Ute Lemper: “Canto Dylan servirebbe il suo pacifismo”
17 Luglio 2023 Condividi

Ute Lemper: “Canto Dylan servirebbe il suo pacifismo”

“Coi Solisti Aquilani sarà un esperimento interessante”. Per raggiungerla al telefono c’è da comporre un prefisso internazionale ma Ute Lemper risponde da un albergo di Vicenza, ospite di Elisabetta Sgarbi e della Milanesiana. Valigia pronta, però, e testa già in Abruzzo dove la attenderanno le prove in vista del concerto di domani sul palco dei Cantieri dell’Immaginario (ore 21.30). Il pubblico che raggiungerà San Bernardino avrà davanti una scaletta che si propone come un viaggio nel tempo, nelle intenzioni scandite dalle canzoni del suo ultimo album Time Traveler così come dall’autobiografia, uscita in tedesco con titolo analogo Die Zeitreisende.

Regina dei palcoscenici a livello internazionale, dividerà la scena con i Solisti diretti da Mario Corvini, nello spettacolo ‘From Berlin to Broadway”, in un concerto in cui ripercorrerà alcuni tra i passaggi più significativi della sua carriera. Ute Lemper ha lasciato il segno sul palcoscenico, così come sul piccolo e grande schermo registrando più di trenta dischi in quaranta anni. È stata universalmente elogiata per le sue interpretazioni di Berlin Cabaret Songs, le opere di Kurt Weill e Berthold Brecht e le Chansons di Marlene Dietrich, Edith Piaf, Jacques Brel, Léo Ferré, Jacques Prevert, Nino Rota, Astor Piazzolla. La scaletta del concerto, in parte, ripercorre i passaggi e omaggi pià significativi. Applauditissime le sue interpretazioni in musical e spettacoli teatrali a Broadway, a Parigi, Berlino e nel West End di Londra.

Accompagnata al pianoforte da Vana Gierig suonerà anche a Lamezia Terme (giovedì 20), Mola di Bari (venerdì 21), Lucera (sabato 22). “Sono abituata a lavorare con partiture sinfoniche”, ricorda, “ma qui si tratta di arrangiamenti per un’ensemble più piccola come quella dei Solisti”. La direzione artistica è affidata a Maurizio Cocciolito.

In scaletta c’è anche Blowin’ in the Wind, una scelta apparentemente insolita
“È una canzone contenuta nel mio omaggio a Marlene Dietrich con il progetto a lei dedicato. Quest’ultima aveva dimostrato il suo apprezzamento nei confronti della musica di Dylan cantando, nel 1963, una cover di Blowin’ in the Wind, il pezzo pacifista del cantautore che incontrava perfettamente il pensiero antimilitarista della cantante tra le sue tante barriere che ha dovuto affrontare, anche in relazione alla Guerra Fredda e al conflitto in Vietnam.

Come valuta la situazione attuale, anche alla luce della guerra russo-ucraina?
Sono profondamente delusa. Questo conflitto sembra aver riportato l’umanità pericolosamente indietro. Dovremmo fare fronte comune contro il cambiamento climatico, anziché lasciarci trascinare in pericolosi conflitti tra superpotenze, con la minaccia del nucleare che incombe.

A proposito della Dietrich, a cui lei ha reso omaggio anche al Tatro dei Marsi di Avezzano, quanto resta della sua eredità nella sua opera?
La sua esperienza di vita mi ha segnato e sono felice di portarla in giro anche con spettacoli come quello che lo scorso anno ha fatto tappa in Abruzzo. Per me è stato molto significativo averla raggiunta al telefono nel 1988. In quella occasione parlammo della sua vita, fatta di magia e tormento, fino al rapporto profondamente controverso con la Germania. La trovai profondamente malinconica e amareggiata. In quegli anni si trovava in una situazione difficile, costretta a rimanere lontana dalla sua patria per motivi politici. Nonostante avesse svolto un ruolo significativo nel proteggere e sostenere molte persone, le era stato impedito di rientrare nel suo Paese.

Nella sua carriera è profondo il legame con la letteratura. Quali dinamiche assume il rapporto con la sua musica?
Fino a quando ho lavorato a Broadway e nei grandi cabaret mi sono sentita come un ingranaggio di una macchina perfetta. Poi ho iniziato a lavorare su progetti miei, lasciandomi guidare dalle mie personali suggestioni ed esperienze personali, lasciandomi portare dalle mie letture. Così ho iniziato a lavorare su testi di Brecht, Weimar, Paul Celan fino a Neruda, Bukowski e Coelho. Anche per dare ai miei progetti una dimensione spirituale che sono felice di portare all’Aquila, nella scalinata davanti alla basilica di San Bernardino.

di Fabio Iuliano – fonte Ansa / il Centro