La Muti all’Aquila nel ricordo del sisma
La copertina fucsia dello smartphone lascia intravedere l’icona della diretta di Instagram. Naike Rivelli si diverte a inquadrare sua madre e i giornalisti che, non senza un po’ di timore reverenziale, le rivolgono domande. Dietro c’è il logo dell’Aquila Film Festival, appoggiato su un angolo della stanza del direttore del conservatorio Casella, Claudio Di Massimantonio chiamato a fare gli onori di casa. D’altra parte, la presenza della madrina della 23esima edizione della rassegna è qualcosa che non passa inosservato: parliamo di Ornella Muti, 64 anni, una delle icone del cinema italiano, con oltre 100 pellicole all’attivo.
«Per me questo non è un festival qualsiasi», sottolinea, «sono legata alla città da una sensibilità particolare che nasce proprio alla luce di una tragedia come quella che ha colpito L’Aquila dieci anni fa. E poi magari è facile che nei piccoli festival si mettano in evidenza lavori di qualità perché qui siamo al di fuori di dinamiche e interessi particolari che possono condizionare le grandi kermesse».
Proprio il discorso di prevenzione sismica tiene banco, con un vivace scambio di battute tra madre e figlia a beneficio dei tanti follower del canale Instagram di quest’ultima. Naike, accompagnata dal regista Carlo Roberti, filmmaker dell’undeground romano, peraltro di origini aquilane, è autrice di un cortometraggio sul tema della sicurezza in caso di terremoto o altre catastrofi naturali, proiettato in anteprima assoluta proprio ieri sera nella Paper Concert Hall del conservatorio.
«Inutile dire quanto sia importante costruire in sicurezza», spiega l’attrice romana. «Noi abitiamo in Piemonte e, poco prima della tragedia, siamo passate sul ponte Morandi. In tutta la Penisola, non solo nelle aree colpite dal terremoto, è fondamentale non abbassare mai la guardia». Spazio poi alla retrospettiva dedicata a Ornella Muti, con l’intervista del critico cinematografico Piercesare Stagni, bravo a delineare i tratti salienti di una carriera ricca di grandi successi e collaborazioni. L’esordio nel cinema avvenne nel 1969: a soli 14 anni, Ornella Muti fu scelta da Damiano Damiani come protagonista del suo film La moglie più bella, ispirato alla vicenda di Franca Viola, di Alcamo in Sicilia, che fu la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore.
Fu proprio Damiani a imporle il nome d’arte al posto di Francesca Romana Rivelli, anche perché esisteva già un’attrice con il suo stesso cognome, Luisa Rivelli. Questa pellicola, con le musiche di Ennio Morricone, ha chiuso la mini-retrospettiva dell’Aquila Film Festival dedicata alla Muti. Nella selezione del Festival ci sono anche altri film: Stasera a casa di Alice di Carlo Verdone, Tutta colpa del Paradiso di Francesco Nuti. Forse, però, l’incontro professionalmente più significativo avvenne nel 1974, anno in cui girò Romanzo popolare di Mario Monicelli. Tra le altre collaborazioni ricordiamo quelle con Woody Allen, Alain Delon, Michel Piccoli, Gerard Depardieu, Dino Risi, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Paolo Virzì ed Ettore Scola.
Stasera appuntamento conclusivo con l’attore Giuseppe Ragone e della giornalista Germana D’Orazio. Interverranno anche i registi vincitori dell’Aquila Film Festival e saranno proiettati i cortometraggi vincitori e clip dei migliori film del concorso. La competizione dei lungometraggi vede sei film inediti in Italia: Hogar, Prima che il gallo canti, L’Adieu à la nuit, The dive, Verdict e Partenonas. Sono 27 i cortometraggi in concorso provenienti da Italia, Francia, Spagna, Germania, Norvegia, Danimarca, Israele, Hong Kon (Cina), Corea del Sud e Argentina.
La giuria tecnica, composta dal regista Stefano Chiantini, dalla docente Ornella Calvarese e dal giornalista Fabio Iuliano, assegna il premio al miglior film, mentre L’Accademia di belle arti, rappresentata dal docente Marcello Gallucci, premia il miglior cortometraggio sperimentale. Infine, la sede dell’Aquila del Centro sperimentale di cinematografia, attraverso gli studenti Elia Miccichè, Luca Mondellini e Simone Rosito, assegnerà il titolo di miglior corto documentaristico. Gli spettatori, inoltre, possono intervenire come giuria popolare per assegnare i premi del pubblico.