Le Frasi di Osho nel tempio del senso comune
Cosa avrebbe detto realmente Osho, mistico e maestro spirituale indiano scomparso nel ’90, se avesse avuto tempo e modo di commentare i fatti salienti del momento, sfoggiando un’ironia improbabile in una altrettanto improbabile parlata in romanesco? Se lo chiede da tempo Federico Palmaroli, impiegato romano 48enne che è anche autore di una pagina satirica con numeri da capogiro: oltre un milione di like su Facebook, con post che contano centinaia di migliaia di interazioni anche su Instagram.
Cresciuto nel quartiere Monteverde, ha reso la sua pagina un vero fenomeno della comunicazione nell’era dei social. Sabato, alle 19, per un’iniziativa del Lions Club, Palmaroli sarà ospite della libreria Colacchi all’Aquila. All’incontro, moderato dal giornalista Alessandro De Angelis, vicedirettore di Huffington Post Italia, parteciperà Marianna Boero, docente di Semiotica all’università di Teramo. «Sarà una grande occasione», assicura il presidente del Lions Club, Massimiliano Laurini, «per ragionare su come fare comunicazione social in maniera leggera. Palmaroli, infatti, è riuscito a creare un modello di satira e ironia pungente. Un talento, quello di Palmaroli, che ha tratto origine dalla rete ma che addirittura è diventato oggetto di studi. L’incontro sarà un’occasione per riflettere sulla cronaca semiseria dell’attualità, in un momento di grande tensione e difficoltà sociale in cui alleggerire i messaggi può rappresentare una chiave di volta importante». Un incontro a tu per tu, dunque con «quello che ha portato Osho a Roma», come si legge nella bio del profilo Instagram di Palmaroli. L’ironia pungente che accompagna le didascalie delle foto d’attualità mette d’accordo tutti. Il punto di partenza è il buon senso della gente comune, anche a partire dalle espressioni idiomatiche. «La strada è ricca di espressioni, lamentele, frasi fatte che si ripetono», ha detto più volte Palmaroli. Il resto, lo fanno i film di Sordi e Verdone, icone della “Roma verace”.
Palmaroli, quando ha iniziato a fare satira sui social si sarebbe mai aspettato studi linguistici, stilistici o sociologici sulle sue vignette?
Personalmente non ho condotto particolari studi per portare avanti la pagina. Mi sono fidato del mio istinto creativo, cercando di aggiustare il tiro anche sulla base del tipo di interazioni con il pubblico. Ho imparato a conoscere la mia gente e capire quali corde toccare. È chiaro che chi fa ricerca su questi prodotti e meccanismi abbia, invece, un approccio più teoretico sui meccanismi di satira e ironia.
Satira e ironia che a volte non risparmiano argomenti delicati, come il Covid, l’Afghanistan e, più di recente, la crisi Ucraina. Non ha paura di toccare dei tasti scivolosi?
Dipende sempre da come si affrontano i singoli argomenti. Ovvio che se parliamo di Covid non andiamo certo a fare ironia sui lutti o sui drammi sanitari. Si può però usare leggerezza parlando di lockdown, balconi o altre restrizioni. In generale, quando una questione inizia a sparire dai tg e dalle prime pagine la sensibilità della gente cambia.
Va detto che l’approccio alla questione Russia-Ucraina è spesso ironico. lo stesso fatto che l’hashtag #terzaguerramondiale sia tra i trending topic dimostra che c’è una visione un po’ più distaccata in generale.
Personalmente sono ottimista. D’altra parte (scherza ndc) se la questione fosse veramente seria, non avrebbero mandato Luigi Di Maio a Kiev.
Cosa la lega all’Abruzzo?
Vari incontri a Pescara, al Festival Dannunziano, ma anche il Giardino Letterario a San Pietro della Ienca, dove ho vissuto un’atmosfera intima e familiare. All’Aqila ero anche stato alla kermesse “Sulle tracce del Drago”.