wiltz in Lussemburgo, che portano il nome “Paradiso”.

Leggi anche: Chiara Francini a Sanremo: penso di essere una “donna di merda” – testo integrale

Nei ben 28 anni dall’esordio sul palco dell’Ariston, nel momento in cui il brano ha abbandonato l’intimità di Grignani per diventare “nostra”, lo stesso cantante ha cambiato più volte versione. Forse spaventato dall’etichetta o rendendosi conto di come le parole possano essere strumentalizzate dai media e dalla società.

Sul momento un ventitreenne Gianluca raccontò a Pippo Baudo: “L’ho scritta perché mi volevo ammazzare. Ero in albergo spossato quando un tg ha detto di quei due ragazzi sardi… La prima cosa che m’è venuta in mente è stata: l’hanno fatto mezz’ora prima che io salissi sul palco a cantare. Loro l’hanno fatto…“. Grignani si riferiva a Ivo Cabras e Stefano Salaris che il 26 febbraio 1995 decidono di togliersi la vita gettandosi sotto un treno della linea Sassari – Cagliari.

Poi la motivazione sembrò diventare più intima: raccontò di essere riuscito a venire fuori da un periodo buio in cui si sentiva perso e non vedeva un possibile futuro. “Deserto totale. – dichiarò Grignani – Ma in una parola, quel che ti porta sull’orlo è la confusione. La vita ti gira attorno e tu non ci entri mai. Oppure ti piombano addosso troppe emozioni che non sai filtrare e ti prende come una noia…  un male sordo che diventa violento, e tu non capisci perché ci sei in mezzo. E sei confuso… e diventi muto. […] Sarà banale, ma siamo malati di incomunicabilità.

In una recente intervista per Rolling Stone, Grignani, che ha da poco compiuto 50 anni, offre un’interpretazione inedita, ribaltando completamente la prospettiva: “L’idea del testo di Destinazione paradiso nasce da Stairway to Heaven. All’epoca non conoscevo bene l’inglese, non capivo tutte le parole del pezzo dei Led Zeppelin ed è stato un bene perché ho fatto lavorare la fantasia. La mia è una canzone con una visione di liberazione, era la mia scala per il paradiso. La cosa del suicidio è stata ingigantita quando, dopo Sanremo, sono andato dalla Dandini. Mi hanno chiesto perché l’avevo scritta e ho risposto che avevo pensato al suicidio. Sì, ci avevo pensato, come quasi tutti, ma da ragazzino e una sola volta, poi basta. Non conoscevo i media e le mie parole sono state strumentalizzate. Quindi no, non è dedicata al suicidio. La ragazza? Non esisteva in realtà, semplicemente non potevo immaginarmi di fare quel viaggio da solo.

Leggi anche: Depeche Mode: a marzo il nuovo album “Memento Mori”, anticipato dal singolo “Ghosts Again”

Quale sia la versione giusta in realtà, Destinazione paradiso resta un capolavoro che racconta la tappa finale di un percorso di elaborazione del dolore. Un epilogo in cui l’unico modo per ritrovare la felicità perduta sembra riunirsi con la persona amata nell’oblio dell’aldilà. O magari uno slancio dell’anima oltre la dimensione terrena, verso quella spirituale.

Il testo

Un viaggio a senso solo
Senza ritorno se non in volo
Senza fermate né confini
Solo orizzonti, neanche troppo lontani

In questo girotondo d’anime
Chi si volta è perso e resta qua
Lo so per certo amico
Mi son voltato anch’io
E per raggiungerti ho dovuto correre

Ma più mi guardo in giro e vedo che
C’è un mondo che va avanti anche se
Se tu non ci sei più
Se tu non ci sei più

Non ti è mai successo di fermarti
Per guardare indietro e vedere se
Il mondo se è fermato lì con te
Oppure ha girato lì all’angolo per nascondersi

Io lo faccio spesso e sai cos’è
È un fuoco che non scotta più perché
Non brucia più
Non brucia più

E dimmi perché
In questo girotondo d’anime non c’è

Un posto per scrollarsi via di dosso
Quello che c’è stato detto e
Quello che oramai si sa

E allora sai che c’è
C’è, che c’è

C’è che prendo un treno che va
A Paradiso Città
E vi saluto a tutti e salto su
Prendo il treno e non ci penso più
Un viaggio a senso solo
Senza ritorno se non in volo
Senza fermate né confini
Solo orizzonti neanche troppo lontani
Io mi prenderò il mio posto
E tu seduta lì al mio fianco
Mi dirai: destinazione Paradiso

Un viaggio a senso solo
Senza ritorno se non in volo
Senza fermate né confini
Solo orizzonti, neanche troppo lontani
Io mi prenderò il mio posto
E tu seduta lì al mio fianco
Mi dirai: destinazione Paradiso

C’è, che c’è
C’è che prendo un treno che va
A Paradiso città
Io mi prenderò il mio posto
E tu seduta lì al mio fianco
Mi dirai destinazione paradiso
Paradiso Città.

Uno spettinato e semplicissimo Gianluca Grignani in un campo di terra nuda: una particolare sedia di vimini e una chitarra è tutto ciò che basta per raccontarsi a cuore aperto. Ma ad un certo punto Grignani si alza e inizia a correre: si libera della camicia, cade più volte e si rialza, fuggendo dalla telecamera, dalla realtà, da questo girotondo d’anime.

di Sara Paneccasio – fonte: The Walk of Fame