20 Aprile 2020 Condividi

Teatro e musica, stagione 2020-2021 nell’incertezza

Mentre iniziano a circolare ipotesi su quella che sarà la fase due, con riaperture e riduzioni progressive delle misure di contenimento del contagio, organizzazioni, enti di produzione e associazioni culturali si interrogano sul futuro della loro offerta. Un dibattito nazionale che non fa eccezione nella nostra regione. A partire dalla provincia dell’Aquila, a cui fanno riferimento istituzioni dal curriculum prestigioso che hanno dovuto stravolgere il calendario stagionale, in un momento di totale incertezza in cui mancano completamente punti di riferimento.

Ettore Pellegrino, direttore artistico dell’Istituzione sinfonica abruzzese, così come del Teatro Marrucino di Chieti, si è preso la briga di tirare il “freno a mano” il 4 marzo, una scelta inevitabile col senno di poi, ma tutt’altro che scontata all’inizio dell’emergenza. L’Osa, l’Orchestra sinfonica regionale, si muove nell’ambito dell’Associazione dei teatri di tradizione ed è chiamata a rispettare alcuni parametri per rientrare nei fondi Fus. Fermare la macchina vuol dire fare i conti con queste premesse, così come con la necessità di dare una risposta a tutti i dipendenti, parliamo di 35 professori d’orchestra a cui si aggiungono gli amministrativi. «Non è stata dunque una decisione presa a cuor leggero», sottolinea il maestro Pellegrino. «Naturalmente, possiamo contare sugli ammortizzatori sociali previsti dal Fis, Fondo di integrazione salariale, ma la situazione è delicata».

Mentre cresce quotidianamente la lista di concerti rinviati, con nuove programmazioni che considerano anche la possibilità di far slittare interi tour al 2021, la priorità per professionisti come Pellegrino è capire quali azioni mettere in campo subito: «Ovvio che i nostri diretti interlocutori – penso all’arena di Verona o le Terme di Caracalla – non possono fornire risposte immediate, in ogni caso legate all’apparato di misure di sicurezza introdotte dal governo nella cosiddetta fase 2. Quello che mi risulta possibile», valuta Pellegrino, «è sperare in una serie di appuntamenti all’aperto fruibili nel rispetto delle norme. Verificheremo la possibilità di partecipare ad appuntamenti come il Festival di Tagliacozzo». Sicuramente si può pensare a raddoppiare gli spettacoli per dividere il pubblico in più tranche. Molto meno immediata è l’applicazione delle eventuali disposizioni ad attori o musicisti. Difficile immaginare che si possa applicare il distanziamento sociale a un’orchestra il cui impatto sonoro scaturisce anche dall’insieme. Altrettanto difficile immaginare l’utilizzo delle mascherine tra i fiati o tra i cantanti.

«Per ora», afferma Pellegrino, «la preoccupazione resta legata ai parametri annuali che istituzioni come la nostra sono chiamati rispettare: almeno 55 esibizioni l’anno con un numero minimo di orchestrali».
In tal senso, il direttore artistico della Società concertistica Barattelli, Fabrizio Pezzopane, si dice convinto dell’introduzione di strumenti legislativi ad hoc per rivedere questi parametri. «Siamo in un momento», spiega, «in cui è difficile anche organizzare gli spostamenti di artisti. E quindi, semmai, è possibile solo fare dei ragionamenti su spettacoli “a chilometro zero”.

Questa situazione può perdurare per mesi e quindi noi stiamo già pensando a come orientare gli accordi intrapresi per la prossima stagione. Nel frattempo, forniamo ai nostri abbonati del materiale audio-video relativo agli eventi già programmati». Ma è comunque difficile fare previsioni, forse anche inutile.

«Come amministratore», sottolinea il giornalista e scrittore catanese Pietrangelo Buttafuoco, da novembre presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo, «ho il dovere di fare i conti con la realtà. Prima di fare qualsiasi ipotesi operativa, c’è la necessità di “vedere cammello”, bisogna capire cioè quali strumenti legali verranno adottati, a partire dalle linee guida del Mibac. Mi auguro che il governo», aggiunge, «riconosca il valore primario del lavoro di chi promuove arte e cultura. La rinascita dietro ogni catastrofe è da sempre legata a una resistenza culturale, si pensi al violoncello di Rostropovich mentre cadeva il muro di Berlino oppure alla mobilitazione per salvare il teatro Bolshoi».
Secondo Buttafuoco, «un conto è far riaprire le piccole librerie, altra cosa è sostenerle con azioni concrete, anche riguardo alle garanzie di fronte agli istituti di credito che considerano il valore del patrimonio librario pari a zero».

Sulla stessa linea Lino Guanciale, il golden boy della fiction e del teatro, che dirige nella sua Avezzano il Teatro dei Marsi: «Vi sono serie difficoltà economiche legate all’ammortizzazione sociale del momento. Necessario ripartire prima della desertificazione teatrale e culturale del Paese. Stiamo comunque lavorando alla prossima stagione».
A proposito di piccole librerie, all’Aquila lo staff della Polarville che cura la stagione garage – alternative rock Novenove City Rockers è pronto a ripartire senza alcuna certezza.

Poi c’è la partita delle associazioni teatrali. Nella provincia, sono diverse ad aver chiesto un’attenzione straordinaria all’assessore Mauro Febbo: I Guastafeste, Ricordo, Teatrabile, Teatro Dedalus, Mimi Clown dell’Aquila; il Volo del Coleottero, Teatranti tra tanti ad Avezzano; Classemista, I Viaggiatori del tempo, Marfateatro, Fantacadabra a Sulmona; Teatro comunale di Pratola.

«Possiamo pensare a spettacoli che consentano distanza minima tra gli spettatori. Tuttavia, si tratta di possibilità limitate alle nostre produzioni», commenta Alessandro Martorelli direttore artistico, insieme ad Antonio Pellegrini, del teatro Off (Limits) di Avezzano. C’è incertezza in merito ad appuntamenti estivi come il teatro ad Alba Fucens, oppure ai Cantieri dell’immaginario. «Sarebbe una linfa per tutti noi», commenta Giuseppe Tomei di Spazio Rimediato.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro