Lucci e il Caffè nero ad Hammersmith
“Un grande romanzo di piacevole lettura e un concentrato di personaggi unici. Gabriele Lucci racconta il bisogno di far pace con le proprie radici, attraverso un ironico bilancio generazionale ricco di suspense. Riapre le ferite della protagonista e del rapporto irrisolto con il padre con il quale è costretta a confrontarsi, dimostrando l’importanza di fare i conti con il passato”.
Il giudizio di quella che per Lucci, saggista aquilano ed esperto di cinema, rappresenta la prima esperienza con un romanzo strutturato è affidato a Paolo Mieli, già direttore della Stampa e del Corriere della Sera. Parliamo di Caffè nero a Hammersmith (edizioni L’Atalante 2022). Fondatore con Vittorio Storaro (1992) dell’Accademia dell’Immagine dell’Aquila e con Luciano Tovoli (1981) del primo festival internazionale dei direttori della fotografia, Lucci è stato promotore del Sistema-Cinema dell’Aquila costituito dall’Istituto Cinematografico “La Lanterna Magica”, dall’Aquila Film Commission, dalla Cineteca, dalla Mediateca “Giovanni Tantillo” e dalla stessa Accademia. Per la Lanterna Magica, da lui fondata nel 1981 e di cui è stato direttore artistico fino al 1995, ha organizzato con il premio Oscar Garrett Brown il primo corso Europeo per operatori steadycam (1983).
Quella di Caffè nero a Hammersmith costituisce un’incursione narrativa rappresenta per Lucci un tributo all’arte del racconto inchiostro su carta. Una storia che attraversa tre generazioni, con dinamiche relazionali in cui è protagonista il rapporto tra padre e figlia: un lavoro stabile e i documenti in regola consentono a una ragazza di ottenere l’affidamento della sua bambina e sperare in un futuro migliore. Ma il viaggio per ricongiungersi con la piccola viene continuamente ostacolato proprio dal padre, ricomparso all’improvviso dopo anni di prigione per furto, e il cui unico interesse è rintracciare un vecchio bottino. L’indagine di un poliziotto complicherà ancor di più il corso degli eventi, specie se quest’ultimo mostrerà interesse per la giovane su più livelli. Ne viene fuori una storia “on the road” che si sviluppa su un percorso che dalla provincia di Bari (Altamura) si muove verso la provincia di Sondrio (Tirano). Un itinerario nello spazio e nel tempo che si ferma a San Benedetto del Tronto in un vortice che risucchia tutti i “soggetti smarriti” del romanzo. Un libro che, in ogni caso, “si legge tutto d’un fiato portando il lettore fino all’acme della storia”, sottolinea il giornalista Goffredo Palmerini, “quando tutto si risolve nella maniera più imprevedibile, quando la suspense cinematografica s’acuisce nel colpo di teatro”.
Lucci, una storia itinerante con dei precisi riferimenti geografici. a questi corrispondono altrettanti riferimenti biografici?
Non necessariamente. Certo, ci sono dei luoghi a cui sono legato, come il quartiere di Hammersmith a Londra che dà il titolo al libro. Nell’economia della vicenda raccontata, tuttavia, rappresenta più un ‘non-luogo’. Naturalmente, alcune località scelte non sono casuali.
E riguardo ai personaggi?
I personaggi sono quasi tutti frutto della mia fantasia. Al centro della storia c’è questo rapporto tra un padre e una figlia che si sente ricattata da un passato e che capisce che solo facendo i conti con questo passato può riuscire a guardare avanti. Per la figura del padre mi sono ispirato a un mio zio, un personaggio dedito al gioco e a una vita fatta di espedienti. Ma sempre fedele a sé stesso.
Tra le sue biografie e monografie, gli omaggi ai premi Oscar Nestor Almendros, Vittorio Storaro, Ennio Morricone e Dante Ferretti. relativamente recente la pubblicazione del libro biografia di un desiderio, in cui racconta l’esperienza della lanterna magica e della città dell’immagine. oggi si torna a parlare, anche a livello legislativo, di film commission in Abruzzo. cosa ne pensa, partendo proprio dalla sua esperienza?
Tutto è cominciato con un cineclub, da lì da quel piccolo nucleo originario, si è andato consolidando nel capoluogo un vero e proprio sistema cinema di cui L’Aquila Film Commission, struttura già esistente alla fine degli anni Novanta, era parte integrante. Stavamo creando un nuovo paradigma. Credo che se si riprende il discorso Film Commisssion regionale, si debba ripartire da qui.