Cooperazione tra Israele e l’Abruzzo per l’utilizzo del territorio
Dopo aver assistito gli studenti israeliani presenti all’Aquila nei giorni della tragedia del sisma e aver realizzato a Lucoli un frutteto della memoria, il Keren Kayemeth Leisrael (Kkl), la più antica organizzazione ecologica del mondo, torna a visitare il capoluogo per promuovere progetti di sviluppo ecosostenibili in tutta la regione.
Il presidente del ramo italiano dell’organizzazione Raffaele Sassun è stato ricevuto all’Emiciclo e alla Sala operativa regionale della Protezione civile per un confronto su come sfruttare al meglio le potenzialità del suolo di quella che è riconosciuta come la regione più verde d’Europa.
Alle sue spalle, il Kkl ha l’esperienza di oltre un secolo: ha bonificato paludi e piantato più di 200 milioni di alberi solo in Israele.
Ha livellato il terreno per la costruzione di infrastrutture e case, ha aperto strade e costruito bacini idrici per la conservazione dell’acqua piovana, ha fatto indietreggiare il deserto creando spazio per i residenti. Il Kkl ha costruito dighe e bacini idrici, ma soprattutto ha sviluppato tecnologie per il riciclo dell’acqua ad uso agricolo e industriale. Un’esperienza raccontata attraverso le installazioni dell’Expo con cui l’organizzazione ha collaborato sin dai primi tempi.
«Forse», ha spiegato il presidente del consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio nel ricevere Sassun, «il padiglione israeliano è quello che interpreta al meglio lo spirito dell’Expo, specie nelle sfide volte a strappare spazi al deserto per trasformarli in terreni coltivabili, fonte di cibo e benessere».
Laureato in Ingegneria al Technion, Istituto tecnologico d’Israele, e dirigente di una società informatica, Sassun ha parlato dell’esperienza di varie famiglie a ridosso della Striscia di Gaza che nel giro di qualche anno hanno reso abitabile e coltivabile un pezzo di terreno altrimenti ostile. Alle nostre latitudini, le sfide sono diverse.
Si lavora con il rischio idrogeologico, in un’ottica che vede la nostra regione compiere scelte ben precise in favore della prevenzione. Il nuovo orientamento dei fondi Por-Fesr 2014-2020 destina ben 25 milioni di euro per far fronte al dissesto idrogeologico. Altra sfida importante è quella collegata alla divulgazione di progetti di produzione di energia alternativa.
«È solo il primo di una serie di incontri che porteremo avanti cercando come interlocutori gli imprenditori della zona», ha spiegato Raffaele Sassun. «Siamo felici di aver creato le premesse per realizzare qualcosa di importante in questa terra che porta ancora tutti i segni del sisma. Siamo orgogliosi di aver costituito un legame attraverso dei progetti tangibili come la realizzazione, a Lucoli, del Frutteto per le vittime del sisma. Abbiamo voluto diffondere, così, un messaggio di speranza per un futuro migliore, senza però dimenticare di tramandare un sistema di valori antichi, quelli legati alla natura e alla terra, che consentiva di sopravvivere al meglio sul territorio».