L’Aquila nelle newtown 10 anni dopo / 5
20 Gennaio 2020 Condividi

L’Aquila nelle newtown 10 anni dopo / 5

«Da qui, messere, si domina la valle». Si può dirla con le parole dell’Ariosto, assortite con la musica del Banco del mutuo soccorso: ben definiscono la vista che si gode dalle palazzine alte del Progetto Case di Camarda. Un altro complesso, all’ombra di un Gran Sasso quanto mai affascinante, specie in una giornata di sole. Cinque palazzine, per un totale di 120 appartamenti pensati per ospitare circa 400 persone.

TRASLOCO-BIS. Ovviamente, nell’undicesimo anno di vita di questo complesso, ben adagiato su una collinetta circondata da monti, due piastre sarebbero sufficienti a ospitare tutti i residenti. Anche qui, si parla di svuotamento rapido. Già si pensa a trasferire gli occupanti nelle palazzine in basso, a oggi le più abitate. In giro, comunque, gente si vede ancora, anche perché il complesso dei Map, circoscritto da via Cima Giovanni Paolo II, e dalle vie dedicate agli alpinisti Riccardo Nardis e Piermichele Vizioli, è proprio lì accanto. Tra i passanti ci si fanno domande sulla recente tragedia che ha colpito Luca Pulsoni, maresciallo della Guardia di Finanza in servizio a Vibo Valentia colpito a morte da una fucilata durante una battuta di caccia. La sua famiglia era originaria di Camarda, ma da tempo si erano trasferiti altrove.

«Ce lo ricordiamo da ragazzo», commentano alcuni: una donna, in particolare, che prima del sisma viveva in paese. In molti, come lei, avevano case tra i vicoli del borgo che si trova proprio di fronte. Strade segnate dal sisma. Il 6 aprile, Camarda (600) abitanti non fece notizia più di tanto: per fortuna non ci furono vittime. Tuttavia, i danni al paese sono stati importanti, a partire dalla torre del Castello seriamente danneggiata, così come tante case costruite a grappolo, in parte su delle grotte.

VITE SOSPESE. Nei primi anni dell’emergenza sisma ci aveva pensato Antonio Scipioni, con l’associazione “Il Treo”, a preservare la memoria storica del paese, con un punto informativo allestito nel cuore del parco. «Per noi», sottolinea una residente mentre stende i panni su un balcone del Progetto Case, «essere qui è un privilegio perché ci hanno dotato di un’abitazione tutto sommato dignitosa a due passi dalla vecchia casa. Naturalmente, non possono dire la stessa cosa le persone che, specie all’inizio, sono state sistemate qui dall’algoritmo e magari, prima del 2009, vivevano all’Aquila Ovest o a Montereale». In questo complesso, non si segnalano particolari problematiche, fatta eccezione per la possibilità di utilizzare dei punti di irrigazione o fontane, come aveva chiesto più volte la musicista aquilana Anna Barile, durante il periodo di residenza.

DISTANZE E DISAGI. Altra questione, quella legata ai trasporti pubblici, progressivamente potenziati dall’Ama. Vivere in città è un’altra cosa, lo sanno bene i ragazzi del rugby o dell’Aquila calcio ospiti a più riprese di questo complesso. Qualcuno è scappato a gambe levate. «Noi qui stiamo bene», rimarca invece Fabrizio Di Marco, 64 anni, anche lui un passato, un presente e un futuro nel mondo del calcio dilettantistico locale. «Non si è neanche particolarmente distanti dal centro abitato». Discorso a parte va fatto per la manutenzione, così come per la comunicazione con l’ufficio della delegazione, aperto una sola volta a settimana, quando le cose vanno bene. «Sono venuti a falciare l’erba alla fine della scorsa estate e poche settimane fa, con la stagione fredda già bene avanzata», spiega Donato Scipioni, residente del complesso Map e presidente dell’associazione onlus Insieme per Camarda. «Questo è solo per fare un esempio di quanto sia difficile concertare anche piccoli interventi. Talvolta abbiamo dovuto provvedere noi stessi alla sostituzione di lampadine oppure piccole infrastrutture, in attesa di tempi migliori». E questo, nonostante quote condominiali piuttosto elevate. Ma l’aspetto che più interessa i residenti di questa zona è legato essenzialmente al futuro di queste palazzine, che resta al momento un’incognita.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro

GIANNA NANNINI E LE AMICHE PER CAMARDA

Ha festeggiato 10 anni la scorsa estate l’associazione Onlus “Insieme per Camarda”, uno dei punti di riferimento per la frazione sin dalle primissime settimane dell’emergenza sisma. Una realtà che a lungo ha fatto riferimento al Progetto Case, anche attraverso l’utilizzo della tenda amica, concepita all’interno delle new-town come occasione di socializzazione.

L’attività dell’associazione, negli anni, ha portato alla costruzione proprio del Centro polifunzionale della frazione che, inaugurato il 31 maggio 2017, oggi porta lo stesso nome della Onlus. Realizzato grazie a donazioni provenienti dall’Italia e dall’estero, il finanziamento della struttura ha visto anche l’attiva partecipazione delle cantanti Gianna Nannini, Fiorella Mannoia e Laura Pausini, che hanno offerto parte del ricavato del concerto di “Amiche per l’Abruzzo”, allo stadio Meazza di Milano nel giugno 2009. Per la prima volta un numero così ampio di musiciste pop si esibì insieme. Gli artisti, i musicisti, lo staff tecnico e organizzativo e gli operai addetti al palco contribuirono senza alcuna retribuzione. Per l’occasione, Nannini, con la collaborazione della scrittrice Isabella Santacroce, scrisse un brano inedito, Donna d’Onna, eseguito durante l’esibizione.

Significativi, poi per l’associazione, sono stati anche i contributi finanziari delle comunità italiane in Svizzera e Canada. La onlus ha quindi promosso l’inserimento della chiesa di Santa Maria di Valleverde nel progetto “Cento Chiese per Natale”, con lo scopo di riaprire al culto cento chiese del cratere per la messa di Natale 2009. Un protocollo operativo nato grazie all’accordo sul recupero del patrimonio culturale ed ecclesiastico siglato tra il ministero per i Beni culturali, la Conferenza episcopale italiana (Cei) e il dipartimento della Protezione civile. Numerosi gli incontri e i dibattiti sulla ricostruzione privata e pubblica promossi e sostenuti dall’associazione.

Tutti i volontari dell’associazione si sono impegnati nel campo del sociale con attività di sostegno agli anziani fornendo loro servizi gratuiti di trasporto, sia in quello della solidarietà promuovendo e sostenendo raccolte fondi per il sisma di Haiti, per l’alluvione in Sardegna e il sisma di Amatrice. Alcune iniziative sono state portate avanti insieme alle associazioni culturali “Il Treo” e “San Pietro della Jenca”. Un’ulteriore proposta di solidarietà, ha visto una raccolta fondi portati personalmente in Madagascar dall’allora presidente Gianluca De Cecchis, al fine di contribuire alla sistemazione di una struttura di post-degenza per bambini. Alla guida dell’associazione c’è ora Donato Scipioni, residente dei Map della frazione, realizzati accanto al Progetto Case. (fab.i.)

Fonte: il Centro

AGGREGAZIONE NELLA NUOVA STRUTTURA

È comparsa proprio non appena completato l’insediamento abitativo del “Progetto Case”. Una struttura conosciuta in molte delle 19 new-town come “Tenda amica”, punto di ritrovo e socializzazione che inizialmente, nella frazione di Camarda, è stato gestito dalla Caritas Lombardia. Non appena conclusa la missione dei volontari Caritas a Camarda, la struttura, inizialmente destinata a essere rimossa, grazie all’impegno congiunto dell’associazione onlus “Insieme per Camarda” e dell’associazione culturale “Il Treo” ha potuto invece continuare la sua funzione sociale grazie alle attività organizzate dalle due associazioni che ne hanno sostenuto e gestito i costi.
È anche grazie a questa esperienza che queste realtà associative hanno appreso cosa significa gestire un centro di aggregazione. Ancora oggi, il gruppo “Insieme per Camarda” cerca di mettere a disposizione di tutti la propria esperienza, sempre aperta a ogni forma di collaborazione. La “Tenda Amica” è stata, per così dire, un embrione di quello che oggi rappresenta il Centro polifunzionale per il borgo.

Ultimata la costruzione del Centro, la gestione della “Tenda amica” è stata lasciata al gruppo alpini locale. In altre occasioni, queste strutture sono state utilizzate per attività di protezione civile, anche come aree di prima accoglienza alternative a quelle individuate dal piano di gestione di un evento critico.

Un’esperienza, quella della “Tenda amica”, di cui ha parlato Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno e già ausiliare all’Aquila nel post-sisma. «Le abbiamo chiamate “tende amiche” perché sono semplici luoghi dove ci s’incontra, ci si conosce e insieme si cammina diventando appunti amici», scrive in “Nulla andrà perduto: il mio grido di speranza per l’Italia”.

«E devo dire che sono risultate veramente “amiche”, tende dove persone che prima non si conoscevano hanno legato le loro esistenze, creando comunità. Che gioia per un pastore vederle stracolme di gente per la celebrazione domenicale. E subito dopo, nello stesso spazio, consumarvi insieme il pranzo e, a seguire, assistere a uno spettacolo preparato da gruppi di animazione. Riprende la vita e, a piccoli passi si ritesse la speranza». (fab.i.)