L’Aquila, 12 anni di dolore e 309 rintocchi
Il ronzio del drone affronta il silenzio della notte, in attesa dei rintocchi in ricordo delle vittime del sisma. Un silenzio fatto di preghiere, ricordi e atomi di cemento accompagnati dal flusso d’acqua che scorre dalle fontanelle da un lato e dall’altro di piazza Duomo. Alle 21 in punto, ecco il fascio di luce che il drone è chiamato a catturare: sei grossi fari, raggiungono le nuvole all’istante. L’Aquila entra ufficialmente nel suo dodicesimo anniversario. Un’altra notte che sembra non debba finire mai, anche se ora c’è il coprifuoco a disegnarne i confini.
RITO VIRTUALE. Un altro anniversario declinato in un tempo sospeso, con migliaia di persone a guardare la piazza illuminata, ma solo attraverso gli schermi e le piattaforme digitali. Le restrizioni anti-Covid hanno tenuto a casa i più anche quest’anno. I pochi presenti, per lo più addetti ai lavori, si stringono in silenzio in attesa dei rintocchi, appunto. Uno, due, tre, quarantacinque, centoventisei, trecentonove. La sequenza dura circa venti minuti. Francesca Di Nino, prima donna “effettiva” professionista nei vigili del fuoco, si prepara ad accendere il braciere posto davanti a Santa Maria del Suffragio. All’ultimo rintocco è raggiunta dal prefetto Cinzia Torraco, dal sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e dal primo cittadino di Cugnoli, Lanfranco Chiola, in rappresentanza dei Comuni del cratere sismico. Nel tardo pomeriggio, hanno tutti partecipato alla celebrazione liturgica del ricordo, proprio nella basilica, rendendo anche omaggio alle lapidi delle vittime del terremoto nella Cappella della Memoria situata all’interno della chiesa.
SILENZIO E RICORDO. Quello stesso luogo dove trovano spazio, nero su bianco, tutti e 309 nomi. Da ieri, con l’aiuto dei vigili del fuoco, i nomi sono affissi in uno striscione bianco che sovrasta il vialetto che dalla villa Comunale dà su piazzale Paoli. Da un’altra parte del centro, le tre croci della Passione, rimaste su davanti al sagrato della basilica di San Bernardino. I sacri legni incrociano le gru dei cantieri più vicini, nell’ottica di chi guarda da terra. «È difficile arrampicarsi in Paradiso quando si è inchiodati sulla croce». Dodici anni, il dolore intatto, i ricordi che iniziano a svanire. «Spesso si cade nella morsa del tempo incapace di ridare qualcosa indietro, maestro nell’incenerire i ricordi più nascosti, e di conseguenza i punti cardine delle storie vissute», scrive Federico Vittorini che nel sisma perse madre e sorella. «Ma il tempo non può e non deve cancellare tutto, perché quel tutto mi scorre nelle vene ogni giorno, è il mio sangue, e forse bisogna cercare solamente in modo più accurato un dettaglio, e basta poco per far sì che chiudendo gli occhi si possa tornare indietro di tanti anni, e respirare, e sentirsi meglio, anche solo per un istante. Se il tempo vuole ingannarci», continua, «noi proviamo a ingannare lui, anche se spesso partiamo in svantaggio, perché siamo pieni di catene che ci impediscono di sentirci liberi di ricordare davvero. Sì, perché a volte anche ricordare fa paura».
LE SFIDE DEL PRESENTE. Guardare indietro, ma anche guardare avanti, nelle parole del sindaco Biondi, a margine della liturgia: «Ancora una volta, dopo il 6 aprile di 12 anni fa, oggi dobbiamo fare ricorso alla nostra forza interiore di gente di montagna. Dobbiamo reimparare a vivere nella normalità. Il dolore non ferisce soltanto ma stimola le nostre risorse più profonde per affrontarlo e viverlo all’altezza di una dignità umana che la storia continua a riscattare tra le pieghe di avvenimenti carichi di orrori ma anche di successi e rinascita».
IL PROGRAMMA DI OGGI. Stamani, alle 10.30, sindaco, prefetto e arcivescovo parteciperanno alla cerimonia commemorativa organizzata all’interno della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza alla presenza del comandante della Scuola, generale di divisione Cristiano Zaccagnini. Alle 12, Biondi, il prefetto, l’arcivescovo, il presidente della Regione, Marco Marsilio, il presidente del consiglio comunale dell’Aquila, Roberto Tinari, un rappresentante dei Comitati dei familiari delle vittime e il sindaco di Villa Sant’Angelo, Domenico Nardis, in rappresentanza dei Comuni del cratere, si ritroveranno davanti al sito della Casa dello Studente, in via XX Settembre, ancora una volta nel segno del ricordo e dell’omaggio. Per l’intera giornata è stato proclamato il lutto cittadino. È stata disposta l’esposizione a mezz’asta delle bandiere situate sugli edifici delle amministrazioni pubbliche.
di Fabio Iuliano – fonte: il Centro
Lumini alle finestre, così nelle abitazioni splende la speranza
«Questa notte sarà una lunga notte… il silenzio farà da padrone a questo dolore che mai passerà… al dolore della nostra anima… le macerie di quella notte sono oggi le macerie del mio cuore…». La professoressa Manuela Ferrini affida alla sua bacheca una riflessione personale che accompagna la foto di sei lumini accesi sul davanzale di una finestra. Ha accolto così l’invito del sindaco Pierluigi Biondi e dei familiari delle vittime ad accendere una “luce di speranza” dentro casa. Un appello raccolto da moltissimi e in particolare dai rappresentanti del coordinamento nazionale “Noi non dimentichiamo”, una rete che raccoglie in tutta Italia diciotto tra associazioni e comitati di familiari delle vittime di alcune tra le principali tragedie avvenute nel Paese negli ultimi anni.
In tanti, aquilani e non, hanno scelto di modificare temporaneamente l’immagine di profilo Facebook aggiungendo una cornice con scritto “Accendi la tua luce, 6 aprile. L’Aquila abbraccia l’Italia”, con una grafica realizzata e condivisa dall’amministrazione comunale. Molto altro, purtroppo, non si è potuto fare. Le migliaia di fiaccole che riempivano via XX Settembre sono rimaste inutilizzate per il secondo anno di fila. Nonostante le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, il comitato dei familiari delle vittime del sisma intende comunque organizzare un momento concreto di condivisione. A partire da oggi, L’Aquila tornerà ad essere in zona arancione.
Di qui la possibilità di raggiungere l’area antistante il Parco della memoria, in piazzale Paoli. Lì c’è un telo bianco con i nomi delle vittime. «Chi vorrà», è stato proposto, «potrà lasciare viole o primule che verranno messe poi a dimora». Ieri sera qualche lumino è stato posto a ridosso del piazzale, lì dove bandiere, foto e scritte ricordano alcune vittime. Come Vasileios Koufolias, giovane greco iscritto al corso di laurea in Ingegneria meccanica. Le lacrime e la disperazione di sua madre inconfondibili nelle fiaccolate degli anni scorsi. Da due anni, quell’angolo è rimasto avvolto in un silenzio ancora più straziante. (fab.i.)