Germini canta e racconta Vecchioni
17 Marzo 2022 Condividi

Germini canta e racconta Vecchioni

«Una canzone non sopporta l’insulto del tempo: il tempo lo ferma”, scrive Roberto Vecchioni in coda alla prefazione del libro che porta il suo nome, insieme al commento di alcuni tra i brani più significativi della sua discografia. E poi, poco più avanti: «Perché una canzone è il riflesso dell’anima e l’anima se ne frega del tempo. Non sa nemmeno cosa sia». Vecchioni parte da qui, da questo “pezzo chiuso” che fin dai tempi antichi si chiama canzone e ha raccolto in sé le emozioni intime e i racconti corali.

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Un “pezzo chiuso” che, a volte si apre, all’infinito. «Non è un’opera», spiega, «non è un film, non è un romanzo; somiglia più propriamente a un quadro o a un racconto breve. È un’annotazione, la fotografia di uno stato d’animo, un’urgenza descrittiva che ti pulsa dentro e non puoi fare a meno di liberare». Tutto questo è Canzoni (Bompiani, Overlook) un libro che ripropone alcune lezioni accademiche all’Università di Pavia, in un percorso portato avanti proprio dal cantautore nell’anno accademico 2016-2017 all’Università di Pavia. Vecchioni racconta i suoi brani e poi allarga lo sguardo, percorre la lunga strada che la canzone ha compiuto nei secoli, fino ad arrivare al Novecento, al cabaret, al Club Tenco, alle «canzoni d’urgenza» scritte per altri, allo «sgattaiolare tra i sentimenti comuni» che tante canzonette portano dentro di sé ma anche al fuoco dell’ispirazione che è fatica, ossessione, amorosa dedizione.
Ad accompagnare la voce del cantautore ci sono Massimo Germini e Paolo Jachia, docente di Semiotica proprio a Pavia. Entrambi hanno affiancato Vecchioni nel ciclo di lezioni e collaborato alla stesura finale del volume, con un commento originale che si sovrappone alle “sbobinature” delle lezioni. Un viaggio dentro i miti, gli inganni, gli amori di canzoni che abbiamo ascoltato con emozione impariamo a scorgere la poetica musicale e letteraria, il lavoro nell’ombra del poeta che anche quando il buio si fa fitto non rinuncia a trovare parole per cantare.

 

Proprio Germini, storico chitarrista di Vecchioni, presenterà il libro all’Aquila, sabato alle 18 nella “Galleria 99” (L’Aquila est – complesso Trony-Carrefour) in un appuntamento promosso da Maccarrone Libri e dall’associazione Il Cielo capovolto. Modera l’incontro lo scrittore Stefano Carnicelli. Germini, che sabato suonerà anche alcuni brani dal vivo, nasce a Milano nel 1962. È chitarrista, compositore, cultore della musica italiana d’autore e suonatore di strumenti etnici a corda. Ha lavorato (e lavora) con artisti come Grazia Di Michele, Rossana Casale, Giorgio Faletti, Kaballà, oltre naturalmente allo stesso Vecchioni. «Lavorare con Roberto», spiega, «mi dà molte soddisfazioni da un punto di vista professionale e chitarristico, perché il suo modo di cantare ti concede la possibilità di suonare in modo diverso».

Che rapporto ha con il cantautore milanese?
Con lui si crea un rapporto molto intenso e nasce un affiatamento che rende tutto magico e questa non è solo una considerazione mia, ma l’ho verificata anche con tutti quelli che lavorano o hanno lavorato con lui.

Quali sono le premesse di base di questo libro e questo percorso accademico?
In primo piano ci sono le canzoni di Roberto, i simboli inseriti, l’attenzione al mito ma anche la capacità di trascendere. Però l’intento è quello di restituire alla canzone d’autore italiana un valore unico, proprio grazie al processo di attenzione alla parola.

Di fatto, la canzone d’autore italiana contemporanea costituisce un elemento di continuità con la poesia del Novecento. non trova?

In un certo senso è proprio così.