Bennato: penso a Rossini oggi e lo vedo coi Rolling Stones
15 Luglio 2024 Condividi

Bennato: penso a Rossini oggi e lo vedo coi Rolling Stones

“Ho sempre creduto che se Rossini fosse nato ai nostri tempi, sarebbe diventato uno dei Rolling Stones”. Se chiedi a uno come Edoardo Bennato di definire una linea di contatto tra la musica classica e la musica popolare c’è da aspettarsi una risposta di questo tipo. Tanto più quando si appresta a condividere il palco con i Solisti Aquilani. Si tratta di un “ritorno di fiamma” dopo le precedenti collaborazioni del 2018 e del 2019. Il concerto è in programma martedì 16 luglio alle 21.30, alla scalinata di San Bernardino per i Cantieri dell’Immaginario. Bennato è il Peter Pan del cantautorato nazionale ma anche l’architetto (si laureò al Politecnico di Milano), o l’artista fuori dagli schemi, anche politici, degli anni Settanta e Ottanta. Autore di brani entrati nella storia della musica italiana, ha spesso inserito nelle sue canzoni orchestre d’archi e riferimenti alla musica settecentesca (basti citare Dotti medici e sapienti o Tutti insieme lo denunciam, Un giorno credi o La fata). Un’accoppiata vincente, dunque, tra i successi di una vita del musicista napoletano e la magia esecutiva di una delle orchestre d’archi più titolate d’Italia che vede la direzione artistica di Maurizio Cocciolito.

Bennato, la sua carriera artistica è stata caratterizzata da una coerenza e una sperimentazione uniche. come riesce a bilanciare la tua identità di cantautore con quella di architetto e artista fuori dagli schemi?
Sin dalla prima ora c’è stata una complementarità tra le due funzioni: il cantautore utilizza l’architetto-urbanista e viceversa… l’uno supporta con le “canzonette” le idee dell’altro.

Ha inserito orchestre d’archi e riferimenti alla musica classica settecentesca in alcune sue canzoni, grazie alla collaborazione con orchestre come il Quartetto Flegreo, l’Orchestra Sinfonica Brutia, oltre naturalmente alla mitica Be Band e ai Solisti Aquilani. Qual è il segreto per creare un connubio tra musica popolare e classica in modo così efficace?
Penso a Rossini: trovo la sua musica davvero “rock”. Già nel primo album, Non farti cadere le braccia, ho utilizzato il mondo “rossiniano” prendendo spunto dalla orchestrazione di due dischi di Elton John che aveva arrangiato Paul Buckmaster, un violoncellista e compositore che tra l’altro aveva studiato anche al conservatorio di Napoli. Nelle mie playlist non manca mai qualche brano di Rossini.

In particolare, come è evoluta nel tempo la collaborazione con i solisti aquilani nel corso degli anni?
Trovo i Solisti eccezionali nella loro composizione orchestrale di circa 15 elementi, tutti archi, estremamente funzionali per dare corpo alle mie “canzonette “.

Qual è il messaggio che vuole trasmettere attraverso la musica? Come vede il ruolo dell’artista nel panorama musicale italiano di oggi, dove molte hit sono veramente “solo canzonette”?
Il messaggio che vorrei dare è quello di dare buone vibrazioni, uno scambio di emozioni tra il palco ed il pubblico che viene ai concerti. Noi suoniamo musica rock, non musica leggera che comunque ha un suo compito e lo assolve egregiamente…il rock è per definizione un tipo di musica che si nutre delle paranoie, schizofrenie che ci circondano, contro luoghi comuni, falsi moralismi o frasi fatte, nel perenne tentativo di andare in direzione ostinata e contraria.

Lei continua a solcare i palchi offrendo esibizioni energiche e esaltanti. Da dove prende energie e ispirazione?L’energia è dentro il rock e la voglia di avere ancora qualcosa da dire.

Cosa vuol dire nel 2024 cercare l’isola che non c’è in un paese dove in molti sembrano avervi già rinunciato?
“L’isola che non c’è” è una metafora sull’utopia ma credo che, allo stato in cui siamo, collettivamente, non possiamo più adagiarci nell’utopia…quest’isola dobbiamo per forza trovarla!

L’europeo degli azzurri ha dato poche occasioni, quest’anno, di far risuonare “Un’estate italiana”, l’inno di Moroder che lei ha portato al successo insieme a Gianna Nannini. Che idea si è fatto sull’avventura di un tecnico come Spalletti che solo poco tempo prima aveva fatto sognare Napoli?
Di Luciano Spalletti ho una grandissima stima, oltre ad un affetto personale di sincera amicizia. Sono certo che nel tempo porterà a casa degli ottimi risultati.

Ricordi, aneddoti che la legano all’Aquila e l’Abruzzo? Più che aneddoti posso dire che mi piacciono gli abruzzesi… gente tosta… poi mi piacciono Silone e D’Annunzio…

Intervista di Fabio Iuliano uscita anche sul Centro