Quei pazzi delle maratone casalinghe
Il primo è stato Pan Shancu, corridore amatoriale cinese, che il 3 febbraio scorso, quando da noi l’emergenza Covid-19 era una lontana ipotesi, era già recluso nel suo piccolo appartamento di Hangzhou, vicino a Shanghai. Nella stanza dove esercita la professione di massaggiatore ha cominciato a correre in tondo, intorno ai due lettini, e si è fermato dopo 6 ore e 41 minuti: 66 chilometri in totale. Naturalmente ha immortalato la sua impresa in un video che è diventato “virale” (è il caso di dirlo).
«Correre è come una dipendenza – ha spiegato – se non corri per un po’, ti prudono i piedi». Esaltato dal successo, Shancu ha poi postato un altro video in cui corre sul posto in bagno, ma la trama del sequel, come spesso accade, non è stata all’altezza del primo episodio. La sua impresa ha comunque ispirato altri runner, con gli italiani in prima fila. Fabio Iuliano, insegnante e giornalista dell’Aquila, ha corso una maratona nel cortile di casa, poco più di 600 giri intorno al palazzo.
«Mi ero preparato per la Maratona di Roma che poi è saltata. Ho visto il maratoneta cinese e mi sono detto che la cosa aveva un senso, e andava rifatta». Ha impiegato 5 ore e 52′, «tempo indecoroso, ma al chilometro 27 ho trovato il muro e ho rallentato».
A ogni giro, passando davanti alla porta di casa, la tentazione di mollare era fortissima. Ma ha resistito «anche grazie alla musica: 12 playlist, cominciando con i Pearl Jam». Iuliano aveva già corso a New York e completato la 100 km del Passatore, ma questa sarà un’impresa che pochi potranno (o vorranno) eguagliare. Prossimo obiettivo «la maratona di Berlino a fine estate, se saremo rinati».
“Solo” una mezza maratona, invece, per Fabrizio Draghi da Novafeltria (Rimini), che l’ha corsa sul terrazzo di casa, completando 840 giri. Il sito Altarimini.it l’ha raccontata con tanto di video e immagini dei familiari che lo festeggiano al traguardo. Il tempo (3 ore e 50 minuti) fa temere per le condizioni finali delle ginocchia.Ora si attendono altre imprese su spazi sempre più stretti e sacrificati.
Del resto molti hanno ricordato che Nelson Mandela, nei 27 anni trascorsi in prigione, corse sempre un’ora al giorno sul posto, per mantenersi in forma. Il futuro presidente del Sudafrica era un ottimo atleta, da giovane aveva praticato il pugilato e visse poi fino a 95 anni. «Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione», disse. Correre nella cella di isolamento era per lui una forma di meditazione: teneva in forma il corpo e portava lontana la mente, in un mondo futuro che all’epoca pochi osavano immaginare».