Richard Galliano, tra omaggi e tour con i Solisti Aquilani
8 Novembre 2023 Condividi

Richard Galliano, tra omaggi e tour con i Solisti Aquilani

“Prima dell’armonia viene la danza, il ritmo che il mio strumento è in grado di evocare, poi tutto il resto”. Richard Galliano parla così del suo modo di concepire la musica, in un percorso artistico che restituisce una dimensione moderna alla fisarmonica nel jazz. Un percorso che vede la tradizione come punto di partenza per dare vita a nuove possibilità, la modernità come riferimento per un percorso in continua evoluzione. Fisarmonicista, bandoneonista e compositore 72enne francese dalle radici italiane, Richard Galliano dà il via oggi a una serie di sette concerti tra l’Abruzzo, le Marche e il Molise.

Al centro i suoi strumenti e il suo Passion Galliano, il programma messo in campo come solista che costituisce un’occasione di potersi confrontare – nella dimensione del concerto in solo – con tutti i riferimenti e le ispirazioni che hanno attraversato la sua musica. “Era il mio desiderio più grande”, spiega, “dare il giusto posto a questo strumento, ingiustamente definito un ‘pianoforte dei poveri’ mentre la mia fisarmonica è sempre stata per me uno Steinway con le tracolle. Deciso a restaurare l’immagine del mio strumento, ho lasciato le mie Alpi Marittime, sono ‘andato a Parigi’ come tanti altri. Lì ho avuto la possibilità di incontrare artisti che si sono subito fidati di me, tra cui i fisarmonicisti Joss Baselli, André Astier, i cantanti Claude Nougaro, Serge Reggiani, Barbara, i jazzisti Chet Baker, Charlie Haden, Ron Carter e Michel Portal. Poi, all’inizio degli anni ’80, ci fu la collaborazione e la nascita di un’amicizia con Astor Piazzolla, e una stretta collaborazione su diverse creazioni come Famiglie di artisti, Sogno di una notte di mezza estate, Tre Preludi per fisarmonica da concerto, Balletto Tango per quattro fisarmoniche”.

La valse musette, il tango, l’opera, la musica per il cinema, la canzone, naturalmente, il jazz, il senso per l’improvvisazione e la grande maestria tecnica si sintetizzano nella lettura personale e appassionata di Galliano, una lettura sempre convincente, emozionale e carica di significato, una lettura che, in qualche modo, rende anche omaggio alla figura del suo stesso protagonista, come a sottolineare la misura e le coordinate del contributo portato nel corso della sua carriera al jazz e allo strumento. Nell’arco della sua carriera Galliano ha collaborato anche con Charles Aznavour, Enrico Rava e Michel Petrucciani, tra gli altri. Stasera, il concerto al Teatro dei Marsi di Avezzano. Domani, Galliano sarà al Teatro Massimo di Pescara. Sabato è previsto un concerto al teatro Savoia di Campobasso, domenica 12 sarà al teatro Caniglia di Sulmona. Mercoledì 15, giovedì 16 e venerdì 17, Galliano suonerà insieme ai Solisti Aquilani, in un set specifico, rispettivamente a Senigallia, L’Aquila e Teramo.

Che tipo di concerti possiamo aspettarci?
I concerti che propongo oggi ripercorrono la storia della mia vita artistica, l’itinerario di un bambino animato dalla passione per la musica. Ogni concerto è diverso dagli altri perché non voglio annoiare e non voglio annoiarmi. Do spazio a varie composizioni del mio repertorio personale, così come omaggi ad autori importanti come Astor Piazzolla. Dal 2010 ho lavorato su quattro album (Bach, Vivaldi, Nino Rota, Mozart), su iniziativa della prestigiosa etichetta Deutsche Grammophon. Questa intensa produzione mi ha riavvicinato alle mie prime registrazioni. Do respiro a diverse le mie composizioni in ballo come Chat Pître, Tango Pour Claude, La Valse à Margaux, ma anche a brani classici tra cui Ô Toulouse, Ma plus Belle Histoire d’Amour, Les Feuilles Mortes.

Tornerà a suonare con i Solisti Aquilani
Una collaborazione a cui tengo. Ho sempre avuto delle buone sensazioni sul palco con le differenti formazioni che si sono alternate. Sono felice di questi tre concerti.

Con l’Abruzzo la lega qualcosa?
Un po’ come tanti luoghi d’Italia, la terra di mio padre. Mi piace però declinare il mio affetto per questa terra attraverso la musica di Henry Mancini e Jo Basile.

di Fabio Iuliano – fonte: il CentroAnsa