Rocco Papaleo e il ricordo dell’Aquila prima e dopo il sisma
8 Agosto 2023 Condividi

Rocco Papaleo e il ricordo dell’Aquila prima e dopo il sisma

Occhiali dalle lenti scure e un taccuino aperto su un tavolino del cortile esterno dell’hotel Duca degli Abruzzi, Rocco Papaleo riceveva così i giornalisti che all’Aquila, la distribuzione del film di Stefano Chiantini, L’amore non basta, gli metteva in agenda, tra una ripresa e l’altra. Era il 2007 e la troupe stava inconsapevolmente filmando una sorta di testamento per il grande schermo di una città che non c’è più. Da lì a un paio d’anni, anche quell’hotel avrebbe fatto i conti con le ingiurie del sisma. A quel tavolino si parlava del film in corso, di progetti passati e futuri e del suo soggiorno in città. Attore, regista lucano con la musica nel sangue, Papaleo aveva scelto di vivere a pieno L’Aquila, per il possibile, uscendo tutte le sere che le riprese lo consentivano. “Andavo spesso aju Boss”, ricorda, “lì dove si passava una serata tra canzoni, bicchieri di vino e panini con la frittata. Avevo fatto amicizia con tanti studenti universitari e c’era anche quel professore (l’ispanista Antonio Ronci ndr) che aveva la chitarra e un repertorio da riempire intere serate”. I suoi racconti di allora, aperti su quel taccuino, avevano uno spirito compatibile a quello con cui è concepito Divertissement, lo spettacolo che domani porta sul palco di Atri, in Piazza Duchi d’Acquaviva, nell’ambito del cartellone estivo. Una scaletta che, come un diario, raccoglie pensieri e sembra sfogliarli a caso, tra annotazioni sospese e rime in attesa di essere completate, parole che aspettano di abbinarsi alle note e storielle divertenti che viene facile immaginare e ricordare, complici l’inconfondibile accento lucano e l’irriverente stile comico di uno degli attori più amati dal pubblico italiano di ogni età. Sul palco insieme all’artista, anche gli abruzzesi Arturo Valiante al pianoforte e melodica (originario del Teramano ma poi formatosi a Roma) e Guerino Rondolone al contrabbasso e ukulele.

Papaleo, la sua recente partecipazione ai Cantieri dell’Immaginario ha in qualche modo riportato alla mente i suoi giorni all’aquila durante le riprese del film di Chiantini. Che ricordo ha?
Ho vissuto molto intensamente questa città prima del terremoto. Nel 2007 girammo qui con Alessandro Haber e Giovanna Mezzogiorno e conservo un bellissimo ricordo di quei due mesi. Lavoravamo e frequentavamo locali che non ho trovato altrove. Io non vedevo l’ora di finire di girare per andare a mangiare il famoso panino con la frittata.

Pane e frittata che trovano spazio anche in uno dei racconti suo Diversissement; è forse un omaggio al Boss?
In realtà, è qualcosa più legato alla mia infanzia. Era lo spuntino che mia madre mi preparava, magari prima di una lunga camminata, perché magari al traguardo acquistava maggior gusto. Il vero sapore del panino, che poi ho ritrovato anche all’Aquila, era quello del ricordo. In quei panini del Boss c’era aria di casa.

Che effetto le ha fatto rivedere L’Aquila dopo il terremoto?
In realtà, non ho avuto molto tempo per girare nei giorni scorsi. Però ricordo di aver partecipato a un collegamento proprio dall’Aquila pochi giorni dopo la scossa, nel 2009. Fu un momento emozionante. D’altra parte, ho sempre avuto un buon rapporto con questa gente, forse perché lucani e abruzzesi non sono poi così diversi.

Lei ha sempre parlato di un approccio naif alla musica
La mia impronta cantautorale è quella, certo poi sono arrivati i film da regista come Basilicata coast to coast o collaborazioni importanti come con Rita Marcotulli e il “naif” si è un po’ perso, ma un po’ di ingenuità tra le dita la mantengo sempre.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro