Grignani: soffrendo alimento la mia creatività
“L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”. Pablo Picasso sapeva giocare con le parole, oltre che con i colori nel tentativo di dare un senso al suo lavoro e al suo percorso artistico. Quel senso che Gianluca Grignani ha cercato nell’arco della sua lunga carriera. Domani chiuderà il festival Emozioni in musica di Roseto con una tappa di “Residui di rock’n’roll” – Summer 2024”, il tour che ha preso il via in primavera e che lo sta portando in giro per l’Italia con performance caratterizzate da improvvisazioni e fuori programma. Appuntamento alle 21 allo Stadio Fonte dell’Olmo dove questa sera – stesso luogo e stessa ora – sarà la volta di Max Gazzè, preceduto dall’esibizione di Setak, metterà sul palco “Musicae Loci”, un progetto culturale legato al territorio abruzzese ed alla sua tradizione musicale; al suo fianco, un’eccellenza regionale come l’Orchestra Popolare del Saltarello. Il tour di Grignani prende il nome da un libro uscito quest’anno – il titolo completo è Residui di rock’n’roll. Diario sincero di un artista – che si propone come un Ritratto dell’artista da cucciolo di quelli che piacevano a Dylan Thomas.
Gianluca, il suo libro racconta la sua vita e la sua carriera. Qual è stato il momento più difficile da rivivere e raccontare? Il momento più difficile da rivivere è stato quando mi sono dovuto rendere conto che delle persone che ritenevo amici in realtà non lo erano, oltre a quando ho dovuto denunciare la molestia sessuale che ho vissuto da piccolo.
Ha parlato molto del suo rapporto con Lucio Dalla. Come ha influenzato la sua musica e la sua visione artistica? Lucio ha influenzato molto la mia visione artistica: ogni volta che l’ho incontrato per brevi attimi e, costantemente, da quando non c’è più.
Il tour Residui di Rock’n’Roll sta avendo successo. C’è una canzone che la emoziona particolarmente eseguire dal vivo? Mi emoziona molto suonare dal vivo. Non c’è una canzone in particolare, ma quelle in cui suono anche la chitarra sono quelle con cui mi riesco ad esprimere meglio e che sento di più anche emotivamente.
Come riesce a mantenere viva la sua creatività dopo tanti anni di carriera? Soffrendo.
Ha nuovi progetti musicali o letterari in cantiere? Tra poco uscirà il primo capitolo della trilogia Verde smeraldo, che si chiamerà Residui di Rock’n’Roll (come il libro e il tour), e a seguire, gli altri due. Non so se scriverò un altro libro, dipende da come andranno le cose, ma credo che me lo chiederanno visto che questo che è appena uscito sta andando molto bene! Sto lavorando anche ad altre cose, ma per ora non posso dire nulla.
Cosa si aspetta dal futuro della carriera e, più in generale, della musica rock in Italia? Mi aspetto che la finiscano di dire che sono l’ultima rock star del rock’n’roll! Mi fa sorridere quando dicono che il rock’n’roll non esiste più, ma poi mi chiedono di parlarne. Quindi mi aspetto che questa cosa si ampli e non avvenga più. E cosa mi aspetto per me? Mi aspetto che si realizzi quello che ho in testa, ovvero un progetto che sta nascendo giorno dopo giorno, è facile da vedere ma non è facile da comprendere. Però funziona.
Lo scorso anno, fu “costretto” da Enrico Melozzi e compagni a confrontarsi col dialetto abruzzese in occasione della Notte dei Serpenti. Come è andata? Mi è piaciuto molto quello che abbiamo fatto l’anno scorso e vorrei rifarlo, esplorando anche altri dialetti. Sicuramente quello che ho fatto in Abruzzo ha aperto una nuova strada.
Come è in generale il rapporto con Melozzi con cui ha lavorato anche a Sanremo? Io sono suo nonno e lui è mio nonno, non chiedetemi il perché. Lo so bacchettare e lui sa bacchettare me, riusciamo ad avere un equilibrio. Però io bacchetto di più lui, eh!