#Iorestoacasa – ma è veramente giusto così?
«Come da ordinanza del presidente del Consiglio, si invita e si consiglia la gente a rimanere in casa». Il contenuto del messaggio è lecito e sacrosanto, ma i toni e il tipo di registrazione sull’altoparlante ricordano un po’ quel celeberrimo “Donne è arrivato l’arrotino”.
Anche qui, anche all’Aquila, al secondo mese di isolamento. Un’iniziativa che inizialmente era veicolata dalle forze di protezione civile, specie nelle frazioni ovest e nei paesi del circondario (Sassa, Pizzoli o altri borghi dell’Alta Valle dell’Aterno) e che poteva avere un senso, in quanto non tutti avevano compreso le restrizioni introdotte dai vari Dpcm.
Un’iniziativa che ora, a quanto pare, ha trovato delle “imitazioni” da parte di alcuni utenti privati che si prendono la briga di divulgare il verbo a prescindere dal fatto di avere l’effettiva autorità per farlo. Un’attività, infatti, che è già stata segnalata alle autorità competenti come “disturbo alla quiete pubblica”.
Diversi, infatti, i residenti di quartieri periferici come Pettino o Cansatessa ad aver riportato non senza disappunto il passaggio di un’auto con messaggio registrato negli altoparlanti. «Sotto casa è appena passata una macchina con un simpatico audio registrato che mi invita a stare a casa», scrive Sara Bulma Occhiuzzi, «cioè ma già abbiamo i messaggi alla tv, ora devono anche disturbare a colazione?».
Sui social, c’è chi commenta, ironicamente: «Ora manca solo che trasmettano Good Morning Vietnam». Un dibattito che è legato anche all’odio sulla rete verso chi, pur nel rispetto delle regole, si concede il “lusso” di una passeggiata o una corsa nei pressi dell’abitazione. «Il runner solitario», scrive Sara D’Alia, aquilana che vive in Francia da qualche anno, «non mette a rischio la salute fisica dei cittadini, ma mette in discussione il valore salvifico della loro presunta moralità: “se io sto in casa a soffrire, perché non lo fa anche lui?”».
Una deriva di intolleranza che rischia di avere strascichi, al punto che c’è chi arriva a segnalare contatti social per delle foto all’aperto postate, senza neanche interrogarsi se siano state scattate in un periodo precedente a quello attuale. «Purtroppo», valuta Pietro Baldoni, imprenditore immobiliare, «ci si lascia facilmente contagiare da informazione tossica che alimenta paura. Nessuno sta dicendo che bisogna abbassare la guardia, ma la vita sedentaria comporta rischi».
di Fabio Iuliano – fonte: il Centro