Oceans, la recensione su Mangialibri
Lisbona, gennaio 2019. La cover di Redemption Song che il duo sta eseguendo sul piccolo palco del pub non è delle migliori. E il cappello per le mance attira noccioline – come fosse un canestro – più che un piccolo obolo di incoraggiamento ai suonatori. Ma la canzone di Bob Marley è una di quelle che ti mette addosso la malinconia e a Simone ricorda quei mesi del 2016 a Swansea, piccola cittadina del Galles dove ha vissuto per un po’ di tempo, studiando e sbarcando il lunario con piccoli lavori.
Vent’anni e un corso di specializzazione in Creative Music Technology, la possibilità di suonare ogni tanto su un palco, qualche buona recensione e la compagnia di Christelle, biondina còrsa con la quale aveva una bella intesa, talmente bella da immaginarsi già un futuro assieme fino a quando… Beh, fino al momento in cui nel locale non è entrata lei, la ragazza dai lunghi capelli, occhi chiari, sorriso enigmatico.
Sono passati appena tre anni, ma da allora sembra ci sia un oceano temporale a separarlo da ciò che è oggi. Ma si sa, gli oceani sono fatti per essere attraversati, soprattutto vissuti, spesso in balìa di onde troppo grandi. E poi gli oceani temporali hanno correnti forti e Simone non può che farsi trascinare in un doloroso e inesorabile fluttuare all’indietro nel tempo, un fluire che lo conduce fino al vecchio cimitero di Oystermounth e poi al faro di Mubles, in una notte d’estate, mentre il tempo cambia velocemente e lei cammina a piedi nudi sulla spiaggia, indifferente ai suoi richiami…
Fabio Iuliano, oltre che docente di lingue straniere e collaborazioni con Ansa e “il Centro”, blogger, scrittore e molto altro, si definisce turista dello sport e della musica. Questo per dire che ha corso le maratone di New York, Londra e Berlino ma che è anche un musicista di alternative rock e fa parte del gruppo Rockin’1000 (ve li ricordate quelli della cover Learn to Fly eseguita per convincere i Foo Fighters a suonare a Cesena?). Oceans, in effetti, è impregnato di musica come le tavole di legno dei pavimenti di un vecchio pub lo sono di birra. La vita del giovane Simone è indissolubilmente legata alle canzoni che scrive per il gruppo e a quelle che ascolta nei locali o che ritornano nella sua esistenza così come le onde del mare tornano a infrangersi sulla spiaggia.
Oceans dei Pearl Jam e la storia di Israel Barrales, che avrebbe dovuto assistere al concerto della band americana e festeggiare così il suo compleanno ma che invece morì pochi giorni prima dell’evento, è una di queste. Una canzone che ora sembra la colonna sonora dei suoi ricordi: Resisti e reggiti alla fune. Le correnti cambieranno, spingendomi verso di te. So che qualcosa è rimasto. E che a noi è concesso di sognare di tornare a toccarci ancora una volta. Un romanzo breve che può sembrare dunque l’esegesi di una canzone criptica come quelle di Bob Dylan. Una sorta di spiegazione di un canzoniere molto intimo e personale, che il cantante si prende la libertà di raccontare magari sopra un palco per pochi intimi, in un fumoso pub della costa gallese, in una notte di tempesta.