Vandelli, porto in giro la musica di Lucio
Torna in Abruzzo il concerto spettacolo di Maurizio Vandelli dedicato a Lucio Battisti. Domani, a Sulmona, per la stagione della Camerata Musicale, è in programma al Teatro Caniglia questo pomeriggio (ore 17.30) l’omaggio a uno dei cantautori che hanno segnato la storia della canzone italiana, un artista che ha emozionato e unito le generazioni degli ultimi decenni.
Maurizio Vandelli, tra quelli che sono stati i suoi più grandi amici, ha voluto rendergli omaggio per gli 80 anni che Lucio non ha mai compiuto, attraverso un libro-cd e uno spettacolo originale e coinvolgente. Due ore di impatto sonoro con musica dal vivo “ri-sonorizzata e “ri-arrangiata”.
Accompagnato alle tastiere da Alessio Saglia, alla batteria da David Casaril, Giammarco Bassi e Claudio Beccaceci alla chitarra e al basso Massimiliano Gens Gentilini, Vandelli fa rivivere al pubblico le più belle canzoni della coppia Mogol-Battisti: Mi Ritorni In Mente, Emozioni, Dieci ragazze, 7 e 40, Giardini Di Marzo, Il Mio Canto Libero, Amarsi Un Po’, Perché No, Fiori Rosa Fiori Di Pesco, Non è Francesca, La Canzone Del Sole, Un’avventura, Con Il Nastro Rosa, Io Vivrò senza te, Il Tempo di morire, Pensieri e Parole e anche i brani più popolari dell’Equipe 84 che nel 1967 portò al primo posto in classifica, come 29 settembre, il primo strepitoso successo composto da Battisti. Al centro del palco due pedane e un maxi-schermo grazie al quale Vandelli duetta virtualmente con Dodi Battaglia, Fausto Leali, Donatella Rettore, Shel Shapiro.
Vandelli, come si costruisce una scaletta quando si vuole raccontare l’evoluzione di Lucio Battisti dalla sua prima musica alle sue innovazioni più recenti?
Lucio è uno dei pochi, anzi forse l’unico artista che io abbia mai ascoltato e vissuto nella sua epoca, a essere già evoluto fin dall’inizio. Ha realizzato album in cui ogni brano poteva essere un successo, senza pezzi da scartare. Era un artista straordinario. La mia scaletta si concentra soprattutto su ciò che ho fatto con lui: le collaborazioni, gli arrangiamenti, le partiture di chitarra, i cori. Queste sono le canzoni che porto sul palco.
Cosa pensa allora “dell’evoluzione” di Sanremo, che ultimamente strizza l’occhio anche alla trap, rispetto alla musica che Lucio Battisti portava sul palco?
Un paragone con Battisti non si può fare. La trap non è musica cantata, mentre Lucio creava melodie straordinarie con arrangiamenti altrettanto curati. Le sue erano canzoni che restavano in testa. La trap è più vicina a un parlato, difficile da cantare e da ricordare. Più che della trap ha senso parlare di rap, che ha una storia più articolata. La trap, invece, spesso si concentra su tematiche più aggressive.
Chi vede oggi come il rappresentante della vostra musica nel panorama musicale italiano?
È difficile indicare un vero erede della musica di Battisti o della musica che ho registrato con gli Equipe 84. Tuttavia, c’è un gruppo che mi ricorda lo spirito con cui l’Equipe si distingueva agli inizi con una musica alternativa: i Maneskin.
Cosa la lega all’Abruzzo? Ho tantissimi ricordi legati a questa regione. Ancora oggi, durante i tour, scegliamo di fermarci negli stessi hotel, anche nei giorni di pausa. Quando siamo da queste parti, cerchiamo di goderci i luoghi che ci ospitano, evitando il mordi e fuggi. Castel di Sangro, ad esempio, è una cittadina che amo, perché ci siamo sempre fermati lì per i day off. E poi, ovviamente, L’Aquila, Pescara… città ricche di storia e musica a cui sono molto legato.