‘Ndrangheta. C’è chi dice no, il coraggio di Giacinto
7 Aprile 2017 Condividi

‘Ndrangheta. C’è chi dice no, il coraggio di Giacinto

C’è chi dice no. E lo fa anche quando questa scelta significa mettere a rischio ogni equilibrio e ogni certezza in un sistema in cui molti non riescono a fare a meno di omologarsi. C’è chi dice no, e riesce a farlo anche vivendo a Petilia Policastro, il paese di Lea Garofalo, donna-coraggio vittima della mafia. Trentatré anni, imprenditore agricolo e sindacalista, Giacinto Berardi riesce ancora a dire no a qualsiasi tentativo di ingerenza da parte della criminalità organizzata nei confronti della sua attività economica.

Il giovane imprenditore ha raccontato l’iter, non privo di difficoltà, che ha percorso prima di vedere la sua azienda nascere e la soddisfazione nel vedere che anche in piccolo le cose possono iniziare a cambiare. Berardi ha spiegato l ‘importanza di progettare e cooperare per un futuro migliore e riferendosi soprattutto alla lavorazione e al commercio delle castagne, prodotto principale della sua azienda, insieme all’olio.

Un percorso non privo di intimidazioni da parte delle famiglie che in zona detengono il cosiddetto potere sottotraccia. “A volte subiamo delle minacce o azioni violente”, ha sottolineato Berardi, “come quando, nel 2002, mio padre si trovò tagliate 20 piante d’ulivo per aver detto dei ‘no’ a testa alta. Altre volte, cercano di corromperci, anche solo invitandoci a collaborare con loro”.

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E non è facile evitare di omologarsi, specie quando si ha a che fare con dinamiche di mercato in cui bisogna trovare acquirenti nella zona. “Ma noi non abbiamo paura”, ha rimarcato il giovane imprenditore, “gli ulivi tagliati hanno rincominciato a fare frutto mentre chi ha provato a spezzarli è in carcere”.

di Luigi Del Conte, Cristian Curto, Riccardo Berardini, Mattia Villa, Besim Abdulahi

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