Ticket to Ride, pt.2: l’incontro
La parola che guida il viaggio della seconda puntata di Ticket To Ride è “l’incontro” e, lungo la strada, la musica è quella di Taro di Alt-J, di Gipsy di Suzanne Vega ed, infine, di Lacio Drom dei Litfiba. Il primo brano è ispirato alla storia di Gerta Pohorylle, un’ebrea tedesca di 24 anni, e di André Friedmann, un fotografo di 20 anni scappato dall’Ungheria di Miklós Horthy. Il loro amore nasce a Parigi nel 1934 dove entrambi sono esuli per motivi politici. Lei lo salva dall’alcolismo, lui dalla sua vita avventurosa iniziandola alla fotografia. A colpi di scatti con la Leica alla mano, un po’ per sfida, un po’ per opportunità, inventano il personaggio Robert Capa, un fantomatico celebre fotografo di guerra americano giunto a Parigi per lavorare in Europa. Grazie a questo curioso espediente, la coppia si fa notare subito nel panorama mondiale della fotografia e guadagna parecchi soldi.
All’alba del 26 luglio del 1937, la giovane vita di Gerta si spegne per le ferite riportate durante un incidente mentre stava svolgendo il suo lavoro di reporter di guerra durante la guerra civile spagnola. Per Friedmann l’unico modo per sopravvivere a questo dolore è continuare a fare il suo mestiere, mantenendo il nome di Robert Capa. Morirà a 44 anni in Indocina nel 1954 quando salta su una mina. Taro (canzone dedicata alla coppia) degli Alt-J è l’esaltazione e la parabola dell’amore infinito e più puro, che non ha limiti, nemmeno la guerra, nemmeno la morte. Gerda Taro è tutt’oggi oggetto di interesse storico per il suo ruolo di giovanissima donna contro-corrente, rivoluzionaria militante sino al sacrificio massimo e protagonista della storia della fotografia e della resistenza al fascismo. A questa storia è dedicato il romanzo “La ragazza con la Leica” (Premio Strega nel 2018).
“Così – nelle parole di Helena Janeczek – era finita Gerda Taro, per non aver voluto abbandonare il fronte quando non c’era più nessuna speranza, ed era rimasta ferita a morte come tanti altri, in una strada polverosa; lasciò nelle sue foto testimonianza dell’enorme delitto che era stata la guerra. Aveva dedicato la sua splendida vita a un degno compito, a una giusta causa persa”.
Gli incontri fuggevoli ti segnano quanto quelli duraturi, non si è gli stessi una volta che qualcuno ha poggiato gli occhi su di noi perché ci ha riconosciuto, quando, come canta Suzanne Vega in Gipsy “We strangers know each other now as a part of the whole design” e, consapevoli o meno, diventiamo parti di un tutto che molto probabilmente esisteva prima di noi.
Gli incontri avvengono nei luoghi più impensati, strade di terra o di mare, come ci ricorderà la breve parentesi dedicata ad Alessandro Baricco, l’importante è avere sempre in tasca un augurio di buon cammino. Per questo la puntata si conclude sulle note di Lacio Drom dei Litfiba che significa, appunto, “Buon Viaggio” in lingua romanes (l’idioma del popolo Rom).
Il brano ci parla, appunto, di un viaggio immaginario, come se si volesse andare alla ricerca di un posto che, concretamente, non si sa dove sia: forse luoghi periferici, zone di confine che, inevitabilmente, diventano anche i luoghi dell’indistinto e della coincidenza degli opposti, il luogo migliore per fare incontri.