“Musica oltre gli ostacoli”, il ritorno di Fresu
6 Settembre 2021 Condividi

“Musica oltre gli ostacoli”, il ritorno di Fresu

«Una maratona che celebra il jazz, come musica del presente, tra creatività e sperimentazione. La musica che ha forza di aggirare gli ostacoli e trovare sempre una sua strada». Trombettista di fama internazionale e presidente della Federazione nazionale Jazz italiano, Paolo Fresu è arrivato all’Aquila sulle note del concerto di apertura della giornata di ieri alla Casa dello Studente. Direttore artistico della manifestazione dal 2015 al 2019, ha passato il testimone negli ultimi due anni a un trio di volta in volta diverso, in quanto designato anno dopo anno. Quest’anno è toccato a Paolo Damiani (violoncellista e contrabbassista), Rita Marcotulli (pianista) e Alessandro Fedrigo (bassista).

Come mai questa scelta?
«Si tratta di una regola ben precisa che ci siamo dati. Serve a garantire una composizione eterogenea del programma, per rappresentare il mondo caleidoscopico del jazz italiano. In questi sette anni sono passati qualcosa come 4mila musicisti a rappresentare un mondo ricco e diversificato, forse unico nel panorama internazionale. L’occhio dei tre direttori artistici che cambiano di anno in anno permette anche di raccontare la grande ricchezza del mondo del jazz italiano».

Una rassegna che non si è mai fermata, anche in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, oppure dopo il sisma 2016 alla luce del quale acquisì un nuovo significato.
«Dopo il terremoto di Amatrice, la manifestazione fu allargata a ben 25 città italiane alla luce del lutto che aveva colpito questa terra. Siamo rimasti all’Aquila, confermando la manifestazione anche per l’anno successivo. Abbiamo sempre trovato un modo per realizzare un evento che si propone come unico nel panorama internazionale».

Una kermesse che lascia molto spazio alla commistione tra generi.
«Questo aspetto rappresenta la caratteristica principale del nostro tempo. Un tempo che i musicisti jazz sanno bene interpretare e quindi tradurre in musica».

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro