De Amicis: torno all’Ariston entusiasta
Sessant’anni compiuti il 1° gennaio e oltre 700 chilometri da percorrere in giornata per raggiungere Sanremo. In auto, non di corsa, come nello spot che vede protagonisti Amadeus e Gianni Morandi. Anche quest’anno, Leonardo De Amicis ricopre il ruolo di direttore musicale del Festival.
Per lui è la quarta volta consecutiva, dall’edizione numero 70 del 2020. De Amicis torna dunque a dirigere l’Orchestra del Teatro Ariston e a fare da raccordo con gli altri direttori che si alternano a seconda delle canzoni in gara. Anche quest’anno sul podio transiteranno vari abruzzesi, a partire da Enrico Melozzi, tra le bacchette più apprezzate degli ultimi anni. Particolarmente attesa la sua collaborazione con Gianluca Grignani in “Quando ti manca il fiato”.
Nato a Corvaro, in provincia di Rieti, ma aquilano di formazione artistica, De Amicis ritrova in questa edizione di Sanremo anche quel Morandi che gli chiese di dirigere l’orchestra del suo programma. Si trattava di “C’era un ragazzo”, andato in onda su Rai 1 nel 1999. Da lì è partito tutto. Per la Rai ha realizzato le musiche dei programmi di Roberto Bolle “La mia danza libera” e “Danza con me”. Ha curato gli arrangiamenti e diretto l’orchestra per “Stasera pago io” con Fiorello (2001 e 2002). Ha poi lavorato con Carlo Conti, Raffaella Carrà, Vincenzo Salemme, Massimo Ranieri e Gigi D’Alessio. Dal 2009 al 2015 è stato direttore artistico di “Ti lascio una canzone” condotto da Antonella Clerici ed è stato direttore musicale di “The Voice of Italy”.
All’Aquila è apprezzato anche come direttore artistico delle ultime edizioni della Perdonanza Celestiniana e dei Cantieri dell’Immaginario. Il conto alla rovescia in vista di martedì 7, serata inaugurale di Sanremo 2023, è già iniziato.
De Amicis, come evolve il suo lavoro alla luce delle novità di questa 73ª edizione?
Tecnicamente, il mio compito è sempre lo stesso. La priorità resta legata alla composizione musicale dell’orchestra. In queste edizioni ho apportato varie modifiche perché è cambiato il modo di suonare, tutto si evolve e dunque deve cambiare anche il taglio dell’orchestra. Continuo a seguire tutta la parte musicale, dagli stacchi alle esibizioni di conduttori e ospiti. Cantautori e interpreti in gara invece hanno il loro direttore.
Un compito che si preannuncia stimolante, se si pensa a quello che è stato annunciato della seconda serata, ad esempio, quando Morandi si esibirà insieme a Massimo Ranieri e Al Bano.
Non ho tutte le scalette sottomano, ma i momenti con gli ospiti sono diversi e, a mio avviso, le scelte sono stimolanti. In generale, apprezzo la forza delle scelte di Amadeus, da sempre capace di accostare la tradizione della musica leggera con le nuove tendenze musicali. Di fatto, anche la nuova formula di gara, che prevede un’unica categoria, concede alle “nuove leve” la stessa visibilità dei big.
Una scelta anche di comunicazione, di questi giorni infatti la notizia relativa all’apertura di un canale ufficiale di Sanremo anche su Tik Tok. Giudica importante questa versatilità dei linguaggi?
Secondo me lo è. Ed è quello che ha portato al successo la direzione artistica di Amadeus. Del resto, tante scelte rendono giustizia ai gusti dei più giovani, così come ai trend del momento. Allo stesso tempo, i nomi che hanno fatto la storia di questa manifestazione non mancano.
Morandi ha condotto il Festival nel biennio 2011-12, edizioni che hanno registrato scelte musicali di tutto rispetto, assecondando anche i gusti di chi predilige arrangiamenti e sonorità alternative, ad esempio. La sua presenza quest’anno ha prodotto una qualche influenza sulle scelte portate avanti?
La vedo difficile. Anche perché Gianni non era direttore artistico di quelle edizioni, guidate invece da Gianmarco Mazzi, l’attuale sottosegretario alla Cultura.
di Fabio Iuliano – fonte: il Centro