Il sisma, la musica e le geometrie del ricordo
6 Aprile 2022 Condividi

Il sisma, la musica e le geometrie del ricordo

Il dolore, le geometrie del ricordo, la luce tra le crepe e i suoni delle ragioni per guardare avanti. Un’atmosfera intima e soffusa ad accompagnare l’incontro con gli studenti dell’Istituto Da Vinci-Colecchi dell’Aquila a 13 anni dopo la scossa del sei aprile 2009 che provocò 309 vittime. Tra loro anche Claudia Spaziani, 46 anni, e la piccola Fabrizia, rispettivamente madre e sorella di Federico Vittorini, musicista e specialista in Filosofia. Aquilano 27 anni, Vittorini è stato protagonista di un confronto con la scuola, moderato da Fabio Iuliano.

A fare gli onori di casa, la dirigente Elisabetta Di Stefano e la docente Valeria Valeri. Tanti gli spunti di riflessione proposti con profondità, ma anche con leggerezza, in una lezione sulla memoria e sul valore del ricordo e sul senso del futuro. “Indirizzare il ricordo nel lutto fine a se stesso è sbagliato, bisogna trasformarlo in qualcosa di utile”, ha detto Vittorini. “Piangere e basta non dà senso nemmeno al dolore. Bisogna ricordare bene, ricordare con gioia e maturità e far sì che quello che è accaduto non accada più. Ad esempio”, ha aggiunto il giovane, “noi ragazzi qui apprezziamo l’apertura di 5 metri in centro o di un locale come non accade altrove. La musica è stata la migliore terapia di questi anni”.

Un messaggio quest’ultimo che ha cercato di veicolare anche attraverso i social network. “Tredici anni sono tantissimi. Tredici anni sono pochissimi”, si è trovato a scrivere, qualche ora prima della fiaccolata dell’anniversario del sisma. “Forse amo così tanto la musica perché quello che mi resta è soltanto cercare di ricomporre il suono della vostra risata (riferito ai suoi affetti che non ci sono più) attraverso un’infinità di melodie. Quello che mi resta è immaginare”.

A proposito del Parco della Memoria, dove quest’anno per la prima volta è arrivato il corteo della notte del 5 aprile, Federico Vittorini ha condiviso un pensiero al ricordo delle difficoltà che ne hanno accompagnato la costruzione “Ogni monumento ricorda qualcosa spesso di brutto ma deve essere vissuto con gioia. Dopo due anni di ricordo dentro casa, di non condivisione, ieri è stato molto bello. Fare comunità è costruttivo”. E ancora, pensando ai nuovi luoghi di aggregazione post sisma “In questi anni ci siamo dedicati più ai sorrisi che alle lacrime. Piazza Chiarino ci ha accolto con dolcezza, c’è sempre una bella luce”. Una classe della sede Colecchi, in rappresentanza dell’intero istituto, ha presenziato alla manifestazione che si è tenuta nel Parco della Memoria e un’altra ha partecipato alla commemorazione al monumento in memoria delle vittime della scuola del sisma 2009.