r(E)sistere: ventitreesima puntata
11 Maggio 2020 Condividi

r(E)sistere: ventitreesima puntata

Nessuno sa quale sarà esattamente la fase 2 della musica, quali gli orientamenti dell’industria discografica e, soprattutto, le forme delle esibizioni live.

Difficile, se non impossibile al momento, prevedere scenari, spingendo l’immaginazione ad andare oltre piccole esibizioni all’aperto o in spazi protetti – con barriere in plexiglass quasi ad accentuare la dimensione “distopica” di questo tempo – oppure improbabili allestimenti drive in come quelli immaginati nel nord Europa.

Ma se sul futuro c’è confusione, ben più nitida è la visione del presente per professionisti che hanno fatto della musica una ragione di vivere.

Tra questi, c’è sicuramente Gianni De Berardinis, pescarese trapiantato a Milano, conduttore radiofonico e televisivo, un personaggio influente nella comunicazione musicale.

Mi è capitato di fare con lui una chiacchierata per un’intervista pubblicata in questi giorni dal quotidiano il Centro (qui).

Classe 1955, ha iniziato negli anni Settanta a declinare il suo amore per la West-Coast e la musica californiana (di qui il soprannome Gianni California) in piccole emittenti come Radio 7G7 e la neonata Radio Luna nel primo studio di piazza Salotto.

La sua carriera lo ha poi portato ai microfoni di Radio Montecarlo, Radio 24, Radio 2, R101, Rtl 102,5 con importanti parentesi televisive.

Oggi lavora a Milano per le frequenze di Radio Inblu – Tv Sat 2000.

Ha realizzato interviste esclusive con nomi del calibro di David Bowie, David Gilmour, Robert Plant, B.B. King, Manhattan Transfer, Frank Sinatra, Neil Young, Rem, e ha composto brani musicali con gente come Shel Shapiro, Kaballà, Claudio Guidetti, Massimo Bubola.

Nel 2019 è stato premiato come “Miglior voce radiofonica”.

Tre anni fa è arrivato anche l’esordio discografico da solista, Priceless lanciato come un atto d’amore «frutto di una passione e non di una necessità» (qui).

Per lui r(E)sistere è sostenere il pianeta musica con coraggio e contenuti.

«Se smettiamo di crederci, siamo in cattive mani», spiega.

Questo è il suo modo di r(E)sistere