Erri De Luca all’Aquila per parlare dei segni del tempo
8 Marzo 2025 Condividi

Erri De Luca all’Aquila per parlare dei segni del tempo

Entrare in un’età matura significa vivere una dimensione nuova, ignota e pressoché inaspettata. Lo racconta Erri De Luca nel suo nuovo volume L’età sperimentale che vede i contributi della stilista Ines de la Fressange, un testo che si proietta nel tempo di un’età che avanza. Un libro intimo e profondo,  aperto a importanti riflessioni che investono la vita. De Luca ne parlerà all’Aquila venerdì 14 marzo (ore 18) alla Galleria 99 (piazzale Trony) in un appuntamento  organizzato dall’associazione Il Cielo capovolto e da Maccarrone Libri. “La vecchiaia oggi”, spiega l’autore, “è sperimentale perché è numerosa come mai prima nella storia, grazie al raddoppio dell’età media in meno di un secolo. Poi è meglio assistita dalla medicina e dunque più attiva fisicamente. Io racconto la mia poca saggezza nell’affrontare l’età di cui mi sento un principiante allo sbaraglio, senza maestri e modelli”.
De Luca, lei ha vissuto molte vite: operaio qualificato, camionista, magazziniere, muratore, alpinista, scrittore, giornalista, poeta e traduttore. Ha cercato un filo conduttore tra queste esperienze distinte (se ha senso farlo)?
Non sono vite, non ne ho sette come i gatti, sono stati lavori e risposte alle urgenze del tempo. Non c’è una linea che unisce i vari punti e se devo disegnarne una, allora è a zigzag.
Nel libro cita un proverbio spagnolo: “Nadie te quita lo bailado – Nessuno ti toglie quello che hai ballato”. Cosa rappresenta per lei questa frase?
Nessuno può revocare il passato, nel bene e nel male. Nessuno mi toglie le felicità godute e i torti che ho potuto commettere.
Quanto è importante la libertà nell’età adulta e cosa significa per lei “non sprecare i giorni”?
Alla mia età l’unità di misura del tempo è il giorno. Ecco che cerco di essere all’altezza di questo dono che si rinnova senza alcuna certezza. Penso che ogni giorno ha il diritto di essere l’ultimo e io lo tratto da penultimo.
Tra i ricordi che lei definisce “compagni di viaggio” nel suo libro, quali la legano all’Abruzzo? Ci sono suggestioni o aneddoti particolari?
Prima di raggiungere in estate le Dolomiti salgo spesso al Gran Sasso, per la Direttissima al Corno Grande o per altre linee di scalata. Ho una robusta amicizia con la famiglia Porrini di Teramo, sono stato nominato cittadino onorario del comune di Morro D’Oro. Mi piace il vostro vino e la vostra tavola.
La sua scrittura appare diretta, essenziale e priva di orpelli: è uno stile che predilige?
Credo di essere preciso. Questo comporta la brevità. Per me si tratta di un rispetto per la persona che legge, più che di uno stile.
La spiritualità è un tema ricorrente nelle sue opere. Oggi, come si definirebbe da un punto di vista spirituale?
Sono un lettore di scritture sacre in ebraico antico, madrelingua del  monoteismo. Non sono credente e non mi attribuisco spiritualità. Condivido le mie piccole scoperte di lettore in quella lingua che riporta il discorso diretto della divinità.
Qual è la sua opinione sulle attuali tensioni internazionali, in particolare riguardo alla corsa agli armamenti che sembra essere auspicata da molti anche nel vecchio continente?
L’isolazionismo della nuova presidenza americana, il ritiro dagli organismi internazionali, perfino forse dalla Nato, lascia scoperta la difesa europea. L’Atlantico non è più un ponte tra due continenti.  È iniziata un’altra epoca, va affrontata.