r(E)sistere: diciannovesima puntata
Ricordate Mr Magoo?
No, no, il locale cult dell’Aquila pre-sisma non c’entra niente.
Oddio, magari anche quello, almeno nell’ispirazione e nel nome.
Mi riferisco a Mr Magoo, il ricco pensionato, basso, calvo e molto miope, caratteristica, quest’ultima, fondamentale nel caratterizzare il personaggio e alla base degli eventi che lo vedono protagonista, in genere senza che si renda mai conto dei pericoli che corre, dai quali scampa ogni volta incolume grazie a eventi fortuiti.
Ecco, questa è una forma di ottimismo inconsapevole.
Ma in un momento come questo in cui l’ottimismo è una scelta, una forma di difesa, una forma di lotta per dirla con le parole di Jovanotti, la storia di Antonio Tresca potrebbe esserci di aiuto.
Lo conosco dalle elementari, eravamo compagni di classe, lui quattr’occhi mezzo naso e a volte anche una benda.
Però se devo pensare a un compagno sempre col sorriso penso a lui.
Antonio Tresca, che poi ho sempre chiamato Antonello, è aquilano ma ha vissuto per molti anni sulle Dolomiti.
«Ho lavorato a Selva di Val Gardena, a Livigno, a Bormio, sui ghiacciai dello Stelvio. Ho insegnato snowboard al nord, dove impari a vivere e a lavorare per 12 mesi, poi il richiamo della mia montagna è stato troppo forte e sono tornato sul Gran Sasso. Con 4 amici al bar mi sono ritrovato a condividere un progetto, tirando dentro dei professionisti della montagna. Il mio grande cruccio era vedere il Gran Sasso ostaggio della burocrazia».
Non solo, Antonello sulle Dolomiti ha imparato anche a fare cocktail, specie quelli a base di vermut.
E col tempo, all’Aquila, anche il suo Vermuttino è diventato un modo di r(E)sistere.
Anche ora che c’è da trovare un modo alternativo per andare avanti aspettando il nuovo via libera.
Nel frattempo, c’è sempre il modo per mettere su delle buone playlist, come quelle che animano il format vermut e vinili.